Patatrac Italia: Palermo come Waterloo, ma ci sono i sorrisi

Patatrac Italia: Palermo come Waterloo, ma ci sono i sorrisi

Le bellissime storie di una brutta notte palermitana.

Qualche sorriso lo possiamo perfino trovare nella brutta notte azzurra, con la piccola Macedonia che, in casa nostra, a Palermo, ci sbatte fuori dal Mondiale, prima ancora di esserci arrivati. Qualche luce c’è e sono bellissime cose umane, nella Waterloo di uno stadio generoso che incita, lotta e infine deve arrendersi. Ma prima c’è la partita horror che precede un sonno agitato, attraversato da incubi sportivi. Non è il caso di drammatizzare, con i tempi che corrono. Tuttavia, il calcio offre uno spiraglio di leggerezza che, stavolta, si chiude sulla nostra delusione di popolo tifante.

E così restano i ghirigori inutili e presuntuosi di una squadra che sembra selezionata per la partitella di calcetto del giovedì, quella che non termina con il triplice fischio, ma con la voce dell’altoparlante che scandisce: “Campo uno tempo scaduto”. E chi dimenticherà il tiro dell’ex rosanero Trajkovski, con Donnarumma che confonde il prato dello stadio con la sabbia di Mondello e si lancia a casaccio, non trovando il pallone?

“La delusione è troppo grande”, queste le parole del Ct Roberto Mancini a misfatto compiuto, a caldo, con la ferita dell’eliminazione ancora fresca. Figurati noi, Mancio… Figurati noi che mai abbiamo vinto un Europeo…

Ma ci sono appunto quei sorrisi e li conserveremo, perché sono preziosi. Non dimenticheremo la felicità di Francesco Paolo, malato di Sla, accompagnato alla partita dall’Ambulanza dei Sogni. E’ un progetto dell’Asp, ideato dal dottore Roberto Garofalo, per esaudire i desideri dei più fragili. E vale di più della vittoria di fila in sei Mondiali.

E il sorriso di quei bambini, nemmeno questo scorderemo, che, con uno striscione hanno voluto salutare il compleanno del nonno dagli spalti. E’ stata la mamma a postare su Facebook la foto che riproponiamo. Anche una sconfitta sportivamente dolorosa ha le sue gemme da portare in tasca. Piccole e grandi cose umane, più che mai necessarie, sotto il cielo corrucciato del ‘Barbera’.

Francesco Paolo al ‘Barbera’


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