Pino Leto, il dolore e la sfida: 'Vi amo tutti'

La lotta di Pino Leto, il dolore e la sfida: ‘Vi amo tutti’

La battaglia più difficile del pugile e campione palermitano.
LA SOFFERENZA DI UN CAMPIONE
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Pino Leto non ha mai smesso di dare pugni e di prenderli, con coraggio. Anche adesso che il ring è un’immagine lontana, il campione palermitano è rimasto al centro di se stesso e continua a combattere contro malattie e problemi che non ne hanno fiaccato lo spirito indomito. Tanti che gli vogliono bene, cioè tutti, seguono con apprensione affettuosa i post che pubblica su Facebook. Ecco uno degli ultimi. Il grido del valore che non si sottomette ai guai e che ha la forza di riconoscere il sentimento di chi gli è rimasto accanto.

Come ormai ogni notte, mi sveglio alle h 02:00, il mio orologio biologico ha bisogno di una messa in punto, comunque ne ho approfittato per radere barba e capelli, ormai spelacchiati da chemioterapia e radioterapia. Tra un po’ di ore incontro con il chirurgo per una Tac al drenaggio per capire se ha tirato tutta la materia che formava l’ascesso e i tanti problemi che comportava oltre a dolori atroci da non poter nemmeno camminare, a quello di una possibile setticemia dovuta alla forte infezione. Penso di avere vinto anche questa battaglia, dopo aver sconfitto quasi del tutto il cancro, il Covid più virulento che si potesse prendere; l’embolia ai polmoni, alcune ernie alla colonna vertebrale e per ultimo questa gravissima infezione dovuta alla suppurazione da infiltrazione andata quasi in tragedia. Non mi avete mai fatto sentire solo. Grazie, ragazzi. Se ancora sono qui, in gran parte, lo devo anche a voi. Vi amo!”. Di contorno, immagini attuali o di repertorio, con i guantoni in azione.

C’è già una descrizione clinica dei gravissimi ostacoli da affrontare che non ha bisogno di ulteriori dettagli. Risalta l’animo del combattente che fa di tutto per non andare al tappeto, pure nell’umore. Che mena, para e, quando non ce la fa più, si aggrappa al cuore di chi lo ama, come se fosse la corda del quadrato. Pino è sempre stato un ragazzo buono. Alla memoria, da un ripostiglio non dimenticato, torna l’eco di un caffè insieme di tanti anni fa. Lui che, all’inizio, è diffidente e si mette in guardia. Ma, una volta superato il ghiaccio dei primi momenti, ecco che dalla pelle coriacea dell’adulto esce l’innocenza di un bambino. Che tutto vuole dire e ascoltare. E che tutto mostra di sé, senza più riserve. Un uomo dalle mani grandi e dagli occhi immensi, con una ancora più gigantesca fame di abbracci e cose belle.

E’ stato anche un un adolescente ribelle, per forza di cose, Pino Leto. In confronto a quello che ha passato, la vita cinematografica di Rocky Balboa era quasi una commedia musicale. Si legge in un suo bellissimo e non recente libro, a cura di Christine Zuppinger: “Ho disputato quindici titoli italiani, ma la cosa che mi ha reso più felice è stata la conquista del titolo europeo per Ko, a trentatrè anni, contro Edip Secovic, quando tutti ormai mi davano per finito. Dovrei essere appagato, ma non lo sono, se penso ai tanti amici della Vucciria, ai compagni finiti male. Ci sono ancora troppi ragazzi che cercano qualcosa su cui aggrapparsi per non affogare. Io li conosco bene, ho provato anch’io la loro rabbia, le loro umiliazioni, la loro fame di affetto e di solitudine”. Il titolo del racconto di una esistenza è secco, come la sintesi di una eternità: “Amare Palermo amara”.

Pino Leto oggi

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