La “v” di “vivibile” fa rima con la “p” di privati. Nella terza puntata della presentazione del suo programma Massimo Costa strizza l’occhio agli imprenditori palermitani. Lo fa sottotraccia, tra le esigenze di una città-giardino e quelle di una burocrazia più intelligente. Assicurando: “Palermo sarà finalmente la città del ‘sì’. Basta con i divieti”. E annunciando per domani i nomi di metà della sua giunta.
Ma il riferimento costante alle privatizzazioni, liberalizzazioni, project financing sono il segno chiaro di un messaggio alla parte “produttiva” della città che, stando a rumors ricorrenti, non si fiderebbe molto dei “giovani candidati” e sarebbe più tentata di appoggiare la candidatura di chi “il sindaco lo sa fare”.
Così, ecco la necessità di liberalizzare le municipalizzate: “Ho parlato col commissario Latella – spiega Costa – e mi ha dipinto una situazione tragica”, e quella di affidare i giardini e i parchi “a chi ha una buona idea imprenditoriale”, quella di incentivare l’edilizia “non solo del centro storico, ma anche quella delle borgate”. E del resto, spiega Costa, “Vogliamo un comune che non sia più assistenzialista”. Un cardine della filosofia dell’ex presidente del Coni, che punta invece l’indice contro i candidati rivali: “Smettetela di annunciare ai lavoratori palermitani soluzioni che non potrete soddisfare, promesse che non potrete mantenere: per avere mille consensi in più – ha aggiunto – state giocando con la pelle di un milione di persone”.
L’ammonimento, in particolare, riguarda la Gesip: “Le uniche soluzioni – precisa – possono essere trovate dal governo nazionale, o da quello regionale. Non certo dal comune”. E poi, ecco la demolizione delle idee degli avversari sulla gestione delle partecipate: “Ho sentito qualcuno parlare di holding (il riferimento è ad Alessandro Aricò, ndr), ma come si fa a dire una cosa del genere? È mai possibile, secondo voi, mettere vicino una mela bacata a una mela sana?”. E ancora, “qualcuno ha addirittura pensato a una bad company da affiancare a una best company. Il problema è semplice: non si può fare”. Quindi, l’affondo finale: “Forse è il caso che i candidati vadano un po’ a studiare. O almeno si facciano aiutare da chi ne capisce. Perché creare attese irrealizzabili è molto pericoloso”.
Insomma, foglietto alla mano, evidenziato in giallo nei passaggi essenziali, microfono all’orecchio che qualche volta fa le bizze (“Ma sarà Aricò che interferisce, visto che ha il comitato sopra di noi”, scherza Costa) e il candidato va avanti per un’ora abbondante, senza rinunciare alla solita spolveratina di termini anglosassoni (“Del resto, il mondo ci guarda”). Così, ecco anche la “Smartness”: “Dovremo informatizzare tutti gli uffici. Dovremo finirla con l’attesa agli sportelli. Le risposte andranno date in tempo reale”. Una rivoluzione che non sarebbe, però, soltanto tecnologica: “In questo modo – spiega Costa – metteremo fine al clientelismo e al lassismo che non hanno fatto altro che rallentare i processi di sviluppo e disincentivare chi, a Palermo, vuole creare qualcosa”.
Già, i privati, rieccoli: “Sono loro i proprietari di Palermo. Cioè tutti noi. Non possiamo pensare sempre di passare dalle solite logiche politico-clientelari”. Ma le “solite” logiche, a dire il vero, sono quelle che hanno scandito anche i dieci anni di Diego Cammarata. E oggi, quella proposta da Costa è l’ennesima fotografia di un disastro politico-amministrativo, del quale non possono non essere considerati responsabili i partiti che oggi lo sostengono. E proprio questo atteggiamanento di Costa (insieme alla sua decisione di non ammettere in giunta ex amministratori) sembra aver “urtato” molti big, specie del Pdl.
Il candidato minimizza, ma non si nasconde: “Se avessi un’azienda – spiega Costa – non l’affidrei mai a chi ha prodotto zero. Figuriamoci se la darei a chi ha creato, per esempio, un debito, solo per le municipalizzate, di 460 milioni di euro. Ma vorrei anche farvi notare, che tra i miei avversari c’è chi ha creato quel sistema, chi è stato consigliere comunale per dieci anni e con quel sistema ha convissuto e anche, magari, collaborato, un altro che fu assessore alle partecipate e un’altra che è stata vicesindaco”. Eppure, si racconta di “cene infuocate” tra esponenti del Pdl. Tensioni tra chi non accetta di gettare a mare il passato e chi chiede una svolta reale: “Vi posso assicurare – smentisce Costa – che il clima è assolutamente sereno. Improntato alla lealtà. Che ci sia una dialettica nella coalizione è innegabile, ma meglio così, che in quelle coalizioni che hanno un padrino e che scelgono assessori solo sulla base di accordi politici. Io sceglierò solo in base alla competenza”.
E, come detto, metà della squadra sarà già rivelata domattina. Servirà per rendere Palermo più “vivibile”, appunto. Attraverso, intanto, il recupero della Favorita (“Via da lì prostitute e zingari”) e degli altri parchi (“Il parco Cassarà prevederà strutture da affidare ai privati, o alle associazioni del terzo settore”). E poi, ecco una “Città della scienza” e un “Parco della musica” (“Dove metteremo a disposizione dei ragazzi le attrezzature”).
Non manca l’idea di un “piano del traffico” che preveda la creazione di isole pedonali anche nei quartieri, ma anche un “piano parcheggi”: “Gli investitori sono pronti – ha rivelato Costa – e li coinvolgeremo attraverso operazioni di ‘project financing’”. E ancora, il potenziamento della video-sorveglianza in città, applicazioni tecnologiche per i cellulari, che consentano di segnalare in tempo reale le inefficienze, una “task force” di impiegati comunali, suddivisi per competenze, per intervenire su strade, marciapiedi e fognature.
Servizi essenziali. Come quelli garantiti dalle municipalizzate: “Che sono cancro e risorsa di questa città”. E ai lavoratori dell’Amia, Costa dice: “Prima di essere dei lavoratori siete cittadini. Il rispetto per gli altri palermitani, che sono coloro che pagano i vostri stipendi, deve essere il primo pensiero. Qualche protesta – aggiunge – suscitata ad arte, o immotivata, non fa che creare danni enormi al resto della città. E un appello faccio ai candidati: basta con la demagogia, basta con atteggiamenti ammiccanti o morbidi”. La soluzione? La stessa prevista per Gesip e Amat: “Lavoreremo per le liberalizzazioni, cercando di mantenere il più possibile i livelli occupazionali”. Già, perché la “v” di una Palermo vivibile, in fondo, può fare rima con la “p” di una Palermo (anche) dei privati.