La fine del cerchio magico |Roma prende le redini della Regione - Live Sicilia

La fine del cerchio magico |Roma prende le redini della Regione

Il capitolo del bilancio si chiude con una maggioranza debole e rabberciata, un presidente sulla difensiva e un assessore all'Economia che porta a casa tutte le misure concordate con il governo centrale

PALERMO – Con la coda tragicomica della conta disperata dell’ultimo momento per mettere insieme una maggioranza (qualsiasi), si è chiusa ieri mattina dopo 24 ore l’ultima seduta della sessione di bilancio dell’Ars. Dopo l’uscita dall’Aula delle opposizioni, un colpo di teatro che ha spiazzato Crocetta e i suoi, è partita la caccia al deputato per raggranellare i voti necessari a chiudere la pratica senza un umiliante rinvio a oggi. Alla fine i conti sono tornati, grazie alla generosa astensione di Vincenzo Vinciullo dell’Ncd e di Mimmo Fazio del misto, oltre al voto addirittura favorevole di Giovanni Greco dell’Mpa. È diventata legge così la finanziaria che ha sancito definitivamente il passaggio di consegne tra Palermo e Roma per la guida della Sicilia. E che ha visto finire all’angolo, per non dire al tappeto, il famoso cerchio magico di Rosario Crocetta.

A Palazzo a volte un’assenza dice più di mille parole. E non è passata inosservata quella del segretario generale Patrizia Monterosso, che non si è vista nelle ore più calde a Palazzo dei Normanni, a differenza di tanti precedenti. Tra i burocrati, nei corridoi di Palazzo dei Normanni si notava invece il nuovo ragioniere generale Salvatore Sammartano. Un’immagine plastica che racconta come l’asse del potere in giunta si sia spostato su via Notarbartolo, su quell’assessorato all’Economia avamposto del governo Renzi nella giunta regionale.

Alessandro Baccei, assessore al bilancio e garante del governo nazionale nella giunta Crocetta, ha vinto su tutta la linea.La sua azione di rigore è andata in porto malgrado le bizze di sindacati, burocrati e di qualche pezzo della politica. Le misure sui regionali sono passate senza troppi problemi, e Crocetta, dopo l’imbarazzo ei tentennamenti dei giorni scorsi, ha difeso la riforma, spiegando che non di tagli si tratta ma d adeguamenti. Peccato non pensarci prima, nel primo anno di giunta, quando le elezioni erano lontane, come era più lontano il rischio default, e misure di quel tipo avrebbero consentito al governo regionale di rapportarsi con Roma in una posizione meno debole e disperata. Oggi, invece, alla classe politica siciliana e all’Ars tutta non è rimasto che bere o affogare.

Vince Baccei, quindi. In Aula l’assessore toscano ha dimostrato di sapersi calare bene nella parte. E già in commissione il tecnico voluto da Delrio se l’era cavata, concedendo qualche briciola dei pochi spiccioli rimasti per placare i desiderata localistici dei deputati. Qualche spicciolo sui territori, tutte più o meno nobili cause, il brandello da esporre trionfanti al proprio elettorato, ha consentito a creare un clima più rilassato in Aula, dopo le incomprensioni delle scorse settimane. E per una ventina d’ore la navigazione della manovra è proceduta più o meno serena. A complicare le cose arrivavano gli interventi del governatore. Rimasto fuori dalla scena durante la discussione di alcune delle misure più impopolari, Crocetta si è poi rifatto vedere in Aula, scaldando però gli animi, fino alla rottura maturata sulla ex tabella h e su altre faccende di finanziamenti. Alla fine al governatore non è rimasto che ostentare soddisfazione, anche per le aperture di Ncd, che per la verità ha contribuito al voto finale con il solo Vincenzo Vinciullo. Ma anche un eventuale avvicinamento degli alfaniani sarebbe un altro passo verso la normalizzazione “romana” della situazione siciliana, per riproporre la maggioranza che nella capitale sostiene Renzi anche qui a Palazzo dei Normanni.

Restano tutte le incertezze sui conti claudicanti, ma dopo le misure adottate sui regionali – profondo il malcontento dei sindacati – la Regione avrà qualche carta in più da giocare al tavolo romano. Tavolo nel quale oggi più che mai è chiaro chi sia a dare le carte. E di certo non sta a Palazzo d’Orleans.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI