PALERMO – “Condannate Pietro Sclafani a quattro anni”. È la richiesta di pena del pm Renza Cescon al processo che vede imputato l’uomo che nel maggio del 2014 travolse e uccise Tania Valguarnera in via Libertà, a Palermo. L’accusa è omicidio colposo. Le analisi smentirono i primi accertamenti e per il panettiere sotto processo davanti al gup Daniela Vascellaro è caduta l’aggravante per il consumo di stupefacenti che, in caso di condanna, avrebbe reso più pesante la pena.
Le analisi ematiche eseguite subito dopo l’impatto mortale fecero venire a galla la presenza nel sangue di Sclafani di un mix micidiale di “cannabinoidi, metadone, oppiacei e anfetamine/ecstasy”. “Mai fumato, mai bevuto alcol, mai consumato droghe”, si era difeso l’imputato. I successivi esami delle urine avevano, invece, escluso il consumo di droghe. È solo una questione di metabolizzazione – avevano sostenuto i perirti – ci vuole tempo prima che gli stupefacenti passino dal sangue urine.
Gli accertamenti sul sangue avevano fatto emergere un cosiddetto “falso positivo”. La vita di Tania fu spezzata a soli 29 anni, travolta da un furgoncino mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali per andare a lavoro.