La crisi e gli assessori immobili | Il copione surreale dei centristi - Live Sicilia

La crisi e gli assessori immobili | Il copione surreale dei centristi

Pistorio s'è dimesso, Mangano e Vermiglio (foto) no. Non proprio un successo per i moderati. Che ora si dividono su Grasso.

Oggi tocca al Pd decidere il da farsi sul governo Crocetta. Sempre ammesso che il partito davvero decida qualcosa. Come invece è accaduto agli alleati centristi. Che hanno deciso di uscire coi loro assessori dalla giunta Crocetta. Peccato che tre giorni solo un assessore, poco fa, ne sia formalmente uscito.

Uno spettacolo abbastanza surreale che apre le danze di una crisi di governo fin qui un po’ grottesca, come del resto grottesca è stata la legislatura che va a concludersi.

La crisi dei fantasmi è quella che i Centristi per l’Europa di Gianpiero D’Alia hanno aperto dopo le uscite di Rosario Crocetta contro l’assessore Giovanni Pistorio. Annunciando la fine di un’esperienza che gli ex Udc consideravano già finita di un pezzo. In base a un accordo col Pd i Centristi hanno aspettato prima l’esito del voto di Palermo. Poi hanno annunciato il divorzio da Crocetta. E a stretto giro di posta i “cugini” alfaniani li hanno seguiti.

Tre giorni dopo, stamattina, i tre assessori in quota centrista erano ancora assessori. Uno, Giovanni Pistorio, aveva rassegnato il suo mandato al segretario del suo partito, Adriano Frinchi, trattandosi di dimissioni politiche, ha spiegato lui. È stato lo stesso Frinchi a consegnare oggi a Palazzo d’Orleans il commiato del politico catanese dalla giunta. Fuori uno. E gli altri due?

Un’altra, Carmencita Mangano, che i Centristi indicarono come tecnico dopo la dolorosa uscita di scena di Gianluca Miccichè, gabbato dalle telecamere nascoste delle Iene, ha preso carta e penna venerdì e ha fatto sapere che lei di mollare la poltrona non ne vuole proprio sapere. Il lavoro cominciato le piace e ci tiene a portarlo avanti. E i Centristi? I Centristi chi? Non c’era scritto ma fra le righe si leggeva bene. E poi c’è Carlo Vermiglio, l’assessore alfaniano ai Beni culturali, sul quale da due giorni ci si appassiona in sofferti retroscena, tra chi fa notare che manco lui ha tolto il disturbo e chi giura e spergiura che adesso, il tempo di sistemare le ultime carte, se ne andrà eccome. Il risultato è che negli ultimi due giorni si è parlato dell’assessore più di quanto non si era fatto da quando si era insediato. E che Vermiglio resta al suo posto a fare il suo lavoro da tecnico, come la collega Carmencita. E che Alternativa popolare se ne faccia una ragione.

Insomma, un quadretto niente male, quello di una politica di partiti ridotti all’insignificanza, i cui anatemi vengono liquidati con un’alzata di spalle da quanti i medesimi partiti hanno piazzato nei posti di governo. Nemmeno di Armata Brancaleone si può parlare, gli amanti della citazione dovranno ripiegare sul De Filippo di Questi fantasmi.

Intanto oggi Gianpiero D’Alia ha fatto sapere in un’intervista a La Sicilia tre cose. E cioè che non intende candidarsi a presidente della Regione, che il prossimo candidato non può essere Crocetta e che Piero Grasso ai Centristi non starebbe bene, ma benissimo come leader di un patto tra democratici e moderati, sempre che il Pd sia interessato.

Peccato che gli alleati strettissimi di Alternativa popolare hanno detto tutt’altro in questi giorni. E cioè massima stima per Grasso, ma loro vogliono un candidato presidente moderato. Parola di Angelino in persona. Insomma, una sintonia perfetta. Tanto che dal centrodestra se ne sono accorti e con le idee chiarissime che si ritrovano in questi giorni hanno mandato segnali agli alfaniani. Il granitico blocco del centro moderato, insomma, potrebbe squagliarsi subito come neve nel caso di un sì di Grasso, con D’Alia da una parte e gli alfaniani dall’altra. Ma ci sarà tempo per affrontare la questione. Nella speranza, per i moderati alleati pentiti di Crocetta, che i loro elettori li stiano a sentire un po’ di più dei loro assessori.

 


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