PALERMO- L’allarme parte congiuntamente da sindacati e Confesercenti: i ventinove ipermercati presenti in Sicilia sono in grossa difficoltà per colpa del calo dei consumi e di un mercato saturo. Il problema è diffuso su tutto il territorio, anche se a soffrire maggiormente delle difficoltà sono le province orientali dell’Isola, Catania e Siracusa in testa.
“La Sicilia non è un territorio tecnicamente saturo – annuncia la Fisascat Cisl di Siracusa, per bocca del suo segretario Vera Carasi – ma lo è il mercato nei grandi comuni, dove s’è concentrata nel tempo la grande distribuzione. Qui, negli ultimi 10 anni, la superficie di vendita è cresciuta di oltre il 60 per cento. La crisi economica e dei consumi ha contribuito a rendere la concorrenza ancora più difficile”. Vittorio Messina, presidente regionale di Confesercenti, avverte: “Siamo di fronte ad un’inversione di tendenza. Gli ipermercati hanno vissuto il loro boom, ma adesso sono in declino. Negli Stati Uniti, dove il fenomeno era nato, tutto ciò è molto evidente ormai da anni”. Dopo la lunga stagione della crescita indiscriminata, in Sicilia è tempo di cannibalismo tra strutture della distribuzione: “Prima – commenta Messina – i grossi mangiavano i piccoli, ora si stanno divorando tra loro stessi”.
Ed in effetti, i numeri presentati dai sindacati sono eloquenti: tredici delle ventinove strutture hanno fatto ricorso alla cassa integrazione da inizio anno e, anche se i numeri non sono ancora tali da parlare di vera e propria crisi, i segnali di allarme non vanno ignorati. “I segnali sono in chiaroscuro – dice il direttore di Confesercenti Catania, Salvo Politino –, perché in questi mesi stanno faticosamente riaprendo gli ex Aligrup, rilevati da Coop ed altre società, mentre soffrono il Cash & Carry Metro di Misterbianco, che ha annunciato 49 esuberi su 120 addetti, e soprattutto gli Auchan, con i dipendenti in servizio a San Giuseppe La Rena in contratto di solidarietà, mentre a Misterbianco sono già partite ventisette lettere di trasferimento con destinazione Brescia, Taranto, Bari. Solo pochi si sono visti proporre Palermo dove, intanto, Auchan annuncia di essere riuscita in ottobre a contrastare la flessione dei consumi alimentari con un +20% nella vendita di prodotti di sessanta aziende siciliane”.
A tutto questo va ovviamente aggiunta la crisi. “Come se non bastasse il mercato saturo – prosegue Politino – la crisi in Sicilia sta colpendo più forte le famiglie rispetto ad altre regioni. Tra gennaio ed oggi, il potere d’acquisto è calato del 20, se non del 30 per cento. Lo abbiamo visto con i saldi. Ne risente pure la grande distribuzione, che ha rappresentato per un certo periodo una valvola di sfogo occupazionale. Senza voler parlare delle condizioni contrattuali imposte ai lavoratori, per nulla salvaguardati, possiamo certo affermare che quei centri non costituiscono il valore aggiunto ipotizzato da alcuni”.
La politica, interpellata, cerca di trovare una soluzione al problema prima che possa essere tardi. “Tutta colpa di anni di assoluta deregulation in cui ogni sindaco, anche del più piccolo comune, ha consentito nuove aperture senza tenere conto delle esigenze complessive del territorio”, dice l’assessore regionale alle Attività Produttive Linda Vancheri. “La prossima settimana – continua – la Giunta approverà e trasmetterà all’Ars il Testo unico sulle Attività produttive con un Piano regionale, al quale tutti gli enti locali dovranno adeguare il proprio Prg”.

