La memoria ferita degli onesti - Live Sicilia

La memoria ferita degli onesti

Il caso Riina e 'Porta a Porta'.

Pippo Russo
di
2 min di lettura

In ogni società culturalmente avanzata un libro che vede la luce è una nuova affermazione della libertà di pensiero, una sfida salutare, un segno di fiducia verso se stessi, per chi lo partorisce, e il potenziale lettore. Tra i milioni di libri che vengono offerti all’attenzione di chi ama il magico tocco delle pagine da sfogliare, ci sono i libri-verità. Quelli, per dirla in soldoni, attraverso i quali lo scrittore annuncia qualcosa di dirompente, di inaspettato, che mai avremmo pensato potesse scrivere, anzi, soltanto concepire. Con conseguenze che spesso vanno al di là della vita dell’autore, per qualche ragione magari già abbastanza noto.

Anche Il figlio di Totò Riina, condannato pure lui per mafia, ha deciso di scrivere un libro e lo scrive sulla vita della sua famiglia. Una famiglia particolare, direi. Comunque, particolare o meno, chi glielo può vietare? Nessuno, e a nessuno, per carità, verrebbe in mente di vietarglielo. Vuole presentarlo ai curiosi con iniziative ed incontri? Perché no, in Italia vige mica la censura. Diversa cosa è quando, sebbene l’opera del giovane Salvatore Riina jr. non contenga ciò che sarebbe una notizia, cioè la condanna senza appello della mafia e degli innumerevoli orrori commessi e ordinati dal padre, il libro in questione trova ampio spazio sulla stampa e, a quanto pare, nei salotti televisivi importanti o tali ritenuti. Vetrine addirittura pagate dal servizio pubblico.

Ci sarà una immaginabile corsa dei vari conduttori di talk-show per accaparrarsi l’astro nascente della letteratura dal cognome imbarazzante, ma non eccessivamente imbarazzante se il Riina jr. ha potuto occupare per una serata una delle ambite poltrone di Porta a Porta. Indignazione? Rabbia? Certo. Io preferisco dare voce, invece, al primo sentimento che ho avvertito dentro di me e che sono sicuro sia stato avvertito da parecchi: il bisogno di chiedere scusa ai nostri eroi normali, magistrati, poliziotti, sacerdoti, imprenditori, giornalisti, funzionari, professionisti, sindacalisti, politici, gente comune, uccisi da Cosa Nostra. Chiedere scusa ai giovani, cui così diamo pessimi esempi, cui propiniamo continue contraddizioni con compromessi al ribasso per convenienze di audience o di carriere personali.

Mi sento umiliato e mortificato, come italiano, come siciliano, come cittadino che, insieme alla stragrande maggioranza delle persone perbene, ha sempre combattuto nel quotidiano per l’affermazione della legalità. E per favore, non tiriamo fuori il diritto di cronaca. Qui la cronaca non c’entra nemmeno di striscio. È l’abominio del male, non nettamente rinnegato e senza vergogna, che viene fatto accomodare, per ragioni di mercato, sul nobile sacrario del dolore di tanti e della memoria ferita di tutti gli onesti.

 

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