CATANIA – I transfughi non sbancano: Porto, Vullo e Petrina fuori dall’Ars. I cambia casacca sono stati una cartina al tornasole per capire dove tirava il vento. Meglio di un sondaggio, i flussi di chi ha mollato una parte politica facendo il così detto “salto della quaglia” hanno fotografato in anticipo l’esito della competizione elettorale. Le giravolte non hanno premiato, ma hanno consentito al centrodestra di rafforzare le loro liste. Tre i casi catanesi. Alessandro Porto, capogruppo di “Bianco con Catania”, dopo una lunga trattativa con la lista di Micari e dopo il niet a sacrificarsi nel Pd, alla fine spiazza tutti e, cambiando la dicitura dei manifesti a stretto giro, si ritrova in Forza Italia. La corsa a Palazzo dei Normanni non è stata fortunata: l’elezione alla fine è sfumata. Il cambio di casacca non porta bene nemmeno all’uscente Gianfranco Vullo. L’ex megafonista diventato renzianissimo con tanto di ingresso nel Pd ed elezione all’assemblea nazionale decide di mollare i dem e la loro lista (dal risultato quasi scontato) in zona Cesarini si ritrova candidato con i Popolari e Autonomisti. Nel centrodestra.
Ma alla fine l’unico seggio in palio se lo accaparra il grammichelese Pippo Compagnone. Statuto alla mano risulta impossibile il ritorno alla casa renziana per altro ormai egemonizzata dal giglio magico siculo Sammartino-Sudano. L’impresa non riesce nemmeno al consigliere Francesco Petrina che dalla maggioranza di Bianco in consiglio traghetta nelle liste dell’Udc. Scatta un solo seggio e non è Petrina il beneficiario della poltrona palermitana. Insomma, alla fine dei giochi “il sacrificio migratorio” non è stato ricompensato dall’elezione, ma il centrodestra ha il vento in poppa e la collocazione degli ex potrebbe rivelarsi utile per il futuro.