CATANIA. E’ stato condannato a 2 anni, con sospensione della pena subordinata al pagamento della provvisionale, Salvatore Saraceno, imputato per l’omicidio colposo del 23enne giarrese Daniele Samperisi. L’uomo, che nel luglio del 2012 investì e uccise a San Pietro Clarenza il giovane allievo della scuola di polizia penitenziaria, non potrà inoltre guidare per tre anni. Il giudice del tribunale di Catania Giuseppina Montuori ha infatti disposto anche il ritiro della patente di guida. La provvisionale è stata quantificata nella somma complessiva di 330mila euro, 60mila ciascuno per il padre, la madre e il fratello della vittima, e 30mila a testa per gli altri cinque familiari, tutti costituitisi parte civile. Il giudice ha riconosciuto il concorso di colpa, attribuendo il 60% delle responsabilità all’imputato e il restante 40% al 23enne.
LA PERIZIA. E’ sulla velocità, quella di percorrenza della moto guidata da Daniele Samperisi e sul limite consentito lungo la via Siracusa, teatro dell’incidente, che si scontrano principalmente le perizie dei consulenti di parte. Difformità talmente evidenti da spingere il giudice a conferire un incarico peritale per sciogliere ogni dubbio. L’ingegnere Gaetano Centamore nella sua relazione chiarisce i punti di dissidio. Si tratta di una strada extraurbana in cui la velocità massima consentita è 90 km/h. Per il consulente del tribunale nel momento della frenata la moto viaggiava alla velocità di 120 km/h. L’impatto con l’automobile, in movimento secondo il perito, sarebbe avvenuto a 101 km/h.
L’ACCUSA. Sarebbe stata la condotta imprudente e negligente dell’imputato, secondo il pubblico ministero, a causare l’impatto fatale. Lo scontro, in seguito al quale la vittima fece un volo di 11 metri, dopo essere stata sbalzata dalla moto, causò lesioni encefaliche gravissime che, dopo una settimana, determinarono il decesso di Daniele Samperisi. Impossibile per l’accusa evitare l’impatto con quell’auto che il giovane trova improvvisamente sulla propria corsia, in posizione obliqua. Anche se la motocicletta avesse viaggiato entro i limiti consentiti in quella strada, 90 km/h, l’impatto, prosegue il pm, non si sarebbe potuto evitare. Gli esiti dell’istruttoria e la relazione del consulente dell’accusa, che trova riscontro nella perizia del giudice, dimostrerebbero inequivocabilmente, per il pubblico ministero, che a causare l’incidente sarebbe stata la condotta di Salvatore Saraceno. Chiesta così una condanna a 2 anni, previa concessione delle attenuanti generiche visto lo stato di incensuratezza dell’imputato.
PARTE CIVILE. Anche per il legale di parte civile Enzo Iofrida non ci sarebbero dubbi sulle responsabilità dell’imputato nella morte del 23enne. Tre i dati certi che sarebbero emersi nel corso dell’istruttoria dibattimentale: Salvatore Saraceno non avrebbe dovuto trovarsi lì dov’era, aveva la patente ritirata e non avrebbe quindi dovuto trovarsi alla guida e occupava la corsia di marcia in cui viaggiava la moto di Daniele Samperisi. Tre elementi certi che da soli, secondo Iofrida, basterebbero per una condanna. Ma per il legale ci sarebbe un aspetto in più. L’imputato non avrebbe occupato la corsia opposta alla propria per problemi alla vettura ma per gettare la spazzatura. Un’azione sconsiderata costata la vita al giovane centauro. Oltre alla condanna, il legale ha chiesto anche la provvisionale.
LA DIFESA. Richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste per Luca Andolina, difensore di fiducia di Salvatore Saraceno. Per il legale non ci sarebbe stata alcuna violazione delle regole cautelari da parte del proprio assistito, sicuramente contromano ma non in movimento, né in una posizione tale da invadere la linea di mezzeria. Le regole cautelari, invece, per la difesa sarebbero state violate dal giovane centauro che viaggiava ad una velocità eccessiva e che non aveva allacciato il casco che indossava. Per questo, in subordine, chiesta la valutazione del concorso di colpa, con sospensione condizionale della pena. Stesse valutazioni per Enza Germanò, legale della compagnia assicurativa Unipol Sai, responsabile civile.
LE REAZIONI. “Mi ritengo soddisfatto della decisione del giudice – dichiara Enzo Iofrida, avvocato di parte civile – che ha accolto tutte le nostre richieste. Attendiamo però di conoscere le motivazioni della sentenza per comprendere sulla base di quali elementi sia stato ritenuto un concorso di colpa”. Si dice pronto a ricorrere in appello il difensore di fiducia di Salvatore Saraceno. “Prendiamo atto della sentenza – dice Luca Andolina – e attendiamo le motivazioni in vista della predisposizione dei motivi di appello”.