La perizia e il sistema Siracusa, Pg: 'Naso va condannato' - Live Sicilia

La perizia e il sistema Siracusa, Pg: ‘Naso va condannato’

La Procura generale chiede alla Corte d'Appello di ribaltare la sentenza di assoluzione del gup nei confronti dell'imputato.
L'AFFARE DELLA DISCARICA
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CATANIA – Se non ci fosse stata l’indagine sul sistema Siracusa, che vede come regista l’avvocato (pentito) Pietro Amara, la sentenza di assoluzione del consulente Vincenzo Naso “poteva ritenersi convincente”. Comincia così la requisitoria della pg Iole Boscarino del processo d’appello che vede imputato il professionista accusato di falso per una consulenza redatta sulla discarica Cisma Ambiente dietro incarico del pm Giancarlo Longo nel 2014. Una perizia che attestava come non fosse necessaria una nuova procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale per procedere alla realizzazione dell’intera volumetria della discarica di Melilli dove si conferiscono rifiuti industriali. Al termine della discussione la magistrata ha chiesto alla Corte d’Appello di condannare l’imputato a un anno di reclusione.

Il sistema Siracusa e la nuova istruttoria

Il Gup non ha ritenuto “raggiunta la prova” della condotta illecita di Naso e lo ha assolto. Ma quando si è scoperchiato il vaso di Pandora con l’indagine della Procura di Messina su sistema Siracusa anche questo processo assume un punto di osservazione diverso. La Corte d’Appello ha deciso di effettuare una corposa rinnovazione istruttoria, sia acquisendo documenti giudiziari che sentendo testimoni. E tra i testi ci sono i vertici degli uffici regionali, il pm Longo, l’avvocato Amara con il suo delfino Giuseppe Calafiore. 

Le anomalie della consulenza

Dall’esame dei funzionari del dipartimento Acque e Rifiuti emergono le perplessità in merito alla perizia. Ma soprattutto l’anomalia che solleva più dubbi è che una consulenza penale fosse utilizzata in un procedimento amministrativo. Per la Regione serviva una nuova Via per la realizzazione dell’altra vasca. Sull’affare Cisma ci sono state diverse ‘visite’ alla Procura di Siracusa nell’ufficio del pm Longo. Che avrebbe parlato degli “avvocati tosti” della discarica. La pg inoltre pone in evidenza anche le parole del dirigente del Noe che si è sentito “tagliato fuori” dal pm nell’attività di controllo di Cisma. Ma c’è un’altra anomalia: mentre si stava svolgendo il controllo, il dirigente del Noe è stato chiamato dall’avvocato Calafiore che lo ha intimato di non procedere all’attività in quanto c’era un consulente nominato dalla Procura di Siracusa. E, coincidenze delle coincidenze, quando è andato da Longo per capire di più ha trovato Calafiore nel suo ufficio. 

L’esame di Longo

La pg esamina il pm Giancarlo Longo, ma purtroppo “non è emerso” molto “di utile”. Longo riteneva il Noe non attrezzato “per le verifiche”. Per la magistrata ci sarebbe una sorta di contraddizione quando Longo afferma di aver detto ai funzionari regionali di non “considerare la consulenza” e di “determinarsi autonomamente”. Ma il pg si chiede: “ma la consulenza non era stata fatta per vincere l’ostruzionismo dei funzionari regionali su istanza della difesa?”. Quello che Longo afferma in sede di esame e controesame è uno: “era amico di Calafiore, si consultava con lui per le nomine, ma riteneva che il contenuto delle consulenze fosse veritiero”. Per la pg “il processo da lui patteggiato ha dimostrato diversamente”. 

Le parole di Calafiore e Amara

Passiamo alle dichiarazioni di Amara e Calafiore, quest’ultimo è il difensore della Cisma. Sulla scelta del consulente Naso, l’avvocato ha raccontato che ci si arriva dopo una precisa richiesta di Longo. A quel punto confrontandosi con Amara hanno suggerito proprio l’imputato.  Calafiore ancora all’epoca non conosceva Naso, lo conoscerà soltanto nel 2015 quando lo indicarono al Cga per un’altra vicenda processuale. 

L’avvocato pentito, che ha parlato con le procure di tutta Italia e che ieri ha patteggiato a Roma una condanna per bancarotta, ha conosciuto Naso nel 2014 mentre lavorava come legale di Eni. Conferma, anche lui, il suggerimento del nome del consulente al Cga ma nega invece di aver mai parlato con l’imputato della  Cisma. In estrema sintesi “ammette di avere condizionato Naso nella consulenza per la vicenda Aem Group mentre nega di averlo fatto “per la vicenda siracusana” per la quale non aveva alcun interesse personale”. 

La difesa di Naso

Anche Naso ha preso la parola durante l’istruttoria. E nel corso dell’udienza tenutasi la scorsa estate l’imputato rende dichiarazioni spontanee difendendo la sua professionalità e anche la sua consulenza. Naso è convinto che non era “necessaria una nuova valutazione di impatto ambientale” vista l’autorizzazione precedente del Comune per una volumetria più ampia rispetto a quella già in uso.

“Ribaltare la sentenza del gup”

Per la Pg “l’inserimento della vicenda nel più ampio contesto del cosiddetto sistema Siracusa chiarisce, in modo certo, il meccanismo utilizzato in più occasioni da Amara e Calafiore con la complicità del pm Longo: creare in modo subdolo nel fascicolo penale una consulenza da utilizzare in sede amministrativa. Poteva essere una consulenza neutra, non direzionata a favorire gli interessi economici degli stessi?  – si chiede Iole Boscarino. Ovviamente no. Non avrebbe avuto senso fare la consulenza senza la certezza che fosse favorevole agli interessi della Cisma. La natura strumentale della consulenza fa sì che l’esito doveva essere necessariamente a favore delle Cisma”. 

“Rientra nella  logica del sstema Siracusa  – argomenta la pg – conferire al Naso un incarico nell’ambito di un procedimento penale finalizzato alla formazione di un elaborato ideologicamente falso e non attinente all’oggetto del procedimento penale solo al fine di consentire alla Cisma di conseguire l’autorizzazione all’ampliamento dei bacini di discarica gestiti dall’impresa. Il fine era di favorire la Cisma nella vicenda della discarica vincendo le problematiche create dai funzionari regionali”. 

Per Iole Boscarino, dunque, Vincenzo Naso va condannato per il reato di falso a un anno (visto il rito abbreviato). E chiede alla Corte d’Appello che la sentenza di assoluzione del gup vada riformata. 

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