"La bimba sulla banchina piangeva | L'ho stretta forte al mio cuore..." - Live Sicilia

“La bimba sulla banchina piangeva | L’ho stretta forte al mio cuore…”

Carmen e la bimba (dalla pagina web del Cisom)

Una storia che racconta eroismo e abnegazione. I protagonisti: un'infermiera e una bambina.

La bambina uscita dalle acque piangeva, perché non riusciva a trovare più la sua mamma, per il freddo, per lo spavento. Era stata appena salvata dall’annegamento grazie al tuffo di un eroe normale.

La motovedetta della Guardia costiera sul molo con le persone migranti scampate. Uno scenario tra speranza e tregenda. Carmen si è fatta avanti. Ha abbracciato quel fagottino inzuppato di lacrime e di sale. E lei, la piccola, ha sorriso. Una foto ormai storica ha celebrato il momento di quegli occhi di nuovo spalancati sulla vita e ha fatto il giro del web per ricordarci cosa significhi l’umanità. Bisogna essere madri, padri, fratelli e sorelle – nel cuore, poco importa l’anagrafe – per riuscire a superare giorni così, come quello dell’ultimo naufragio di Lampedusa.

Carmen Mirabelli – trentenne genovese, infermiera del Cisom (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta), una delle protagoniste dello scatto – era proprio lì, con un variegato e incruento esercito del bene. Ora racconta: “Siamo accorsi col team al molo Favaloro. Uno dei colleghi mi ha passato questa bimba dolcissima. Lei piangeva, piangeva, piangeva. L’ho cullata, le ho parlato, le ho cambiato alcuni indumenti per riscaldarla un po’, l’ho stretta forte e mi ha finalmente sorriso. Per fortuna, la mamma era sulla seconda motovedetta ed è stato un momento bellissimo di ricongiungimento. E’ scesa dalla scaletta. Mi ha guardato dritta negli occhi con una espressione che non so dire, ha poggiato la sua testa sulla testa della figlia. E l’ha subito allattata”.

Scusa Carmen, ma la tua famiglia non è in pensiero per te? In fondo corri qualche rischio pure tu, quando le onde sono alte. “Ma nooo – è la risposta franca – i miei genitori e mia sorella mi hanno sempre sostenuta. Sanno che credo in certi valori e che non li tradirò mai”.

Sul molo c’era, tra gli altri, anche Federica Di Simone, ventinovenne dottoressa palermitana. “Ho cominciato con il volontariato al Cisom nella distribuzione di cibo, nell’assistenza ai senzatetto. E ho sposato questo progetto. Abbiamo soccorso tante persone nei giorni scorsi. Ho visto la gente scendere dalle motovedette in condizioni terribili. Chi aveva freddo, chi era sotto choc, chi piangeva, chi urlava, le mogli che cercavano i mariti, i mariti che cercavano le mogli…”.

“Aiutare chi soffre – continua Federica – ci rende fieri, siamo sempre in gruppo: condividiamo tutto, parliamo di tutto. Quel giorno, oltre al resto, ho recuperato alcuni cadaveri in mare. Erano i corpi di quelli che i mariti e le mogli cercavano invano sulla banchina. E’ impossibile abituarsi, ti si stringe il cuore”. Perché è così che funziona il cuore umano: almeno per chi ne possiede ancora uno.

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