La morte di Berlusconi 15 giorni dopo: alcune riflessioni - Live Sicilia

La morte di Berlusconi 15 giorni dopo: alcune riflessioni

Berlusconi non era un privato cittadino, era uno che ha condizionato, nel bene e nel male il nostro Paese nel corso di quasi tre decenni
DOPO LA SCOMPARSA
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Sono passate due settimane dal luttuoso evento ed è il momento di esprimere alcune considerazioni. Non ho mai odiato Silvio Berlusconi, non per scelta, piuttosto per la mia incapacità intrinseca di odiare chicchessia, impensabile poi per ragioni politiche.
Invece, non l’ho mai stimato, direi al di là della collocazione politica sua e mia. Non l’ho mai stimato come politico certamente, ma pure come imprenditore, come re della comunicazione televisiva e come uomo.

Una preghiera

Sicuramente dinanzi alla morte tutti dobbiamo chinare il capo e per quel che mi riguarda, da credente, ho recitato silenziosamente una preghiera appresa la sua scomparsa.
Però, Berlusconi non era un privato cittadino, era uno che ha condizionato, nel bene e nel male il nostro Paese nel corso di quasi tre decenni.
E se l’uomo della strada quando muore viene dai familiari e dagli amici affidato alla misericordia divina, ricordandone unicamente i pregi, altra faccenda è la dipartita di chi è entrato nella vita personale di milioni e milioni di persone con responsabilità di governo e attraverso uno smisurato potere economico e comunicativo.
Qui il giudizio, che ovviamente non si spinge fino alle segrete pieghe dell’anima riservate esclusivamente a Dio, non solo è lecito, è necessario. Un giudizio culturale, etico, politico, sui fatti.
Berlusconi, non m’interessa adesso snocciolare le sue ben note 36 vicende giudiziarie, ha asservito le istituzioni ai suoi immensi interessi imprenditoriali acquisiti non sempre in modo trasparente, ha distorto la figura del cittadino trasformandolo in consumatore, ha mortificato con i comportamenti e le sue usuali battute sessiste le donne (sebbene in troppe glielo hanno consentito in cambio di qualcosa), ha volutamente capovolto la scala dei valori con la mediocre filosofia del Grande Fratello (prima diventi famoso poi vediamo cosa sai fare) inducendo le nuove generazioni a scansare la fatica e il merito inseguendo il facile successo a tutti i costi, non importa se calpestando amici e avversari nella cieca corsa al guadagno e alla notorietà.

Cattivo maestro

Ha insegnato la spregiudicatezza, usato la corruzione almeno secondo alcune inchieste e risultanze processuali, mostrato disponibilità verso chi non si dovrebbe nemmeno salutare da lontano pur di raggiungere l’obiettivo, il fido Marcello dell’Utri docet.
Molti italiani gli hanno creduto, succede scorrendo la Storia; abbiamo nel passato riempito piazze per inneggiare a personaggi assai negativi salvo in seguito, smaltita la sbornia, disprezzarli o dimenticarli.
Da siciliano non ho mai capito il forte credito concesso dagli elettori a Forza Italia e al suo potente fondatore firmando a ogni elezione cambiali in bianco puntualmente non onorate. Colpa della sinistra? Non c’è dubbio, la sinistra ha enormi colpe, in Sicilia e in Italia, ma non basta per svendere un bene prezioso e spesso insidiato quale è la fiducia.
Ora, ci vorranno altri decenni per riparare ai danni provocati da una concezione mercantile, opportunistica e privatistica della politica e della vita e non mi pare, mi auguro di sbagliare, di scorgere statisti in grado di incidere positivamente, nel presente e all’orizzonte.


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