Antonella Monastra è, dei quattro candidati alle primarie del centrosinistra, la più “indipendente”. Si definisce una donna per le donne e ha girato la città in queste settimane forte della sua esperienza decennale a Sala delle Lapidi, in rappresentanza di una sinistra che giudica “fuori dal coro e dalle logiche dell’attuale apparato politico”. E punta il dito contro la scarsa sobrietà di questa campagna elettorale e le spese pazze su cui invoca maggiore trasparenza.
Perché gli elettori del centrosinistra dovrebbero votarla?
“Il motivo è semplice: io sono un candidato fuori dal coro e dalle logiche dell’attuale apparato politico, sono una donna a favore delle donne e soprattutto sono una persona con esperienza decennale nell’impegno politico e sociale. Basti pensare al sostegno ed alla fiducia che mi sta dando anche l’assessore all’Area metropolitana del comune di Milano, Daniela Benelli, esponente dell’attuale Giunta Pisapia che riconosce in me un vero punto di svolta per la città di Palermo”.
Come giudica il clima “velenoso” che si è respirato in questi giorni?
“In verità penso che il confronto politico contenga al proprio interno un inasprirsi dei toni, anche perché è insito nelle primarie il confronto tra fisionomie differenti con storie differenti. Per questo mi sembra che i giorni passati siano stati vissuti in modo un po’ troppo drammatico. Quello che fa storia a sé, però, sono le cadute di stile dei candidati”.
A cosa allude?
“Da quando è iniziata la campagna elettorale, ho chiesto a tutti gli altri candidati di rendere pubblici, giorno per giorno, i resoconti delle spese stanziate proprio per le rispettive campagne. Eppure, non ho mai ricevuto alcuna risposta. In questo senso, questa mi pare un’evidente caduta di stile. Io per prima, quotidianamente, ho aggiornato le spese ed i finanziamenti per la mia campagna chiudendo il totale con una somma di poco superiore ai 10mila euro che avevo previsto. Al di là di tutto, credo che questo sia stato un atto dovuto nei confronti della cittadinanza: la politica prima di tutto deve abbattere i propri costi ed essere trasparente”.
Quindi continua a credere nelle primarie come strumento di partecipazione?
“Assolutamente sì. Spesso è mancata quella che è la parola chiave della mia campagna: la sobrietà. Ma nonostante tutto le primarie rimangono un importante strumento di partecipazione popolare alla vita politica e rappresentativa”.
Anche se si dovesse profilare un forte rischio di inquinamento del voto?
“Purtroppo, per come sono state organizzate, queste votazioni includono un altissimo rischio di contaminazione, soprattutto perché non è stato previsto alcun sistema di controllo. O si pensava prima ad un sistema più ‘chiuso’ o si accetta il rischio concreto di un voto contaminato. L’unica cosa che posso dire è che il comitato organizzativo delle primarie, nella sua totalità, non ha scelto la commissione di garanzia. C’è chi, tacitamente, ha avuto una maggiore capacità decisionale rispetto ad un candidato indipendente come me”.
Qualora dovesse vincere, quali sarebbero i pilastri portanti della sua campagna elettorale?
“Sicuramente la partecipazione e la presenza delle donne nella vita pubblica. Certamente questi sarebbero soltanto due dei concetti chiave della mia proposta. Quello che voglio per Palermo è il rilancio della città con il risanamento dei conti, con l’utilizzo dei fondi europei dell’Obiettivo Convergenza che a breve scadrà e con la rivisitazione completa del sistema delle partecipate creando un’unica, grande azienda pubblica. Voglio inoltre aumentare la coesione sociale di questa città, il ricorso alla differenziazione dei rifiuti con forme di incentivazione alle famiglie e voglio che il mondo del lavoro si apra ai giovani palermitani”.
Se potesse fare un ultimo appello agli elettori, cosa direbbe loro?
“Liberate il voto per cambiare Palermo”.