"La Piramide della luce è arte, |nulla ha a che vedere col misticismo" - Live Sicilia

“La Piramide della luce è arte, |nulla ha a che vedere col misticismo”

Commenti

    Una piramide è una piramide. Il resto è ciò che gli altri vogliono vedervi. L’Arte è un’altra cosa, è generosa, dà senza chiedere troppe parole né Coree.

    Egr. Sig. “Anello”, sembra che Lei non sia tanto predisposto alla dimensione dell’ascolto. Sembra, piuttosto, che Lei abbi auna predisposizione a ragionare formattando il suo pensiero sui cosiddetti “prototipi” (che in questo caso si avvicinano più al “preconcetto”): “una piramide è una piramide”. E invece no. Mi pare che il Sindaco di Motta d’Affermo nella sua precisazione abbia usato le giuste parole: né una di più, né una di meno. Mi pare che abbia fugato certi pruriginosi misteri e abbia sviscerato con esattezza “chirurgica” il significato di quest’opera d’Arte. Arte, si, perché forse le è sfuggito un sostanziale avanzamento del concetto di Arte nella nostra contemporaneità che nella sua dimensione straniante e concettuale arriverebbe ad accettare anche la sua frase assertiva: “L’Arte è un’alta cosa”! E invece, se avesse avuto la pazienza di documentarsi sull’Artista Mauro Staccioli avrebbe avuto modo di scoprire che questa Eccellenza tutta italiana (purtroppo scomparso nel gennaio 2018) ha avuto modo di realizzare le sue sculture in molte località del PIANETA, compresa la Corea del Sud, ovvero a Seul e che proprio nella realizzazione di “Piramide – 38° Parallelo” ha voluto marcare quei significati che il Sindaco ha riferito. L’arte a volte dà anche quello che l’artista vuole comunicare. E in questo caso, con suo buona pace, Staccioli intendeva elevare un “solenne” monumento alla Pace in un’oasi di bellezza, come la contrada Belvedere di Motta d’Affermo, proprio avendo nel suo personale ricordo ciò che significava e significa la divisione tra le due Coree. Senza rancore….

    Gentile Angelo (custode), un’opera d’Arte è tale se possiede quell’energia eterna, quel flusso emozionale che si chiama Poesia e che prescinde dalle intenzioni del suo autore. Pensi a quante ne esistono d’autore ignoto, prive quindi delle sue intenzioni. Proprio questo “aggiungere” (che lei doviziosamente enuncia) è il limite, il confine tra un’opera d’Arte e ciò che, invece, è soltanto “esteticità”, cioè impatto che sorprende, ma che, dopo la prima visione, ha esaurito la propria energia. Una piramide è una piramide e ricorrere alle buone intenzioni del suo autore per darle autorevolezza artistica è sbagliato nel metodo, anche se, purtroppo “si usa”, proprio a sostegno di quelle opere che di sostegno hanno bisogno. Se si dovesse, magari per ragioni d’Ufficio, “difendere” un’opera come quella di cui si discute, sarebbe più opportuno elogiarla per via del fatto che, pur essendo una semplice piramide, entra nel panorama complessivo del luogo e lo caratterizza. Ogni parola in più e specialmente quel concetto che chiede di ricondursi a ciò che l’autore “voleva dire” è un involontario danno arrecato a quella forma geometrica solida che, di per sé, è innocente. Perché rischiare di farle del male?

    Una descrizione “seria” della piramide è riportata proprio nel sito del Comune di Motta d’Affermo e sono certo che lei, Angelo (custode), lo sappia bene. Che poi, per ragioni sulle quali potrei soffermarmi a lungo, si sia avvertito il piacere o il bisogno di aggiunzioni diciamo intellettuali, sociologiche e via conformisticamente dicendo, è materia di qualità inferiore. Ecco la descrizione contenuta nel sito del Comune: “L’opera è un tetraedro titanico cavo realizzato in acciaio corten; parzialmente sprofondata nel terreno roccioso, presenta una fessura lungo lo spigolo occidentale che rende ancora più preciso il suo collocarsi nella specificità del luogo e nello spazio cosmico. Come un faro introverso, testimone consapevole del ciclico e irreversibile scorrere del tempo, cattura la luce solare attraverso la fessura, registrando nel proprio ventre geometrico i riverberi luminosi dallo zenit al tramonto” [I. Elmo 2008]./// Se poi è vero che l’opera fu commissionata da Antonio Presti, cioè fu una sua idea, ciò aggiunge una seria ragione in più per sottrarla ad “interpretazioni” pseudo-sofisticate. Ma sulla commissione non ho notizie certe.

    Se poi è vero che l’opera fu commissionata da Antonio Presti, cioè fu una sua idea, ciò aggiunge una seria ragione in più per sottrarla ad “interpretazioni” pseudo-sofisticate IN CAPO ALL’AUTORE DEL QUALE SI GIUSTIFICA IL PIACERE DI DARE SPIEGAZIONI SUCCESSIVE. SONO DEBOLEZZE COMPRENSIBILI.

    Egr. Sig. “Anello” (al naso), le sue ragioni, sviluppate con le “larghe” argomentazioni espresse nelle repliche (ben diverse dal laconico, direi apodittico, commento iniziale), sono abbastanza condivisibili, a parte la liberalità con la quale Lei vorrà concedere ad altri la possibilità di comunicare anche una delle tante conclamate intenzioni dell’Artista. Come vede, le parole servono. Anche ad intendersi sui significati dell’Arte….

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