La battaglia dell'acqua, Bonanno: "Contrario al commissariamento"

La battaglia dell’acqua, Bonanno: “Io, contrario al commissariamento”

I cinque punti sviscerati dal primo cittadino biancavillese

CATANIA – L’intervento del primo cittadino di Biancavilla, Antonio Bonanno, che offre una sua visione sulla faccenda legata a quella che abbiamo ribattezzato come “La battaglia dell’acqua”. Di seguito la sua comunicazione:

“La “guerra dell’acqua”? Per fare chiarezza occorre entrare nel merito della questione e ricapitolare brevemente le ragioni – qui enumerate in 5 punti – che vedono molti di noi sindaci contrari alla decisione della Regione di nominare un commissario dell’ATI. La contestazione, sia chiaro, non cela manovre dilatorie per intralciare l’esecuzione delle sentenze della magistratura amministrativa. 

Primo punto

Tanto per cominciare non abbiamo digerito la conduzione dell’assemblea, gestita con metodo ‘”monarchico”. All’attenzione di noi sindaci, infatti, è stato sottoposto uno schema di convenzione secondo noi squilibrato in favore del privato e tutto ciò è stato fatto secondo la logica del ‘prendere o lasciare’, senza consentire l’approvazione delle proposte di emendamenti. Gli ‘aut aut’ non fanno per noi che vogliamo discutere e ragionare insieme per poi decidere insieme.

Punto secondo

Allo stato, e senza voler esprimere alcun giudizio sulle sentenze del CGA, non è in contestazione l’affidamento del SII in favore di SIE. Non è vero, però, che dalle pronunce del Giudice amministrativo discendano atti vincolati per l’Ente di governo perché se, per l’effetto delle stesse, è indubbio che sia stata riconosciuta la validità della Convenzione del 2005, è altrettanto indiscutibile che lo stesso CGA abbia richiamato la necessità di tenere conto delle sopravvenienze giuridiche e fattuali per il necessario aggiornamento del regolamento convenzionale.

Vale a dire, cioè, che, a seguito delle decisioni della magistratura amministrativa, doveva essere avviato un iter negoziale con il gestore unico, che la Presidenza dell’ATI avrebbe dovuto gestire, di concerto con l’Assemblea dei rappresentanti, provando a perseguire un equilibrio negoziale che massimizzasse l’interesse pubblico.

Terzo punto

In tale contesto, le obiezioni sollevate non riguardano soltanto il metodo ma, soprattutto, il merito. D’altro canto, possono seriamente considerarsi pretestuose o illegittime le rimostranze dei Sindaci su uno schema che, tra gli altri:

a) non era basato su un piano d’ambito aggiornato;

b) non prevedeva, quindi, la verifica della perduranza dei requisiti di capacità in capo al soggetto gestore (sulla base del nuovo piano d”ambito);

c) stabiliva delle cauzioni a carico del gestore oggettivamente insufficienti;

d) imponeva, per un tempo indefinito, un regime transitorio durante il quale, peraltro, veniva sospesa l’applicazione delle penali a carico del privato;

e) affidava in via diretta al gestore lavori in misura eccedente le originarie condizioni, con patente violazione della disciplina vigente ratione temporis in materia di aggiudicazione di contratti pubblici;

f) stabiliva che, dal punto di vista della situazione debiti/crediti, il passaggio delle gestioni sarebbe avvenuto con una clausola di maggior favore per il gestore rispetto alle previsioni di legge.

Come si può, quindi, ragionevolmente sostenere che il testo sottoposto all’Assemblea non fosse migliorabile affinché sia particolarmente garantita la parte pubblica?

Quarto

Né, tantomeno, lo spauracchio dei risarcimenti e/o dei commissariamenti può essere ragionevolmente usato per indurre i Sindaci – ‘obtorto collo’ –  alla sottoscrizione di atti contrari all’interesse pubblico. D’altra parte, in considerazione dell’urgenza, utilizzata come pretesto per contestare la doverosa azione oppositiva, perché non è stato avviato immediatamente l’iter per l’approvazione del nuovo piano d’ambito? Perché non sono stati avviati sin da subito i controlli sulla perdurante capacità industriale ed economico-finanziaria di SIE? 

Per ultimo

In ultimo, rischia di apparire come uno “specchietto per le allodole” il riferimento alla partecipazione pubblica maggioritaria in SIE se prima non si avvia una seria discussione sulla governance della Società, affinché l’interesse pubblico possa essere effettivamente e adeguatamente rappresentato in seno agli organi societari.


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