La mossa di Orlando inguaia il Pd | Adesso l'intesa è più difficile - Live Sicilia

La mossa di Orlando inguaia il Pd | Adesso l’intesa è più difficile

Il sindaco accontenta gli alleati di sinistra e complica la vita ai democratici bocciando l'idea del listone. Tra i dem cresce l'insofferenza.

Verso le elezioni
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PALERMO – Alla fine Leoluca Orlando ha fatto la sua mossa. Dopo aver ascoltato per un giorno tutta l’insofferenza degli alleati del blocco di Sinistra Comune, con momenti – raccontano – di altissima tensione, ieri il sindaco ha chiamato i giornalisti a Palazzo delle Aquile per lanciare un duplice messaggio. Uno conciliante appunto alla Sinistra, le cui istanze sono state accolte dal sindaco. Un altro parecchio più scomodo al Pd e ai suoi alleati. Non c’è spazio per listoni che si richiamano a coalizioni romane o regionali. Il sindaco vuole solo liste civiche. I partiti facciano un passo indietro. L’alleanza tra rifondaroli e centristi a loro volta alleati del Pd, insomma, ammesso che si possa fare non è politica ma si giustifica solo nella natura “eversiva” (per usare le parole del sindaco) di un progetto che è soltanto civico.

Un gran bel ceffone per il Pd dopo l’avvicinamento delle scorse settimane. Sì, perché pur di accontentare la richiesta del sindaco di non avere simboli di partito sulla scheda, i democratici si erano inventati una via d’uscita che salvasse la faccia. E cioè simbolo no ma perché si va tutti insieme in un “listone” che mette insieme tutte le forze della coalizione a Roma e alla Regione.

Problema risolto? Macché. Spinto da sinistra, il sindaco ieri ha abbassato ulteriormente l’asticella sotto la quale il Pd dovrebbe piegarsi per accettare un accordo. Nemmeno il listone va bene. Nessun riferimento a coalizioni che governano altrove va bene. I partiti devono fare un passo indietro e le liste non devono richiamare geometrie politiche. È il modello Orlando, bellezza.

Una proposta a cui gli alleati di Sinistra Comune hanno reagito con soddisfazione, plaudendo al sindaco, vedendo allontanarsi la prospettiva di una imbarazzante – dal loro punto di vista, si intende – alleanza con Ncd.

Ben diversa, e non poteva essere altrimenti, la reazione del Pd. Il comunicato del segretario provinciale Carmelo Miceli è arrivato a tarda sera, dopo ore di confronto interno tra le anime del partito. E pur non avendo toni da chiusura netta o da rottura, le parole dei dem sembravano tutt’altro che compatibili con quelle del sindaco.

Il passaggio del comunicato della segreteria del Pd che fa riferimento “alla costruzione di un luogo politico unitario delle forze che governano a Roma e a Palermo arricchito dalle migliori energie della società civile ma senza abdicazioni di sorta a quello che è il suo ruolo, la sua funzione e la sua identità” sembra tutt’altro che un sì rispetto alla richiesta di Orlando. Un luogo “politico”, tengono a sottolineare dalle parti dei democratici, e non “civico”. E il riferimento esplicito alle “ forze che governano a Roma e a Palermo” è proprio quello che Orlando vorrebbe eliminare dal tavolo. Insomma, se non è un no, di certo non si può parlare di un sì.

I dem inoltre ricordano che questi erano i termini dell’accordo tra Orlando e il vicesegretario Lorenzo Guerini. Come a sottintendere che se le cose ora devono mutare è perché il sindaco ha cambiato idea.

Insomma, dopo la mossa di Orlando nell’estenuante partita a scacchi con il Pd, il rischio di uno stallo si fa più concreto. La risposta dei democratici non chiude le comunicazioni, ma nel partito – dove non mancano i tifosi a oltranza per un patto col sindaco – i mal di pancia cominciano a peggiorare. E la tentazione di far saltare il tavolo per una corsa in solitaria – seppur con modeste chance di vittoria – è tutt’altro che sopita in casa dem.


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