CATANIA. Altra udienza del processo d’appello a Raffaele Lombardo dedicato alle dichiarazioni di Giuseppe Tuzzolino, il collaborante “in prova” che ha chiamato in causa l’ex presidente della Regione nelle dichiarazioni contenute nei verbali delle sue deposizioni. Circostanze ribadite in collegamento in videoconferenza durante l’udienza dell’11 maggio scorso. Oggi è stata ascoltata Patrizia Monterosso, interrogata dalla difesa di Lombardo rappresentata in aula da Filippo Dinacci e Alessandro Benedetti e dai pm Agata Santonocito e Sabrina Gambino: “Non ho mai conosciuto Giuseppe Tuzzolino – afferma la Monterosso di fronte al collegio giudicante presieduto dalla giudice Tiziana Carrubba – non l’ho mai incontrato”. Sui presunti incontri con Lombardo e Calogero Baldo e riferiti da Tuzzolino, la Monterosso dichiara: “Il Palazzo apre alle 7.30, prima di quell’ora possono accedere alla struttura solo gli addetti alle pulizie, sotto supervisione di due dipendenti che sono appositamente comandati da un ordine di servizio, tutti i quattro accessi sono video sorvegliati e solo il personale di pubblica sicurezza può aprire prima che inizino le attività quotidiane”.
Patrizia Monterosso ripercorre la sua carriera all’interno dell’istituzione regionale, iniziata con Cuffaro e proseguita con Lombardo. Un cursus honorum di tutto rispetto fino alla segreteria generale della Regione Siciliana. Da sempre in posti chiave nega però di essersi mai occupata di fotovoltaico e di essere a conoscenza di interessi nel settore che riguardassero personalmente Raffaele Lombardo. Sulle dichiarazioni del collaborante agrigentino che descrivono la Monterosso come appartenente alla massoneria e quindi mediatrice dei rapporti tra le logge e la politica risponde: “Non appartengo alla massoneria, le uniche volte in cui mi sono imbattuta in cose che riguardano questo tipo di associazione sono state delle mail ricevute all’indirizzo istituzionale della segreteria generale, casella di posta che viene letta da altre tre persone dell’ufficio: “Nel luglio 2015 ho ricevuto due messaggi da una loggia di Catania, c’era una lista di 17 nomi, forse si trattava di iscritti, ma io ho subito denunciato come faccio sempre in questi casi al dirigente della Polizia Postale di Catania che ha fatto delle indagini e mi ha riferito che probabilmente si trattava di un errore”. Anche a novembre 2014 nella casella di posta della arriva una email del Grande Oriente d’Italia, direttamente da Palazzo Giustiniani. Anche in questo caso la Monterosso denunciò tutto incaricando l’avvocato Antonio Fiumefreddo del foro di Catania: “Nelle carte di questa procura risulto parte offesa”.