PALERMO – “Ardizzone? Lui dice una cosa, il suo partito ne dice un’altra”. L’alleanza Crocetta-Udc incespica sul tappeto delle Province. Sulle necessità distinte del governo e del parlamento. Su quella danza di date che ha anticipato, confermato, posticipato – almeno nelle idee dell’esecutivo – le elezioni. “Il presidente dell’Ars vuole fare votare il disegno di legge sulle Province? Sono fatti suoi”, insiste Crocetta, che non nasconde un po’ di fastidio. Ardizzone, infatti, non sembra voler recedere dalla sua decisione. Che è, poi, semplicemente quella di rispettare un ordine del giorno fissato da settimane: il 6 marzo a Sala d’Ercole è previsto il voto sul ddl di riforma delle Province. E il presidente dell’Ars insiste: dei nove esitati dalle commissioni, ne verrà votato uno. “E che fa – ironizza oggi Crocetta – ne sceglie uno a caso e lo votiamo? Io spero che ci ripensi”. E per convincere Ardizzone, il governo lavorerà su un doppio binario. Da un lato, il ddl che prevede, appunto, il rinvio della data delle elezioni. Sarà un testo stringatissimo, di due-tre articoli. Contestualmente, ecco un “atto di indirizzo”, una bozza di riforma che prevede, come “base” da cui partire, la trasformazione delle Province in liberi consorzi di Comuni, e la chiusura di una serie di carrozzoni mangiasoldi. “Stiamo ascoltando – ha detto Crocetta – le proposte di tutti i gruppi politici. Lavoreremo a un testo di ‘sintesi’”.
Ma al di là dei tecnicismi, c’è il nodo politico. Quello che poggia sui rapporti tutti interni alla maggioranza. Con l’Udc, in particolare. I rapporti con i centristi, del resto, si sono incrinati già in occasione delle Politiche, quando il partito di Casini ha deciso di correre col Centro di Monti. “L’Udc – ha commentato già in quell’occasione Crocetta – ha commesso un errore. Una scelta suicida che ha danneggiato anche il centrosinistra. Se si fossero alleati con noi, avremmo vinto anche al Senato, qui in Sicilia”. Ma dopo quella “bacchettata”, le rassicurazioni: “Io sono stato eletto con questa maggioranza, e sarò fedele all’alleanza”, avevo detto Crocetta smentendo possibili voci di rimpasto. Ma la temperatura sull’asse megafono-scudo crociato s’è alzata ancora. E ieri, come detto, il governatore ha affondato: “Adesso basta con i giochetti. Bisogna essere chiari: esiste una maggioranza? Me lo dicano”, ha detto. E le parole suonano come un velatissimo avvertimento. “Il problema è che i partiti – dice Crocetta – dovrebbero parlare una lingua sola, in tutte le sedi. Con l’Udc, invece, succede che il partito mi dice una cosa, il gruppo parlamentare un’altra, e i rappresentanti istituzionali un’altra ancora”. Così, ecco la necessità di un chiarimento: “Abbiamo chiesto un incontro al presidente – ha detto il capogruppo Udc all’Ars Lino Leanza – e in quella sede metteremo sul tavolo tutte le idee, rifletteremo su una questione così delicata, e certamente troveremo un modo per tenere compatta la maggioranza, nell’interesse dei cittadini”. “L’Udc – ha replicato però piccato Crocetta – ha chiesto un vertice di maggioranza? Le cose non stanno così. Sono io ad aver chiesto questo vertice, che si svolgerà già i primi giorni della prossima settimana. E non sarà l’unico degli incontri di quei giorni”.
Già, perché Crocetta è pur sempre – come lui stesso ha rivendicato – “il primo ideologo in Italia dell’alleanza tra centrosinistra e Movimento cinque stelle”. Ma anche da questa parte, il clima non è del tutto disteso. “Incontrerò le opposizioni. Anche i grillini. Vogliono l’abolizione delle Province? Noi avanzeremo una proposta che credo possa accontentare anche loro”. E invece, all’orizzonte probabilmente lo stesso governatore vede nuovi, possibili “screzi” con i grillini. Come nel caso della vicenda Muos e la plateale protesta in occasione del Dpef: “Sul Muos – dice Crocetta – i deputati grillini hanno sollevato una lite… unilaterale. Quando hanno visto che abbiamo fatto tutto ciò che andava fatto, si sono calmati. Le province mica le posso abolire io. Quando avrò tutti i poteri come Grillo, lo farò”. A dire il vero, il Movimento cinque stelle, proprio attraverso le “pagine” di Live Sicilia aveva criticato la scelta del governo di rinviare le elezioni: “Chi parla di rivoluzione – ha detto il capogruppo Cancelleri – dovrebbe avere il coraggio di abolire subito le Province”. E la risposta, indirettamente, è giunta attraverso il gruppo dei “Democratici e riformisti”, che dalla sua formazione fa da “amplificatore” alle scelte del leader del Megafono: “E’ ovvia la necessità – ha detto infatti Beppe Picciolo – di rinviare le elezioni provinciali per il tempo strettamente necessario a normare la materia. Auspichiamo che in questo periodo di vacatio sia possibile mantenere nelle funzioni i consigli provinciali per non togliere rappresentanza ai territori, fermo restando il necessario commissariamento degli organi esecutivi”. Ma il ddl di rinvio ancora non esiste. Approderà in Commissione martedì 5. Il giorno dopo, l’Ars, stando all’ordine del giorno, dovrà votare la riforma delle Province. Ardizzone non fa marcia indietro. Sarà un braccio di ferro, tutto interno a una maggioranza che forse, come si è chiesto oggi il governatore, già non c’è più.