Di Matteo e il processo Trattativa | "Punto d'inizio per nuove indagini" - Live Sicilia

Di Matteo e il processo Trattativa | “Punto d’inizio per nuove indagini”

Il pm: "Serve un pentito di Stato". Poi l'attacco ad Anm e Csm: "Non ci hanno difeso".

La sentenza di Palermo
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PALERMO – “Abbiamo sempre creduto nella doverosità di questo processo e nella fondatezza della nostra tesi. Abbiamo sempre avuto la consapevolezza di avere fatto emergere dei fatti, avvenuti tra il 1991 e il 1994, che prima non erano mai emersi”. Queste le prime parole espresse da Nino Di Matteo nell’intervista a ‘Mezz’ora in più’, su Rai 3, a due giorni dalla sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia. “Ora – ha aggiunto il pm – attendiamo le motivazioni, ma intanto c’è un punto fermo: nel momento in cui la mafia faceva sette stragi, tra il ’92 e il ’93, c’era qualcuno all’interno dello Stato che trattava con la mafia e che trasmetteva all’interno del governo le richieste dei mafiosi per fermare la strategia stragista”.

Secondo il magistrato che ha rappresentato l’accusa al processo di Palermo, la sentenza di venerdì “rappresenta un accertamento giudiziario che può anche essere un punto di partenza per ulteriori indagini sulle stragi che probabilmente non furono opera solo di uomini di Cosa nostra”. E tornando sugli attacchi subiti da più parti nel corso del processo, Di Matteo ha affermato: “Ci hanno accusato di essere addirittura dei giudici eversivi e mentre arrivavano queste accuse attorno a noi abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere è stato zitto. A partire dall’Anm e il Csm”.

E nel merito del processo: “I carabinieri che hanno trattato sono stati incoraggiati da qualcuno. Noi non riteniamo che il livello politico non fosse a conoscenza di quel che accadeva. Ci vorrebbe ‘un pentito di Stato’, uno delle istituzioni che faccia chiarezza e disegni in modo ancora più completo cosa avvenne negli anni delle stragi”. Il pm che ha guidato l’accusa definisce “precisa” la sentenza emessa venerdì perché ritiene che Dell’Utri “abbia fatto da cinghia di trasmissione nella minaccia mafiosa al governo anche nel periodo successivo all’avvento alla Presidenza del Consiglio di Berlusconi”. Un passaggio del dispositivo letto dal presidente della Corte Alfredo Montalto che secondo Di Matteo rappresenta “un elemento di novità”: c’era una sentenza definitiva “che condannava Dell’Utri per il suo ruolo di tramite tra la mafia e Berlusconi fino al ’92 e ora questo verdetto – ha specificato il magistrato – sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato dall’ex senatore tra Cosa nostra e Berlusconi”.

Una battuta anche sulla partecipazione a Sum02#, il convegno sull’Italia organizzato dall’associazione di Gianroberto Casaleggio, figlio del fondatore del M5s: “Non mi devo difendere da niente – le parole di Di Matteo -, ho partecipato ad Ivrea intervenendo ad un dibattito sulla questione giustizia. Sarei andato ovunque mi avessero invitato altri partiti. Non ho nulla da vergognarmi della stima che mi è stata manifestata da alcuni esponenti del Movimento cinque stelle, così come da esponenti di altri partiti o movimenti. Il resto è bagarre politica”. Il magistrato, infine, ha dribblato la domanda sulle voci che lo vorrebbero vicino all’impegno in prima persona in politica: “Non mi piace parlare di situazioni che non abbiano qualcosa di concreto”.

E nel tardo pomeriggio arriva la risposta dell’Anm a Di Matteo: “L’Associazione Nazionale Magistrati ha sempre difeso dagli attacchi l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati”, dice il presidente Francesco Minisci. “Lo ha fatto – prosegue – a favore dei colleghi di Palermo e continuerà sempre a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziarie”.

*Aggiornamento ore 16.42
“Spiace che il dottor Di Matteo rappresenti all’opinione pubblica una realtà riduttiva rispetto a quella effettiva. Con la sentenza che ha condannato Dell’Utri per il periodo precedente al 1992 ne è stata pronunciata anche una di assoluzione piena per i fatti successivi a quell’anno che riguardavano tutta la stagione politica e i rapporti tra Dell’Utri, la mafia, Berlusconi e Forza Italia. Rapporti che sono stati assolutamente esclusi”. E’ la replica dell’avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Marcello Dell’Utri alle dichiarazioni rese dal pm alla trasmissione “1/2 ora in più”. Dell’Utri è stato condannato a 12 anni per minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo sulla cosiddetta trattativa. “Tale sentenza – ha aggiunto il legale alludendo alla parte del verdetto che ha assolto l’ex senatore dalle accuse di concorso esterno per il periodo successivo al ’92 – è ormai definitiva, mentre quella emessa dalla Corte d’assise sulla cosiddetta trattativa è ancora di primo grado”.


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