"Io ho salvato la Sicilia | Stipendi? Tanti gli ipocriti all'Ars" - Live Sicilia

“Io ho salvato la Sicilia | Stipendi? Tanti gli ipocriti all’Ars”

Intervista al presidente della Regione Crocetta: "L'accordo col governo è una semplice transazione utile alle nostre finanze. Qualcuno è triste perché il tentativo di golpe è stato smentito dai fatti. Adesso è il momento di lavorare a una Finanziaria che sia di tutti".

L'intervista a Crocetta
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PALERMO – “Non ho venduto la Sicila. Semmai, chi finora ha sperato in un ‘colpo di Stato’ nei miei confronti è meglio che si metta il cuore in pace”. La nottata è passata. Il giudizio di parifica, tutto sommato, ha allontanato i riferimenti a default e fallimenti. E adesso, il presidente della Regione Rosario Crocetta gioca a fare l’ecumenico. “E’ il momento di metterci a lavorare. Tutti insieme”.

Tutti insieme, presidente? A dire il vero i deputati vogliono che lei vada in Assemblea a spiegare se davvero ha venduto la Sicilia a Roma, rinunciando ai contenziosi con lo Stato in cambio di mezzo miliardo di euro.

“Questa storia è solo una bufala. Noi non abbiamo rinunciato a nessun contenzioso. Anzi, abbiamo presentato già un nuovo ricorso nei confronti dello Stato. Quella che abbiamo firmato è una normalissima transazione. Ragionevole e conveniente per la Sicilia, visto che per i prossimi tre anni allenta il patto di stabilità e ci concede, cash, oltre 500 milioni di euro. A chi dice che ho venduto la Sicilia rispondo che io la Sicilia l’ho salvata”.

Questa spiegazione non sembra convincere i parlamentari. Qualcuno parla di impeachment, altri chiedono le sue dimissioni.

“Già, magari tra questi ci sono gli stessi deputati che si dicevano certi che non sarei riuscito a rispettare il Patto di stabilità, o che non avrei chiuso gli accordi col governo, o addirittura che non avrei superato la parifica”.

Presidente, lei davvero credeva che la Corte non avrebbe concesso la parifica? Si sarebbe trattato di un fatto davvero clamoroso…

“Io ero fiducioso, ma non c’è nulla di certo in questi casi. Ho aspettato e rispettato il lavoro dei giudici contabili. Ed ero molto emozionato anche il giorno dell’udienza. Per fortuna, credo per la prima volta, i giudici hanno riconosciuto il buon lavoro del governo”.

A dire il vero, hanno anche sollevato diverse censure. Ad esempio, sul tema delle Partecipate, i giudici hanno detto che questo governo non ha fatto praticamente nulla…

“Non è così. La Corte ha ad esempio fatto riferimento alle riforme in atto. Come la creazione dell’albo unico dei lavoratori delle società in liquidazione e anche sull’istituzione dell’Ufficio speciale per le liquidazioni”.

Bene, la parifica è andata. Ma la Finanziaria ancora è in alto mare. Ieri in Commissione bilancio non è arrivato nemmeno il rendiconto. I tempi rischiano di slittare ancora?

“La parifica è avvenuta appena due giorni fa. Dobbiamo solo recepire i rilievi della Corte e rimodulare il Fondo rischi. Si tratta solo di un’operazione tecnica, di allineamento. Non c’è nessun problema. Già mercoledì credo che il testo potrà arrivare in Commissione bilancio”.

Il giorno prima, invece, si terrà la direzione del Pd. Le questioni sono sempre le stesse, orma, da mesi. Cosa potrà risolvere questa direzione? O come lei spera che si risolvano i rapporti tra lei e il suo partito?

“Lei parla del partito. In realtà il problema non è del Pd, ma di una parte di esso. Mi auguro che si stabilisca un clima di collaborazione vero, e che si mettano da parte le polemiche del passato. Polemiche alle quali non sono più interessato. Del resto, fin dall’inizio, ho sempre cercato di stabilire un buon rapporto col segretario regionale del partito Raciti”.

Quella “parte” di Pd a cui lei si riferisce, ha criticato sia l’ultima manovra che la stessa giunta. Cracolici ha parlato, di governo “di camerieri” e di “gabinetti”.

“Sono parole irriverenti, irriguardose. Che tra l’altro veicolano un’immagine falsa della realtà. A volte penso: ‘magari fossero davvero dei camerieri’ (ride, ndr). Invece le nostre giunte sono sempre molto animate”.

Perché, secondo lei, invece una parte del Pd ha espresso quel giudizio?

“Credo si puntasse anche a incrinare i rapporti tra il presidente e gli assessori”.

Ma, ripeto, quella parte del Pd ha anche detto che “non vuole mettere la faccia” su questa manovra finanziaria. Non teme possano mancare i numeri all’Ars?

“Prima dovrebbero spiegarmi perché questa manovra non piace, visto che assicura gli stipendi mettendo in moto anche meccanismi virtuosi per le imprese. D’altra parte, all’inizio le Finanziarie non piacciono mai a nessuno”.

Nemmeno al presidente dell’Ars, che ha già “cancellato” dieci articoli della manovra.

“Nessun problema. Alcune norme, come quelle sull’autoassicurazione sanitarie, le riproporremo, anche in via amministrativa”.

Cracolici ha parlato anche del “governo dei gabinetti”. E ha anche proposto un emendamento che cancella la presenza degli esterni in quegli uffici.

“Questa è una grande ipocrisia. Anche i deputati si servono degli esterni. Poi, se vogliamo, possiamo chiedere agli stessi parlamentari di rinunciarvi e di rivolgersi ai funzionari interni. Ma dobbiamo chiarire una cosa: gli uffici di gabinetto sono organi politici. L’assessore sceglie, giustamente, gente amica, di fiducia. Qualcuno che possa, magari, persino guardargli le spalle. E poi non capisco lo scandalo, visto che guadagnano quanto un usciere…”.

Però l’emendamento ha già ricevuto il sì in prima commissione, e buona parte dell’Ars sembra pronto a sostenerlo.

“In molti casi si tratta delle stesse forze politiche o addirittura degli stessi deputati che hanno garantito la continuità contrattuale dei cosiddetti ‘stabilizzati’ all’Ars, fatto contestato anche dalla Corte dei Conti. Per questo dico che alla base di questi provvedimenti c’è una grande ipocrisia”.

Eppure, sembra che anche lei inizi un po’ a preoccuparsi dei numeri all’Ars. Ha intensificato, pare, il dialogo con l’opposizione. Col Movimento cinque stelle, in particolare.

“Io voglio intensificare il dialogo con tutti. Non solo con i grillini, ma anche col Centrodestra, compresa Forza Italia. Del resto, anche Renzi discute le riforme con Berlusconi e Grillo. Per questo ho convocato per martedì i capigruppo di tutte le forze politiche all’Ars. Questa deve essere la Finanziaria di tutti”.

La Finanziaria di tutti, va bene. Ma al di là delle buone intenzioni, quali sono i tempi? Non c’è il rischio che tutto slitti a fine mese?

“Dipende. Non possiamo permetterci il lusso di tornare alla condizione di qualche mese fa, con i lavoratori in sofferenza. Bisognerà far presto, evitare discussioni troppo lunghe, mille inutili emendamenti. L’Ars ha voluto attendere il giudizio di parifica. Un passaggio che non era così necessario, ma che ci ha fatto perdere altro tempo. Adesso, mettiamoci a lavorare. Del resto, in molti finalmente si saranno liberati di certe distrazioni…”.

A cosa si riferisce?

“Credo che i tentativi di colpo di Stato nei miei confronti siano miseramente falliti. È stato svelato l’inganno, insomma. Nessun rischio default, nessun pericolo sulla parifica. La campagna di delegittimazione nei confronti del presidente è stata smentita dai fatti”.

Eppure a Sala d’Ercole anche chi era a lei più vicino nei giorni scorsi ha un po’ preso le distanze. Penso ai deputati di quello che ‘fu’ il gruppo del Megafono.

“Il Megafono c’è ancora. Esiste. E con quei deputati si va avanti insieme. Abbiamo chiarito i motivi alla base dell’incomprensione di qualche giorno fa. Il Megafono riparte, insomma, anche insieme a loro”.

Lei ha parlato di una “finanziaria di tutti”. Di dialoghi più ampi possibili. Ma all’Ars sono in tanti a lamentare una norma che lei ha voluto inserire in Finanziaria. Quella che prevede l’abolizione del tetto agli stipendi per gli amministratori di quattro società partecipate. Tra questi, uomini e donne a lei molto vicini. Sarebbe pronto a ridiscutere questa norma?

“Anche queste lamentele sono il frutto di una enorme ipocrisia. Proteste che giungono da un parlamento che si rifiuta di equiparare i propri stipendi con quelli dei dipendenti regionali. Ma che pensa che si possa dirigere Irfis o Sicilia e-Servizi con duemila euro netti al mese. Lei parla di gente gradita, di fedelissimi. Io non ragiono con queste categorie. In società strategiche e importanti come queste servono persone capaci e oneste. E bisogna motivarle, in modo che si concentrino esclusivamente su quell’incarico”.

Insomma, il fatto che tra quegli amministratori ci siano Ingroia, Polizzotto, Monterosso e altri, è solo un caso.

“Gliel’ho già detto. Non ne faccio una questione di nomi. Quindi, sì, si può parlare di un caso. O meglio, in questo caso preferisco parlare di meritocrazia”.


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