La politica siciliana è sempre la solita minestra

La politica siciliana è sempre la solita minestra

Gli accordi in vista delle elezioni

Sono troppi gli argomenti che meriterebbero un approfondimento, alcuni davvero drammatici che sebbene non riguardanti direttamente la Sicilia ci interpellano, eccome, in quanto esseri umani e per il rischio di esserne prima o poi coinvolti. Mi riferisco all’ulteriore tragico scenario di guerra in Israele, dopo quello tra Russia e Ucraina, con gli attacchi terroristici di Hamas, e all’ignobile persecuzione delle donne in Iran e nei territori sotto il dominio dei talebani e dei fondamentalisti islamici.

Persecuzione, con la morte e l’imprigionamento di giovani ragazze desiderose solo di libertà, tanto più ignobile perché perpetrata in nome di Dio da una sedicente “polizia morale”, agli ordini di crudeli e ipocriti ayatollah, che di morale non ha nemmeno le stringhe delle scarpe dei suoi aguzzini. Le cause di quanto sta avvenendo in Israele, invece, ha radici lontane e in parte, ci risiamo, di natura religiosa.

Senza giustificare minimamente violenza e terrorismo, che mai hanno una ragione valida pur avendo ragione, è ovvio che gli ultimi avvenimenti non nascono all’improvviso nel perenne e sanguinoso conflitto tra ebrei e palestinesi, ma si fondano su un cocciuto rifiuto di accettare il principio di due popoli in due Stati autonomi e sovrani con il diritto condiviso all’esistenza e a una pace giusta e duratura in sicurezza.

Abbozzate queste considerazioni su temi assolutamente a noi vicini, dobbiamo ora offrire delle riflessioni su quanto sta succedendo in Sicilia. Niente di buono purtroppo, piuttosto la conosciuta e rancida minestra offerta dalla politica regionale ai suoi sudditi, tali veniamo considerati dai politici nostrani occupati in estenuanti diatribe su poltrone e incarichi, in passaggi da un partito all’altro sulla base delle utilità personali, nel pretendere rimpasti nelle giunte regionale e palermitani, bloccandone l’attività, e in nuovi/vecchi accordi in vista delle elezioni europee di giugno, per esempio tra la Lega di Matteo Salvini e il movimento autonomista di Raffaele Lombardo.

Dicono che Lombardo sia tornato a corteggiare Salvini per fermare l’ascesa di Totò Cuffaro che sta crescendo attraverso l’ingresso nella sua Dc di parecchi cambiacasacca e grazie al tentativo, insieme al presidente della Regione forzista Renato Schifani (ex democristiano), di creare una sorta di “centro” piglia tutto.

Personalmente non ci credo, devo ancora vedere due democristiani siciliani, cresciuti sotto il manto del fu potente Calogero Mannino, brigare per affossarsi vicendevolmente. In realtà, avendo i due esperti strateghi della politica siciliana interessi elettorali non perfettamente coincidenti (Lombardo nella Sicilia orientale e Cuffaro nella Sicilia occidentale) stanno giocando di fioretto allo scopo di rimanere entrambi nella cabina di regia, magari in attesa di possibili futuri abbracci quando le convenienze lo esigeranno. I bisogni della collettività restano sullo sfondo.

Vi è un’altra grande questione su cui discutere: la paventata riforma della sanità siciliana in atto disastrata per precise responsabilità di chi ha governato e sta governando, di destra e di sinistra. Ci torneremo con il prossimo articolo.


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