ROMA – Nessuna emergenza, nessun allarme. Sebbene ci siano dei segnali che non andrebbero trascurati dalle autorità sanitarie mondiali. Il punto sul ceppo africano dell’influenza aviaria (l’H5N1) lo fa la virologa Ilaria Capua, che da trent’anni monitora il virus. Intervistata dal Corriere della Sera, ha infatti spiegato: “Il salto di specie è già avvenuto”.
I bovini infettati
La ricerca italiana che da anni lavora negli Stati Uniti non nasconde lo stupore per quanto avvenuto nel corso del 2024, con il virus che ha infettato i bovini texani.
“Questo ci ha lasciati di stucco, perché un virus, per infettare un certo animale o una persona ha bisogno di recettori ‘giusti’ dove attaccarsi – ha detto al giornale di via Solferino – E noi credevamo che i bovini non avessero i recettori giusti, ovvero gli alpha-2-3; invece, si è scoperto che i bovini nella mammella hanno questi recettori e così l’infezione è iniziata in Texas nei bovini”.
Contagi umani
A creare apprensione ci sono i contagi umani: i due casi di un agricoltore statunitense e di una teenager canadese hanno segnato un punto di svolta, perché dimostrano la mutazione del virus.
“Finora – spiega Capua al Corriere – non ci sono stati casi di trasmissione da uomo a uomo. Però di virus ce n’è così tanto in circolazione… Adesso, paradossalmente, ci troviamo in una situazione in cui una delle democrazie più avanzate del mondo si è fatta scappare di mano un problema che ci darà un sacco di filo da torcere”.
“L’allarmismo non va mai bene”
La virologa italiana, tuttavia, resta prudente sui possibili sviluppi. “Essere allarmisti non va mai bene – dice nell’intervista – Purtroppo, quello che avrebbe dovuto essere fatto, cioè bloccare la circolazione nei bovini, non è stato fatto. Nell’ultimo anno e mezzo, a causa dell’influenza aviaria sono stati abbattuti 500 milioni di volatili. Ma non è stata abbattuta nemmeno una mucca”.
“Ad oggi – continua Capua – il rischio che una persona si infetti direttamente da una mucca, o raccattando un uccello selvatico, resta effettivamente basso. Ma H5N1 potrebbe o trasformarsi in un virus che si trasmette in maniera più efficace da uomo a uomo, oppure riassortirsi geneticamente, perché così fanno i virus influenzali”.
La situazione in Italia
La situazione in Italia. “Al momento – rassicura al Corriere – possiamo stare tranquilli”. E lo afferma perché “il virus specifico del bovino non è stato trovato né negli uccelli selvatici (diciamo che è presente un suo “prozio”), né nelle mucche e neppure nell’uomo”.
In ogni caso “per i virus influenzali – spiega Capua – la tecnologia dei vaccini esiste da decenni, fortunatamente. Non partiamo da zero, come è successo invece con il Covid. Si sta lavorando su vaccini sia convenzionali sia innovativi, e sugli antivirali. Quindi abbiamo degli strumenti”.