Irregolarità e rischio sicurezza | Sigilli sulla Agrigento-Caltanissetta - Live Sicilia

Irregolarità e rischio sicurezza | Sigilli sulla Agrigento-Caltanissetta

Nuova bufera sulla Tecnis, il colosso delle costruzioni già coinvolto nell'inchiesta romana sugli appalti Anas. Il sequestro d'urgenza di una parte del cantiere della Statale 640 è stato voluto dalla Procura antimafia. Dodici indagati. L'Anas: "Materiali non conformi, più volte abbiamo chiesto di provvedere". La nota della società.

PALERMO – L’utilizzo di materiali non conformi al capitolato ha fatto suonare l’allarme sicurezza e provocato il sequestro di una parte del cantiere per l’ammodernamento e il raddoppio della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta.

Nuova bufera sulla Tecnis, il colosso delle costruzioni già coinvolto nell’inchiesta romana sugli appalti Anas. Il provvedimento d’urgenza è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari al termine delle indagini dei carabinieri e della Procura antimafia di Caltanissetta. Nell’inchiesta sono coinvolte dodici persone fra dirigenti di società, professionisti, tecnici e imprenditori impegnati nella costruzione dell’opera. Tra di loro c’è Concetto Bosco Lo Giudice, già ai vertici di Tecnis, arrestato lo scorso ottobre dalla Guardia di Finanza di Roma. Per tutti l’accusa è “concorso in frode in pubbliche forniture”.

In particolare gli indagati raggiunti oggi da un avviso di garanzia avrebbero “utilizzato calcestruzzo non conforme alle previsioni contrattuali; gabbie in acciaio per la realizzazione di pali ed altre strutture di misure e caratteristiche tecniche non conformi al capitolato; occultato alla direzione dei lavori difficoltà tecniche ed irregolarità dei materiali”. ll sequestro riguarda cinque piloni del viadotto ‘Salso’ e parti della galleria naturale Caltanissetta (lato autostrada A19) che ricadono in un tratto non ancora aperto alla circolazione. Una volta conclusi i lavori, secondo gli investigatori, la sicurezza non poteva essere garantita.

*Aggiornamento ore 20.08
Anas in una nota informa che “sta collaborando attivamente da circa un anno con le autorità inquirenti per quanto concerne le indagini nell’ambito dei lavori di ammodernamento e raddoppio della Strada Statale 640 Agrigento-Caltanissetta, nel tratto relativo alla provincia di Caltanissetta, dal km 44,400 al km 74,300”. “I lavori di realizzazione dell’itinerario della Agrigento-Caltanissetta sono stati consegnati nell’ottobre 2012 al contraente generale Empedocle 2, – prosegue – che in base alla legge obiettivo ha nominato la direzione lavori, che sovrintende ai controlli dell’esecuzione delle opere”. Anas, tramite la sua struttura di alta sorveglianza, ha disposto “in ogni caso in questi mesi vari controlli sulla qualità dei materiali impiegati nell’esecuzione dei lavori, rilevando numerose non conformità e chiedendo al contraente generale di provvedere a sanarle”.

La nota

Con riferimento alla notizia sul sequestro di alcune opere riguardanti i lavori per la realizzazione del secondo lotto della SS640 Agrigento-Caltanissetta la società Empedocle 2 dichiara di “essere mera destinataria di tale provvedimento”. “Il sequestro si inserisce nell’ambito di indagini che, per quanto è dato di conoscere, riguardano le sole attività affidate alla società Tecnis spa, suoi dipendenti ed affidatari.- afferma una nota – La società Empedocle 2 si ritiene del tutto estranea ai fatti contestati a Tecnis spa e rende noto che si costituirà parte civile nel procedimento penale, ritenendosi gravemente lesa nei propri diritti e nella propria immagine”. Empedocle 2 precisa inoltre “che il sequestro non impedirà la prosecuzione delle attività lavorative nè la fruibilità al pubblico dei tratti di strada già aperti”. Empedocle 2 fa notare che “la società Tecnis Spa già da giugno 2015 ha ceduto la propria partecipazione per la realizzazione delle opere in oggetto e conseguentemente non esegue più alcuna attività nei cantieri a lei assegnati”.

Aggiornamento del 30 novembre 2015, ore 18.30. La nota della Tecnis.

La società Tecnis precisa quanto segue:

1 L’autorità giudiziaria di Caltanissetta ha sottoposto a sequestro 6 pali su un totale di 2.200 realizzati da Tecnis sulla S.S. 640. Le notizie fornite non lasciano alcuno spazio alla possibilità dell’errore umano nella mera esecuzione del lavoro, rispetto alla dolosa ed infedele esecuzione dell’opera, che non sussiste.

2 Le non conformità che hanno condotto al sequestro erano già note da tempo tanto che la CMC, rilevando nel giugno 2015 le quote che Tecnis possedeva in Empedocle 2, ha trattenuto ben € 500.000 per la risoluzione delle non conformità note, tra cui rientravano le opere sequestrate, e ben € 700.000 per eventuali problematiche che potessero sorgere.

La CMC, quindi, pur dichiarandosi stranamente “vittima” nella vicenda in esame, nell’atto di acquisizione delle quote di Empedocle2 da Tecnis ha espressamente dichiarato “…di non aver nulla a che pretendere da Tecnis in relazione ai lavori eseguiti, che vengono pertanto accettati con assunzione di ogni relativo rischio a carico di Empedocle 2, anche in relazione ai ritardi esecutivi fatto salvo quanto previsto omissis…in tema di responsabilità di Tecnis ex artt. 1667 e 1669 c.c. sull’eseguito e/o per qualsiasi conseguenza pregiudizievole dovesse derivare a Empedocle 2 e/o ai soci CMC e CCC in relazione agli esiti del procedimento penale n° 1081/13 avviato dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta …” . Tanto denota la perfetta conoscenza del problema e la soluzione già adottata.

3) Appare certamente distorto il collegamento della notizia riguardante le somme pagate da Bosco e Costanzo ad alcuni funzionari ANAS con gli ipotizzati collegamenti di questi ultimi con elementi della ndrangheta calabrese. Rispetto a tale problema certamente Bosco, Costanzo e Tecnis hanno sempre avuto atteggiamenti decisamente contrari sino a determinare l’arresto di alcuni esponenti delle cosche calabresi con l’imputazione di estorsione. La notizia sulla vicenda ANAS non si può disgiungere da quanto pubblicato da tutti i giornali nei giorni precedenti e cioè che Bosco e Costanzo furono costretti a pagare per ottenere quanto alla Tecnis spettava di diritto. Null’altro esiste a loro carico nel processo romano.


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