A chi andrà il miliardo | del "mutuo della discordia" - Live Sicilia

A chi andrà il miliardo | del “mutuo della discordia”

La maggior parte delle somme ottenute dal mutuo servirà per onorare i debiti della Regione nella Sanità. Così, se il ddl pagamenti verrà approvato (oggi riprende l'iter a Sala d'Ercole), ad alcune multinazionali con sede legale fuori dalla Sicilia andranno cifre "a sei zeri". Ma una boccata d'ossigeno è in arrivo anche per le cliniche e le aziende siciliane.

PALERMO – La parte del leone la fanno le grandi case farmaceutiche. Un pezzo di mistero, così, è svelato. “Vogliamo vedere l’elenco” avevano protestato veementemente i deputati di opposizione, rivolgendosi al governo. La lista tanto agognata è quella delle imprese creditrici nei confronti della Regione. Quelle alle quali andranno le somme che il governo si troverà tra le mani dopo l’accensione del mutuo da un miliardo che sta accendendo un po’ dovunque, tra politici e imprenditori, focolai di polemica.

Buona parte del mistero, però, è svelato. Un elenco, intanto, esiste. Ed è quello più importante. Il più pesante. Quello che rappresenta, cioè, i due terzi dei debiti da ripianare: gli oltre 640 milioni di euro che le aziende sanitarie vantano nei confronti della Regione. E con i quali andranno ripagare le imprese creditrici. Ma quali sono queste aziende?

Già a Sala d’Ercole qualcuno aveva abbozzato: “Mi risulta che si tratti – ha denunciato ad esempio Santi Formica – di grandi aziende farmaceutiche”. Aziende che, giusto per essere chiari, hanno tutto il diritto di ottenere quei soldi. Ma a far discutere erano stati gli eventuali effetti del mutuo per la Sicilia. Quante, di quelle aziende, infatti, hanno sede legale nell’Isola? Quante, quindi, a fronte del sacrosanto pagamento del debito verseranno le tasse in Sicilia? Poche. Almeno stando a quelle che vantano il credito più grosso. Almeno a sei zeri.

Tra queste, ovviamente, la Roche che nelle sue due diramazioni (spa e “diagnostic”) dovrà ricevere dalla Regione oltre 11 milioni di euro. Quasi quanto la Novartis Farma, azienda che ha sede legale a Novara, e a cui andranno circa 10 milioni. La romana Pfizer, invece, vanta un credito superiore agli 8,2 milioni di euro.

Crediti comunque superiori ai 5 milioni quelli vantati dalla Baxter (sede legale a Roma, credito di 5,8 milioni circa), la Dussman (Bergamo, 5,6 milioni), Abbott (7 milioni complessivamente tra le varie denominazioni riconducibili alla casa madre), GE Medical System Italia (multinazionale che vanta crediti per quasi 6 milioni di euro oltre al milione e mezzo della Ge Healthcare), Glaxo (società veronese: 5,2 milioni di credito), Msd (Roma) che vanta un credito di circa 5 milioni di euro così come la milanese Farmafactoring.

Un po’ sotto la soglia dei 5 milioni di piazza unvece una “big” come la Philips (4,3 milioni di euro), un po’ meno della romana Cofely (4,8 milioni). E la Regione ha debiti milionari con decine di altre società extrasiciliane tra cui la Abbvie (di Aprilia, 3,8 milioni), Air liquide sanità (milanese, 3,8 milioni), Amgen (milanese: 3,5 milioni), Artsana (di Grandate, nel milanese: 4,4 milioni), Elettronica bio-medicale (di Foligno: 3 milioni), Genzyme (di Modena: 3, 5 milioni), la Servizi Italia, azienda specializzata nelle attività di sterilizzazione: la Regione deve alla società che ha sede legale a Soragna, in provincia di Parma, oltre 4,3. Non mancano, poi, tra i debiti più pesanti, quelli per le utenze. La Regione restituirà all’Enel oltre 4,5 milioni e alla Telecom 3,7 milioni di euro.

E le aziende siciliane? Come detto, rappresentano la minoranza. Ma il mutuo porterà un po’ di ossigeno anche nell’Isola. Intanto, a una serie di Cliniche. A Palermo, ad esempio, il mutuo consentirà di ripianare i debiti con la “Candela” (1,4 milioni), la clinica Andros (410 mila euro), la “D’Anna” (420 mila), la “Demma” (360 mila), la “Latteri” (490 mila), la “Maria Eleonora” (due milioni), la “Maddalena” (960 mila), la “Macchiarella” (560 mila), la “Noto-Pasqualino” (980 mila), la “Orestano” (970 mila), la “Serena” (1,8 milioni) e la “Torina” (900 mila). Debiti da saldare ovviamente nel resto della Sicilia dove a vantare un credito nei cofronti della Regione sono, tra le altre, la messinese “Cristo re” (1,5 milioni), la “Santa Barbara” di Gela (2,1 milioni). La Regione, poi, deve soldi anche all’Amap (un milione), alla Multiservizi (1,4 milioni), alla Seus (700 mila euro). Mentre altre aziende completamente private vantano crediti superiori al milione: la Giomi di Messina (2,3 milioni), la Pfe di Caltanissetta (3,8 milioni), il consorzio catanese “Sisifo” (due milioni e mezzo) e la palermitana “Servizi medicali” (1,4 milioni).

Ai debiti della sanità, poi, andranno aggiunti quelli che fanno capo a Comuni, Province e Regione. La fetta più piccola, ma comunque “pesante”: circa 360 milioni. Dieci dei quali serviranno per pagare creditori del Comune e della provincia di Siracusa, due milioni i debiti del Comune di Palermo. Poco meno quelli di Gela (1,8 milioni).

Oggi, il ddl arriva all’Ars. Con qualche mistero in meno. Ma c’è ancora da sciogliere il nodo maggiore. Che sta incendiando le polemiche a Sala d’Ercole: i debiti vanno onorati. Le aziende vanno pagate. Che siano siciliane, o meno. Su questo, un po’ tutti sono d’accordo. Ma come farlo? Indebitando i siciliani per i prossimi trent’anni e tenendo Irpef e Irap ai livelli massimi? Su questa ipotesi il “no” è ampio e trasversale. Ma trovare una soluzione alternativa, in tempi di vacche magre, non è per nulla semplice.


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