PALERMO – La Sezione di controllo della Corte dei Conti boccia la gestione di “Agrigento capitale della cultura”.
Basta leggere il capitolo conclusivo delle 144 pagine per avere una idea precisa della stroncatura: “Sussistenza di una molteplicità di profili di criticità afferenti alla fase organizzativa, programmatoria ed attuativa, dai quali discendono dubbi ed incertezze sulla attuale ed effettiva realizzazione dell’obiettivo primario dell’azione amministrativa (valore della leva culturale per la coesione
sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo), e sull’adeguatezza e corrispondenza delle attività in corso di svolgimento rispetto allo scopo fondamentale di trasmissione di un impulso per lo sviluppo sociale, economico e civile di tutto il territorio della provincia di Agrigento, connesso al risalto delle identità locali con la messa in moto di meccanismi virtuosi e percorsi di valorizzazione del territorio”.
Si tratta dell’istruttoria dei magistrati contabili, guidati dal presidente della Sezione di controllo Salvatore Pilato, su cui si baserà il contraddittorio. In soldoni, sono le carte dell’accusa a cui si contrapporrà la tesi difensiva.
Dei 44 progetti previsti solo 18 hanno finora prodotto un avanzamento di spesa e una decina non sono mai partiti quando mancano poco più di tre mesi alla fine dell’anno. I giudici stanno dunque verificando la gestione della spesa dei sei milioni e 282.559 euro di fondi pubblici investiti nei progetti culturali da Comune di Agrigento, ministero della Cultura, e Regione siciliana.
Sul punto la sezione usa parole come “confusione” e “rilevanti ritardi nella rendicontazione”. I rilievi sono undici, da cui emergerebbe un quadro sconfortante: “Non sussiste alcuna evidenza istruttoria positiva sul coordinamento delle attività” o “nell’organizzazione” o “nella verifica della congruità dei costi”.
La fondazione creata ad hoc per gestire l’evento ha tempo fino al 25 settembre per inviare le controdeduzioni. Se non dovessero essere convincenti l’udienza si terrà il 7 ottobre.
Il caos sarebbe dovuto anche alla “conflittualità interna alla fondazione”. I magistrati contabili affrontano anche la questione assunzioni. Roberto Albergoni, direttore della fondazione dal settembre 2024 (ma era stato nominato a febbraio), ha assunto con contratto a tempo indeterminato un coordinatore di progetti e tre addetti alle manifestazioni culturali.
Perché – rileva la Corte – applicare un contratto a tempio indeterminato per un evento con scadenza 2025?
Quando Albergoni, a marzo scorzo, si è dimesso il suo successore Giuseppe Parello ha fatto recapitare lettere di licenziamento con sei mesi di anticipo per cessazione attività. L’attuale direttore generale ha pure chiesto una consulenza, avvalendosi di un docente di diritto del lavoro per esprimere un parere anche sui premi produttività pagati ai prevedenti vertici: ad esempio i 45 mila euro di superminimo per l’ex direttore generale.

