"Io, sacerdote, vi dico: | sì alle coppie di fatto" - Live Sicilia

“Io, sacerdote, vi dico: | sì alle coppie di fatto”

Don Romano, parroco di S. Gabriele
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“Credo che in uno Stato laico non si possa fare diversamente se non agire in direzione del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Si parla sempre di popolo sovrano, ma se è davvero così i rappresentati delle istituzioni dovrebbero agire di conseguenza e legiferare in nome del popolo sovrano”.

Padre Francesco Romano ha le idee chiare. Anche nelle sue omelie domenicali, nella parrocchia di San Gabriele, affronta spesso temi delicati, dalle coppie di fatto alle separazioni, fino al tema dell’aborto. “Quel che io temo – prosegue il parroco – è che in chi si oppone ci sia un atteggiamento strumentale per avere i voti della Chiesa. Ma i politici dovrebbero ricordare che è loro dovere difendere i diritti dei cittadini, di tutti i cittadini, anche quelli che formano coppie di fatto siano esse etero o omosessuali”.

Il dibattito sulla posizione della Chiesa rispetto a questi temi appare spesso ingessato. In realtà padre Francesco fa un preciso distinguo “tra la gerarchia, al cui interno si intravedono talvolta sprazzi di lucidità e il popolo di Dio. E all’interno delle comunità, nelle parrocchie, c’è una grande apertura nei confronti di questi temi. Certo – aggiunge – è chiaro che qui si parla di riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Sulle adozioni io stesso sono più cauto. Sull’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali potrei avere qualche perplessità, perché credo che vada riconosciuto al bambino il diritto di crescere con le due figure di riferimento, sia materna che paterna. Ma, ecco, lì si sconfina su altri temi”.

“L’agenda politica siciliana oggi discute invece di coppie di fatto e su quelle non ci sono dubbi. Per questo mi appello ai politici: ascoltatelo questo popolo che rappresentate. Non siete chiamati a legiferare in nome della Chiesa, ma in nome del popolo sovrano. E il vostro popolo è fatto anche da queste persone, che meritano il riconoscimento dei loro diritti”.

Nelle parole di padre Francesco si legge la passione per la sua missione. In alcuni momenti si abbandona al racconto di aneddoti personali, come nel caso del nonno di cui porta il nome e della nonna Cristina. “Sono loro ad avermi trasmesso i valori della famiglia, del matrimonio. Da piccolo dicevo sempre che se mai mi fossi sposato, avrei voluto un matrimonio come il loro. Ancora oggi non ho dubbi, è quello l’amore eterno, il matrimonio dovrebbe essere esattamente così. Eppure mi rendo conto che non tutti sono altrettanto fortunati, nella vita capita di sposarsi e poi capire di avere fatto un errore. Chi si separa dal proprio compagno vive già il suo inferno personale, intimo. Non occorre accanirsi con la pubblica gogna. E la missione di un prete deve essere proprio quella di accompagnare le anime in difficoltà. È la pecorella smarrita che io devo seguire. Sugli omosessuali, vorrei inoltre ricordare a chi manifesta ancora perplessità, che stiamo parlando di figli di Dio. Se il Padreterno li ha fatti così, è a lui che dobbiamo chiedere eventuali spiegazioni, non agli uomini. Abbiamo un Padre buono e misericordioso. Lui sa tutto e solo lui ci può illuminare”.


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