CATANIA. “Mi congratulo vivamente con Enzo Bianco per la sua vittoria. È stato eletto su un’idea all’insegna del cambiamento, e credo che intavolare immediatamente un dialogo per ragionare con le rispettive parti sociali, così come sta già facendo, non potesse che essere il modo migliore per iniziare”. Con queste parole Susanna Camusso, segretario generale Cgil ha iniziato oggi il suo intervento in occasione del dibattito sullo spinoso tema del lavoro e del sostegno del reddito a Catania e in Sicilia, a cui hanno preso parte molti esponenti di sigla, tra cui Angelo Villari (segretario CGIL Catania), Michele Pagliaro (segretario CGIL Sicilia), ma anche Ivan Lo Bello (vice presidente nazionale Confindustria), Salvatore Bonura (presidente CNA), il sindaco Bianco fresco d’insediamento, e Giovanni Salvi, Procuratore capo di Catania. Un incontro quest’oggi che coincide da una parte con, appunto, la recentissima rielezione di Enzo Bianco, e dall’altra con la presentazione di ieri da parte del Premier Enrico Letta del Dl del Fare, “Già il fatto che di Domenica mattina – prosegue Susanna Camusso – molti esponenti della Cgil siano qui a parlare di lavoro anziché essere al mare, (sicuramente non ne sono profondamente entusiasti – dice ironica) dimostri quanto straordinaria sia questa organizzazione sindacale, e quanto siamo proiettati nella direzione del “fare” .
Un dibattito, dunque, che non si è proposto, così come evidenziato dai vari componenti, di ribadire ed elencare per l’ennesima volta le patologie di cui il sistema economico è affetto, ma d’individuare soluzioni nuove e dalla parte dei lavoratori. “La crisi è stata già descritta in tutte le salse – aggiunge la Camusso – non abbiamo più bisogno di discuterne, ma solo di uscirne. Negli ultimi anni abbiamo avuto una politica “ciclica” rispetto a questo problema, adesso invece è arrivata la stagione del cosa fare per risolverla. Cioè pensare a delle scelte radicali, che rappresentino un punto di svolta rispetto al passato, perché la tentazione è spesso quella di ripetere gli stessi errori: la discussione dell’Imu, per esempio, è troppo simile a quella già fatta dell’Ici qualche tempo fa. Le politiche del lavoro fatte finora – tuona – hanno fallito. Se nel 2008 avessimo avuto gli strumenti per portare avanti una linea d’azione politica anti-ciclica, non dico che saremmo stati fuori dalla crisi, ma di certo non saremmo stati così. Sicuramente non si commentano i decreti prima ancora che siano stati attentamente letti e analizzati, ma stando alle notizie di stampa, Il Dl del fare, per esempio, prevede agevolazioni per quanto concerne la ricerca. L’istruzione, dunque, è finalmente considerata come uno strumento integrante dello sviluppo: questo è già sintomo di una fase di cambiamento”. Ma tra gli interventi da portare avanti, sui quali la Camusso insiste per imboccare la strada del cambiamento, c’è quello della revisione dei compiti dell’amministrazione pubblica, “Non servono i tagli inutili – continua – ma una riorganizzazione ed una rimotivazione della macchina dell’amministrazione pubblica. È necessario una doverosa assunzione di responsabilità rispetto a questo, senza che ci sia bisogno di supplire a chi il suo lavoro lo sa già fare. È importante avere un’idea di cosa bisogna fare e su come la società debba funzionare”.
La Camusso, poi, insieme ad Ivan Lo Bello, riprende l’imbarazzante questione “tutta italiana” dei condoni fiscali ed edilizi, come freni per il rilancio dell’economia, “ il tema della legalità in termini politici e nazionali non passa solo attraverso il contrasto alla criminalità, ma passa anche per il contrasto ai comportamenti illegali diffusi che hanno nell’evasione uno dei fenomeni più evidenti, rappresentando una delle sottrazioni di risorse preziosissime per il Paese. Il capitale illegale che si muove nell’economia reale e quello dell’evasione sono ormai cifre alla pari. Quindi, se parliamo finalmente di una nuova politica – conclude – direi mai più condoni fiscali e contributivi ”.
La legalità, infatti, come precondizione necessaria per lo sviluppo, è stato uno dei temi chiave del dibattito. Sull’argomento è intervenuto anche Giovanni Salvi Procuratore di Catania: “ Sicuramente negli anni la gestione dei beni confiscati alla mafia non ha avuto gli esiti sperati, su questo dobbiamo fare molto, ma ci vuole la capacità di metter in campo energie diverse. Non si tratta di un compito che la Magistratura può affrontare da sola – continua – possiamo anche rinchiudere qualche mafioso, ma è la società che deve collaborare e sentirsi investita di questo problema. La legalità non deve essere percepita come un ostacolo all’occupazione ma come una grande occasione per la crescita. Paghiamo già grosse conseguenze che derivano dall’illegalità diffusa, ma ci sentiamo di rassicurare il nuovo sindaco su questo versante. Stiamo per esempio, pianificando e riorganizzando il sistema della giustizia per quanto concerne le trattamenti per i procedimenti di reati minori, come i furti di rame – conclude – o di altri materiali che hanno grandi e immediati effetti economici”.
Il sindaco Bianco, ha ringraziato tutti i partecipanti al dibattito, e ha accennato agli interventi da metter sul tappeto per il rilancio della Città di Catania: “ Sono molto felice – spiega – che questo incontro coincida con il mio insediamento di ieri al Palazzo degli Elefanti. Siamo sicuramente di fronte ad un momento drammatico della Città, ma Catania ce la può fare. Tra le prime cose da fare: uno sportello unico per le imprese. Chi vuole investire sulla nostra città deve poter passare da ponti d’oro”.