La "Guerra fredda" nel Pd diviso |Ossimoro con la Festa dell'Unità - Live Sicilia

La “Guerra fredda” nel Pd diviso |Ossimoro con la Festa dell’Unità

L'ultimo campo di battaglia, Scordia, ha evidenziato ancora una volta fratture tra le correnti democratiche.

SCORDIA – Come la guerra fredda. Combattuta nelle periferie della provincia, a colpi di battaglie anche sanguinose. In questo caso, di sangue non ne scorre, ma la polemica è accesa, infuocata, violenta, per una politica locale che poi così locale non è. Dopo settimane dalla sfiducia al sindaco, ormai ex, di Scordia, Franco Tambone, continuano gli interventi e le prese di posizione, ma soprattutto gli scontri, tra ex alleati democratici. Che evidenziano una frattura quasi insanabile tra le anime del Pd, in continuo contrasto. Dopo la lotta a Giarre e a Caltagirone, dove le frizioni sono costate la poltrona di sindaco ai candidati democratici, e Grammichele, dove il Movimento 5 Stelle molto probabilmente è stato scelto per non premiare altre formazioni, è l’ora di Scordia.

L’ultimo campo di battaglia tra le correnti: il voto contro il primo cittadino da parte del gruppo del Megafono, con lo zampino dell’area Articolo 4, ha scatenato le critiche, durissime, della deputata regionale Concetta Raia e dell’assessore catanese ai Servizi sociali, nonché animatore di Demosì, Angelo Villari. La prima, dopo aver denunciato l’assenza di regole nel partito, sottolinea come “si risponde solo a logiche di corrente e i capicorrente a interessi personali, senza avere il minimo senso di responsabilità politica o nei confronti dei cittadini e delle comunità che vengono amministrate”. Il secondo parla di episodio “tragicomico” a Scordia, e della “gravissima posizione assunta dai consiglieri del Megafono, che se pure politicamente inconsistenti, avevano ottenuto all’indomani delle elezioni proprio del sindaco Tambone, a proposito di posizionamenti e ben oltre le più ottimistiche previsioni, ben cinque scranni in Consiglio e la presidenza del Consiglio”.

Le accuse di tradimento non si contano, dunque, contro chi, al momento di votare la sfiducia, non hanno esitato a dare il colpo di grazia al primo cittadino, creando ancora destabilizzazione nella distensione apparente di casa democratica. Accuse alle quali ha replicato prima l’ex presidente del Consiglio Cacciola e il consigliere Barresi, esponente dell’area Articolo 4 e vicino a Luca Sammartino, che sottolinea come, a votare contro la mozione di sfiducia siano stati solo 3 consiglieri, con la maggioranza dell’assemblea “delusa da tre anni di amministrazione” e come Tambone avrebbe potuto dimettersi per evitare l’inevitabile.

“La mia scelta è stata sofferta – dice. Le cause sono molteplici: l’ultimo episodio, sintomo del fatto che il sindaco fosse in confusione – continua – è certamente l’ultimo azzeramento di giunta che viene effettuato per poi confermare il 50% della squadra uscente. Scordia non merita tutto questo, per queste ragioni ho deciso con convinzione che questa esperienza poteva concludersi”.

Uno scontro nelle periferie della provincia etnea, mentre i rappresentanti catanesi del Pd, di vecchia e di nuovissima guardia, annunciano la festa dell’Unita. Una sorta di ossimoro, pensando a quando il partito di governo, a Roma come a Palermo come all’ombra dell’Etna, sia in effetti, diviso. Che l’evento – quasi démodé, negli ultimi anni più il ricordo di un passato che fu, che una celebrazione del presente – si svolga in una delle piazze più divise d’Italia, sembra quanto meno curioso, per quanto non è escluso che proprio la realizzazione della festa alla villa Bellini di Catania sia un segnale, una spinta verso una nuova compattezza che possa arrivare, quanto più integra possibile, ai prossimi appuntamenti elettorali.

La batosta delle ultime amministrative potrebbe aver dato una lezione ai democratici etnei e siciliani. Divisi si perde. Ma la forza delle correnti centrifughe potrebbe essere più forte di qualsiasi festa e di qualsiasi, ritrovata per l’occasione, unità. 

 


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