PALERMO – Un ricorso inammissibile “per carenza di interesse”, l’altro perché ‘macchiato’ dalla pioggia di reclami presentati dallo stesso proponente. Sono le ‘sentenze’ emesse dalla Commissione regionale di garanzia del Partito democratico siciliano su due dei diversi ricorsi che erano stati presentati contro le modalità di celebrazione del congresso che poi ha dato il via libera alla riconferma della segreteria di Anthony Barbagallo. A questo punto resta da capire se i nemici dell’attuale segretario decideranno di passare alla giustizia civile, come fatto trapelare a fine estate.
Ricorso inammissibile “per carenza di interesse”
La commissione, presieduta dall’ex deputato regionale Giovanni Panepinto, si è espressa prima di tutto sul ricorso presentato il 15 gennaio dal parlamentare regionale Giovanni Burtone, Teresa Piccione, che poi fu eletta segretaria della federazione di Palermo, Antonio Rubino, Felice Calabrò, Eleonora Sciortino e Marco Guerriero.
La decisione della Commissione di garanzia
Il dispositivo esteso dalla commissione ricorda che in una precedente riunione l’organismo, che è stato ricostituito dopo la rielezione di Barbagallo, dava venti giorni di tempo ai ricorrenti per dichiarare “con apposito atto” la “persistenza o meno dell’interesse alla decisione del ricorso”. I commissari, inoltre, indicavano la necessità di depositare una memoria riassuntiva con le motivazioni del ricorso e allegandovi i documenti sui quali si fondava. Un passaggio formale che non è stato compiuto, da qui la decisione e così la Commissione ha dichiarato il ricorso “inammissibile”.

I motivi del ricorso
Burtone e gli altri firmatari del documento contestavano le modalità con le quali si era svolto il congresso, a partire dalla decisione di far partecipare soltanto gli iscritti al Pd, ritenendo valido invece lo statuto regionale del 2009. I ricorrenti puntavano il dito contro il regolamento congressuale approvato nell’assemblea di gennaio all’Astoria Palace di Palermo. Quella sera, secondo Burtone e gli altri, non c’era il numero legale.
La pioggia di ricorsi a firma Vitarelli
La Commissione ha poi respinto anche il ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Vitarelli. Quest’ultimo ha presentato il documento che confermava il proprio interesse al ricorso, ribandendo anche l’eccezione di illegittimità nei confronti della commissione Panepinto. La Commissione però, ricordando i 39 reclami presentati da Vitarelli sui vari passaggi congressuali e rispetto al rimpallo di competenze tra la Commissione regionale e quella nazionale di garanzia, ha stigmatizzato “l’uso massivo” degli strumenti di tutela del partito.
La Commissione contro “l’abuso dei ricorsi”
Secondo la commissione “in un partito democratico e plurale, per natura aperto al confronto politico, il ricorso agli organi di garanzia non può che considerarsi come ‘extrema ratio’ e non certo come la regola”. L’abuso di questi strumenti, secondo i commissari, “rischia non solo di sviare lo strumento processuale dalla sua funzione di garanzia o di propulsione e di stravolgerne e svilirne la natura, ma anche – si legge – di violare gli stessi principi fondanti del Partito democratico, oltre che i principi generali di correttezza e buona fede”.
La commissione Panepinto contesta anche la forma dei ricorsi presentati da Vitarelli. Non sarebbero stati redatti “in modo circostanziato, né con indicazioni puntuali delle disposizioni statutarie ritenute violate”. In aggiunta, nessuna decisione è arrivata da Roma rispetto alla ricusazione avanzata da Vitarelli contro la Commissione regionale di garanzia. L’organismo presieduto da Panepinto, quindi, si ritiene “confermato nella propria competenza e nei propri poteri”.
“Ricorso presentato in ritardo”
Il ricorso Vitarelli, inoltre, è stato respinto perché presentato in ritardo. Secondo la commissione il deposito dell’atto non è avvenuto entro il 26 febbraio, ad un mese dalla contestata assemblea dell’Astoria, ma “solo l’8 maggio”. E “a nulla vale invocare di avere avuto solo successivamente conoscenza dell’atto stesso”, scrive la Commissione regionale di garanzia. Con l’inammissibilità del ricorso Vitarelli, inoltre, la Commissione giudica tali anche “i successivi ricorsi collegati” e che erano stati presentati contro gli atti del congresso.
Vitarelli: “Decisione ingiusta, nuovo ricorso”
Vitarelli, però, replica: “La decisione della Commissione regionale di garanzia è nulla e da annullare per conflitto di interessi e per carenza di motivazione su questioni preliminari non esaminate, anche perché si tratta di azioni di nullità, assoluta insanabile, imprescrittibili”. Il legale sottolinea inoltre: “La Commissione nazionale di garanzia, che ha sostituito temporaneamente la precedente Commissione regionale, aveva già giudicato ammissibili i ricorsi, tanto è vero che aveva già disposto ed acquisito le audizioni dei ricorrenti e del controinteressato (Barbagallo)”.
Poi l’annuncio: “Nell’esercizio del mio diritto inviolabile di difesa e nell’interesse del Partito democratico per realizzare i suoi principi e valori sto scrivendo il reclamo alla Commissione nazionale di garanzia con cui impugno questa decisione palesemente ingiusta per numerosi motivi, con riserva di rivolgermi all’autorità giudiziaria in caso di rigetto del ricorso o in caso di mancata decisione entro i termini previsti dallo Statuto nazionale”.
Pd, l’ombra dei tribunali
A questo punto le voci su un possibile ricorso alla giustizia civile, fatte filtrare a fine estate, potrebbero concretizzarsi dando vita ad una nuova puntata della soap, ma ben più pesante, nelle aule di tribunale.

