La bella vita pagata dal Bellini |Gioielli, viaggi e alta moda - Live Sicilia

La bella vita pagata dal Bellini |Gioielli, viaggi e alta moda

Un fiume di soldi, 14milioni di euro. Ecco come venivano spesi.

I RETROSCENA DELL'INCHIESTA
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CATANIA – Gioielli, viaggi, ristrutturazioni e abbigliamento di lusso. La bella vita pagata riciclando i soldi dell’Istituto Bellini, uno dei più importanti conservatori d’Europa. Apparentemente in ginocchio per carenza di fondi, tanto che i docenti vantano crediti risalenti al 2010, in realtà l’Istituto era un vero e proprio bancomat, a disposizione di una vasta cerchia di dirigenti e imprenditori, spesso legati da vincoli di parentela, come nel caso dei Marco (LINK). Un sistema complesso che ha portato all’arresto di 23 tra dipendenti, noti imprenditori e professionisti catanesi e all’iscrizione sul registro degli indagati di 38 persone TUTTI I NOMI. – FOTO ARRESTATI

GIOIELLI E VIAGGI – Gli investigatori ritengono di aver individuato il duplice sistema utilizzato dai “sodali” per trasformare l’Ente pubblico in una sorta di bancomat senza limiti di prelievo “per la soddisfazione anche delle più disparate esigenze personali”, tra cui viaggi, gioielli e abbigliamento d’alta moda). Un gruppo di dipendenti sarebbe stato capace di sottrarre, in 9 anni, ben 10milioni di euro, grazie alla falsificazione di firme e ai mandati di pagamento compilati con causali differenti (a seconda che lo stesso documento fosse destinato alla banca o all’Ente). Gli “artifici documentali”, inoltre, “hanno riguardato essenzialmente spese obbligatorie – sottolineano gli inquirenti – quali oneri del personale, previdenziali e assistenziali, per le quali si è rivelato più agevole eludere ogni forma di controllo interno”.

I pagamenti in questione venivano effettuati con la causale “contributi”, proprio per “favorire l’immediata liquidazione di ingenti importi” e limitare le probabilità che gli amministratori dell’Ente scoprissero l’enorme “buco”. Gli istituti di credito, dal canto loro, chiamati a svolgere il mero servizio di “cassa”, hanno registrato gli stessi importi o a favore dell’ex responsabile dell’ufficio ragioneria del Bellini e dei dipendenti suoi complici o a favore di imprese del “sistema”.

FIRME FALSE –  Il secondo stratagemma, invece, che avrebbe fruttato agli indagati un profitto complessivo pari a circa 4 milioni di euro, avrebbe visto la complicità di un reticolo di imprese commerciali compiacenti spesso riconducibili alle medesime persone fisiche e generalmente inadempienti nei confronti del Fisco. Le imprese attive nel circuito sono circa 20 e risultano destinatarie di pagamenti a fronte di prestazioni mai effettuate a favore dell’Istituto Bellini. Anche in questa circostanza, la predisposizione di una contabilità “truccata”, unita a “falsi mandati di pagamento” avrebbe favorito la distrazione del denaro pubblico. Il ruolo delle imprese partecipanti “al disegno criminale”, sottolineano gli inquirenti, sarebbe consistito nell’aprire conti correnti e carte prepagate nei quali far affluire il fiume di denaro sottratto e successivamente nel disporre, attraverso operazioni di home banking e di emissione di assegni nonché di prelievi in contanti, per riciclare i fondi e riutilizzarli.


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