Ecco 'la generazione dello spray' | "Il gregge può diventare branco" - Live Sicilia

Ecco ‘la generazione dello spray’ | “Il gregge può diventare branco”

foto d'archivio

C'è il rischio dell'emulazione? Cosa succede nella testa dei ragazzi che usano spray? Parla l'esperto.

PALERMO – Da arma di difesa personale a grave pericolo per le masse. Lo spray urticante sta facendo da padrone sulle pagine di cronaca nera dei giornali di tutta Italia, Sicilia compresa: è recentissima la storia dell’improvvisa diffusione della sostanza all’interno di un’aula del liceo classico Giuseppe Garibaldi; l’allarme è rientrato in pochi minuti, i responsabili sono stati individuati e una severa punizione è stata annunciata dalla dirigente scolastica.

Il tamtam mediatico intorno all’uso scorretto dello spray potrebbe portare a vederlo come un nuovo fenomeno sociale, scaturito dai fatti di Corinaldo, dove, secondo la ricostruzione, per uno spruzzo durante un concerto del trapper Sfera Ebbasta, nella notte di venerdì 7 dicembre hanno perso la vita cinque minorenni e una madre che aveva accompagnato la figlia. Rimane dunque attualissimo chiedersi cosa arrivi a scatenare l’emulazione di questi gesti sbagliati, anche dopo che gli autori hanno avuto prove tangibili di conseguenze potenzialmente tragiche.

A questo interrogativo risponde il professor Daniele La Barbera, psichiatra, direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria del Policlinico e della scuola di specializzazione in Psichiatria della facoltà di Medicina dell’Università di Palermo. “Sicuramente non c’entra nulla con la ‘pazzia’. Si tratta di un mix potenzialmente molto dannoso di trasgressività, mancanza di capacità di ragionare in senso critico sulle conseguenze dei propri gesti. È un classico agito adolescenziale, tenendo conto che oggi l’adolescenza tende a protrarsi anche abbondantemente oltre i vent’anni”.

Un acriticismo che non guarda in faccia neanche la morte. “Nel senso che non viene valutato che l’effetto di un proprio gesto sconsiderato può avere conseguenze anche maggiori e più gravi di quelle che si possono immaginare – spiega La Barbera –. Oggi rispetto al passato c’è una maggiore tendenza all’agito, cioè a mettere in atto i propri impulsi e le proprie spinte istintive, e a uniformarsi a una dimensione di gregge in maniera rapida e acritica. E quando il gregge diventa branco, e agisce al di fuori di qualsiasi senso logico, di valutazione di opportunità e di adeguatezza, i rischi possono essere anche molto gravi”.

Atteggiamenti ancor più evidenti nel confronto tra le generazioni dei primi smartphone e quella della trap. “I giovani di oggi sono i nativi digitali, iper connessi, che passano gran parte della giornata in rete o utilizzando vari servizi sullo smartphone. Sono più reattivi, più svegli, ma pagano il prezzo dell’ingresso in un mondo tecnologico così avanzato senza riuscire sempre a cogliere la profondità dei legami, delle relazioni e dei sentimenti. C’è il rischio che alcuni di essi rimangano in superficie”.

Sono luoghi di sfogo, proprio la scuola o la discoteca; nonostante le brutte notizie, la tendenza all’emulazione prosegue il suo corso. “Non bisogna neanche generalizzare però – sottolinea il professore – perché si può dare un messaggio fuorviante e dannoso. Si tratta di frange di adolescenti, quelli più vulnerabili e problematici, che non hanno strutture familiari e sociali di supporto adeguate. I ragazzi più violenti sono quelli più fragili, e quindi più facilmente mettono in atto comportamenti a rischio o devianti, vengono marginalizzati a scuola, e così via”.

Tra l’episodio del Garibaldi e la strage di Corinaldo c’è, ovviamente, un abisso, ma in entrambi è giusto chiedersi cosa sia accaduto. “Credo che oggi l’adolescenza pone una serie di problemi molto complessi e oggi ciascuno deve prendersi le sue responsabilità”, puntualizza La Barbera. “La famiglia, i genitori, la scuola, le agenzie educative: tutti devono fare azione preventiva, di sostegno e di profilassi anche se è un compito difficile. Oggi nessuno può sottrarsi”. Le ‘soluzioni’ più efficaci si rivelano ancora una volta le più dirette: “Il dialogo, l’attenzione psicologica, la presa in carico del ragazzo o del gruppo classe; cogliere se ci sono elementi di disagio su ogni piano, se c’è un atteggiamento eccessivamente fuori dalle regole. È chiaro che più in tempo si riescono a intercettare questi comportamenti disfunzionali, migliore sarà la possibilità di intervenire e di porvi rimedio”.


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