"La nostra chiesa aperta a tutti" | Padre Golesano e i suoi 'ragazzi' - Live Sicilia

“La nostra chiesa aperta a tutti” | Padre Golesano e i suoi ‘ragazzi’

Padre Golesano e i suoi collaboratori

LiveSicilia comincia un viaggio nelle parrocchie palermitane. Si inizia da San Pietro e Paolo.

Palermo si prepara al suo Natale di luminarie e digiuni. La signora Maria spazza foglie secche sul sagrato della chiesa di San Pietro e Paolo in via Bentivegna. Ha un sorriso che fa tenerezza, mentre chiede una pudica elemosina. Non si sa molto di lei: se non che la parrocchia l’ha adottata. Maria è la mascotte dei novelli sposi che spesso la inseriscono nell’album delle nozze. E’ piccola di statura. Ha i capelli raccolti in una coda. Indossa sempre lo stesso cappotto. Si dice che abbia un figlio da mantenere e che sia una madre perfetta, tutta casa, chiesa, amore e dignità.

Il viaggio di LiveSicilia per le chiese palermitane comincia qui, dal viso di Maria, dalla sua mano tesa. Il parroco – ormai da otto anni – è don Mario Golesano, uno che ha percorso, con coraggio, molte strade, tutte difficili. E’ stato a San Gaetano, nel cuore di Brancaccio, dopo la morte di don Pino Puglisi. “Il carisma che cerchiamo di seminare è quello dell’accoglienza. Da noi accorrono persone da tutta la città e non vogliamo chiudere la porta in faccia a nessuno, anche se abbiamo mezzi limitati”. Ecco il filo che cuce la trama del racconto. San Pietro e Paolo (nella vulgata: in realtà sarebbe ‘Santi’…) splende nel centro storico, con le sue preziose suppellettili, con i suoi quadri di pregio. Benestanti sono i fedeli che la frequentano. Eppure fa i conti con la ‘nuova miseria’, col disagio che spesso non si vede, perché ha vergogna di sé.

“Davvero vengono in tanti – spiega Piermaria Conti, professore e responsabile della Caritas -. Signore delle pulizie che non riescono a quadrare il bilancio, clochard, diseredati che conducono un’esistenza di stenti. Ma anche l’impiegato divorziato che di mattina indossa giacca e cravatta e di sera ritira il sacchetto della spesa”.

Nella canonica ci sono i collaboratori principali di padre Mario. “I miei ragazzi”, li definisce e non importa l’età. Antonella Rizzo lo segue da ventitré anni, nei suoi pellegrinaggi – “E’ una martire – scherza qualcuno – ed è una colonna irrinunciabile”. ‘Anto’ ha l’aspetto umile di chi compie grandi opere, scegliendo il silenzio. “Mi dò da fare – sussurra – sono col padre (così chiama don Mario, ‘il padre’) da tanto. E’ stato ed è un cammino bellissimo”. C’è Guglielmo Grimaldi, artista diplomato al conservatorio, che suona l’organo e canta, sostenuto da un’altra provetta musicista, Giorgia Bova, di professione avvocato. Un coro Gospel completa la squadra dell’accompagnamento alla celebrazione.

C’è Pierpaolo Baiamonte, medico pneumologo, che ‘cura’ l’animazione. C’è Paola Maggio che si occupa della catechesi. “I nostri bambini – spiega – sono meravigliosi e complicati da gestire, perché la scuola non li educa. Uniamo il figlio del povero e il figlio del ricco. Qui imparano a volersi bene come persone, soltanto come persone”.

“Assistiamo quasi duecento famiglie – illustra il professore che regge la Caritas -. Offriamo il pranzo caldo ai più disagiati, appoggiandoci a un ristorante nei paraggi”. Domanda: vi regalano i pasti per beneficenza? Risposta: “No, li paghiamo”.

Le cronache di chi è caduto senza rete non mancano. Si narra di una famiglia, con bimbi piccoli, che sopravvive in un garage. Si racconta di una donna che dorme in macchina dalle parti del Borgo Vecchio. Salendo di poco i gradini: c’è chi doveva sposarsi e si è sposato, ma, all’ultimo, è stato costretto ad annullare il ricevimento e ha stappato una bottiglia di spumante con padre Mario. La nuova e antica povertà allo stesso altare.

Ci sono storie d’amore che sono state crudelmente sfregiate dal destino. Marina mise l’anello al dito del suo Roberto, tra le navate di via Bentivegna. Qualche tempo dopo si salvò a stento dall’incidente stradale in cui lui morì, quando un Tir travolse le loro speranze. Ci sono storie d’amore che sembrano stampate in un libro di fiabe. “Vivo in Sicilia da tantissimo – dice Teresa Loddo, originaria della Sardegna, un’altra delle anime di San Pietro e Paolo -. Tanti anni fa, sbarcai a Palermo per una vacanza di qualche giorno. Conobbi il mio futuro marito sulla spiaggia di Mondello. Non sono ripartita più”.

Storie, storie e ancora storie. Mario Golesano ne ha un libro pieno: “Ricordo quando conobbi a Catania il cardinale Pappalardo. Io ero lì per assistere mia cognata in ospedale. Ci incontrammo per caso e lui venne con me in corsia, poi mi invitò a casa sua. Era un uomo di Dio molto generoso. Don Corrado, il nostro arcivescovo, gli somiglia. Diamogli tempo, i suoi frutti matureranno”.

E’ quasi Natale. La sera scende in fretta. Scocca l’ora per la Messa vespertina. Padre Mario si prepara, assistito da Antonella. Guglielmo accarezza i tasti dell’organo. I fedeli iniziano ad accomodarsi sulle panche. L’ombra gentile di una donna spazza foglie secche sul sagrato. Tra le labbra mormora una dolcissima preghiera col suo nome: “Ave Maria…”


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI