La Finanziaria è mutilata | Ecco chi non si salverà - Live Sicilia

La Finanziaria è mutilata | Ecco chi non si salverà

Il presidente Crocetta ha annunciato per domani la pubblicazione di una Finanziaria "che uccide la Sicilia" e che non presenterà le norme impugnate dal Commissario dello Stato. Ecco i lavoratori, le categorie e gli enti che da domani saranno "ufficialmente" cancellati dal bilancio regionale.

PALERMO – Ieri l’appello al “senso di responsabilità” delle famiglie. Oggi addirittura i riferimenti a Napolitano, a Gandhi, al soprannaturale. Segnali di un timore chiaro. Palpabile. Le parole di Rosario Crocetta puntano i riflettori nuovamente su una Sicilia “impugnata”. Cancellata dagli errori del governo e del Parlamento e dalla penna del Commissario dello Stato. Quasi 30 mila persone “scomparse” dal bilancio della Regione siciliana. È questo, infatti, il primo effetto concreto della decisione, annunciata in mattinata dal governatore, di pubblicare la Finanziaria senza le parti bocciate da Aronica. In attesa che il governo si metta al tavolo e le riscriva, in qualche modo.

Certo, se proprio si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, l’apparizione domani in Gurs della manovra sblocca la cassa regionale. E consentirà nel giro, probabilmente, di una settimana, di garantire gli stipendi ai dipendenti della Regione. Eviterà, magari, alcuni problemi “logistici” come l’assenza della carta igienica o dei toner per le stampanti negli uffici pubblici. E consentirà di ripristinare i servizi di pulizia nei siti culturali siciliani, fermi orma da quel 18 dicembre, giorno in cui il governo ha dovuto mettere un lucchetto alla cassa di Palazzo d’Orleans.

Ma se qualcuno (quasi ventimila persone e le rispettive famiglie, a dire il vero) potrà tirare un sospiro di sollievo, almeno altrettanti siciliani, domani, si ritroveranno in quel tunnel di paura e incertezza nel quale sono entrati dopo la decisione-choc del Commissario. E questa Sicilia “dai due volti” (uno che piange e uno che non ride comunque) era stata tratteggiata bene, ieri, dall’assessore all’Economia Luca Bianchi: “Pubblicare subito la Finanziaria senza le parti impugnate dà certezze a qualcuno ma non ci consente di sistemare tante altre situazioni drammatiche”.

Quali sono queste situazioni? Si tratta innanzitutto di quei lavoratori che non dipendono direttamente dalla Regione ma che “vivono” con i contributi garantiti dal bilancio regionale. Ma la pubblicazione domani in Gurs della legge di stabilità cancella anche i Fondi ai Teatri, alle associazioni antimafia, all’Istituto per le attività produttive, alle associazioni che assistono i disabili e i non vedenti. In alcuni casi, alcuni soggetti potranno attingere ai fondi residui del bilancio. In grado di garantire una sopravvivenza di uno, due mesi al massimo. Per altri, almeno fino alla nuova manovra, già annunciata dall’assessore Bianchi rubinetti si chiuderanno subito.

Per la stima numerica, ci affidiamo al governo. Che ha parlato nei giorni scorsi di 26 mila lavoratori a rischio. “Migliaia di famiglie gettate sul lastrico”, sottolinea drammaticamente oggi Crocetta. Suscitando, però, le “tirate d’orecchi” delle parti sociali: “Non soffi sul fuoco di questa tragedia, il suo governo è responsabile” gli ricordano i sindacati.

La Finanziaria e la successiva impugnativa, in effetti, lasciano ovunque macerie. E la manovra-bis al quale il governo dovrà presto mettersi a lavorare (cercando soldi in chissà quali pieghe di un esangue bilancio, probabilmente puntando su quelli che finanziano gli Enti locali) somiglierà a un’opera di vera ricostruzione. Un intervento pesante di “chirurgia plastica” a una manovra finanziaria martoriata e ormai deforme.

Una manovra, per intenderci, che prevedeva il passaggio di migliaia di lavoratori delle società partecipate in liquidazione a quelle mantenute in piedi dal governo. Una norma cassata. Così, i lavoratori rischiano di trovarsi in mezzo al guado: fuori dalle società da sciogliere, ma fuori anche da quelle in cui avrebbero dovuto confluire. Mancano addirittura 180 milioni per garantire il capitolo della “meccanizzazione agricola”: per intenderci, mancano i soldi per garantire gli stipendi di migliaia di lavoratori Forestali.

Associazioni, Fondazioni e centri antiracket perdono 520 mila euro, fondi assegnati ogni anno dalla Regione come contributo a queste strutture impegnate a fianco degli imprenditori che denunciano il pizzo, ma anche in attività di divulgazione della memoria di Falcone e Borsellino nelle scuole e tra i giovani. Chi denuncia il pizzo non riceverà i 510 mila euro a valere come rimborso degli oneri fiscali, misura introdotta per sostenere le vittime del racket. Persi anche i 180 mila euro stanziati nel fondo a disposizione della Regione per la costituzione delle parti civili nei processi contro la mafia. Saltano anche i fondi per pensioni straordinarie e vitalizi a favore delle vittime del dovere, della mafia e della criminalità organizzata (34mila euro), 15 mila euro di contributi in favore di imprenditori e liberi professionisti per l’acquisto e l’installazione di impianti elettronici di rilevamento di presenze estranee e di registrazione audiovisiva e altri 110 mila euro come una tantum per chi subisce danni da attentati a immobili, mezzi di trasporto e lavoro. L’Arma dei carabinieri deve rinunciare a 2,5 milioni di euro e non ci sono più i contributi per i consorzi dei comuni (258 mila euro) che si occupano esclusivamente della gestione e della valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata per le spese di funzionamento.

Ma non solo. Saltano anche gli stanziamenti per gli ex dipendenti della Fiera del Mediterraneo passati in Resais, dei dipendenti del Ciapi, dell’Esa, dell’Eas, dei consorzi di bonifica (29 milioni), del Cerisdi, del Coppem, del Corfilac e dell’Istituto zootecnico. Tagliati anche gli oltre 8,5 milioni destinati al funzionamento dell’Arpa. Saltano i 12 milioni destinati al funzionamento dell’Irsap: “Questo impedirà – ha spiegato Crocetta – alle imprese di effettuare le opere di depurazione”.

Mancano le somme necessarie a garantire gli stipendi dei comandati negli assessorati Energia, Economia e Sanità, e quelle destinate agli Enti parco e alla Riserve naturali. Scompaiono i fondi per il pagamento degli stipendi dei dipendenti dell’Ufficio di Bruxelles e di quelli dell’Istituto Vite e Vino. Cancellate anche la somme per i Teatri siciliani, per le Università e gli Ersu, per le fondazioni Orcehestra sinfonica siciliana e Teatro Massimo, per gli enti cattolici, per le associazioni che rappresentano i disabili e i ciechi. Una Sicilia intera che scompare dal bilancio della Regione. Una Sicilia che rischia di non esistere più.


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