Le voci che parlano sono in coppia, anche se, al telefono, è una sola. Funziona così quando due anime percorrono insieme i sentieri della stessa vita.
Roberta e Lorenzo, che si chiama Vincenzo, ma tutti lo chiamano come il luogo di pace e ristoro che con sua moglie hanno edificato, sono i titolari della Cioccolateria Lorenzo. La cronaca li ha portati, loro malgrado, alla ribalta, dopo l’assalto che hanno subito.
Quello che sta accadendo è un piccolo miracolo, nella Palermo sonnolenta, sazia o digiuna, ma sempre abituata a tutto: tanti manifestano solidarietà e si ribellano. Una ribellione incruenta, intrecciata di sorrisi, vicinanza e proposte.
Come se la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in cima a una lunga serie di episodi di violenza, fosse ricaduta su un terreno fertile per coltivare un futuro un po’ meno feroce. Il movimento dolce e sussultorio nasce dal post su facebook che ha denunciato l’accaduto. Loro raccontano. Con una voce per due.
“Abbiamo scritto perché…”
“Il nostro intento, quando l’abbiamo scritto, era quello di parlare alla collettività, cominciando proprio dal nostro quartiere. Abitiamo a due passi dalla Cioccolateria, viviamo con persone e amici che poi ci vengono a trovare. Esiste una bella capacità di proteggere, di tessere una rete e lo sapevamo. Però non immaginavamo che potesse essere così ampia”.
“Se il centro storico è peggiorato negli ultimi anni? Il discorso è complesso, c’è qualcosa che si manifesta ed è evidente. La verità, tuttavia, è che non si sono registrati grandi cambiamenti nel nostro mondo. Ci sono mutazioni globali molto forti ed è chiaro che ricadono ovunque”.
La voce prende una pausa. E’ bello sentirla, a distanza di qualche giorno. Aveva già detto. Si era già espressa. Ma, con la cronaca a riposo, viene fuori una fragranza che fa bene. La cottura di una riflessione arriva al punto giusto, con il suo delicato profumo di umanità.
“Un esercito di maestri”
“Dobbiamo capire quali sono i bisogni di Palermo e avere la forza di interrogarci. Non c’è rabbia. Uno dei coinvolti ha la stessa età di nostro figlio, questo provoca dolore. Serve il famoso esercito di maestri. Ci sono ragazzi cresciuti senza morbidezza, senza leggere un libro, senza che qualcuno gli abbia mai parlato con dolcezza, senza alternative. Non ci interessa strumentalizzare politicamente la questione. Il sindaco gestisce un’eredità difficile e vecchia. Non è semplice. E non crediamo che occorra l’esercito dei militari per strada. La sicurezza si costruisce con la civiltà, con la vivibilità, non escludendo nessuno”.
Quella di Roberta e Lorenzo è una storia d’amore che ravviva, con la sua narrazione, la fiducia. Il sentimento che li unisce è stato proiettato per rischiarare il mondo circostante, fin dove era possibile.
“Ci siamo conosciuti, tramite amicizie comuni, nell’ambiente teatrale. Ci siamo sposati. Il dilemma solito: restare o andare. Siamo rimasti, talvolta, pentendoci della scelta. Si fa molta fatica a vivere qui. Ma, adesso, questa ondata di affetto ci conforta. Il senso di responsabilità è tanto. Chi lavora con noi è parte della famiglia, come i nostri amici. Per quanto sembri paradossale dirlo adesso: valeva la pena di restare”.

