CATANIA – Smog a Catania: la magistratura indaga. La Procura etnea ha aperto un fascicolo per verificare se l’amministrazione comunale abbia adottato tutti i provvedimenti necessari e previsti dalla legge per la salubrita dell’ambiente urbano. L’ipotesi di reato prevista è omissione di atti d’ufficio, ma più avanti si potrebbero concretizzare elementi per la contestazione di reati ambientali. Al momento non risultano esserci persone iscritte nel registro degli indagati. L’inchiesta, ancora in fase embrionale, si muove ad ampio raggio: gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti sugli ultimi anni sotto la sindacatura di Raffaele Stancanelli e questi primi mesi di amministrazione guidata da Enzo Bianco.
L’inchiesta è stata avviata all’inizio del 2014. Gli uomini della Forestale, su disposizione della Procura di Catania, si sono presentati nei mesi scorsi al Comune di Catania ed hanno acquisito tutti gli atti relativi al sistema di monitoraggio della qualità dell’aria. Sono stati consegnati alla magistratura i rilevamenti delle centraline antismog effettuati negli ultimi tre anni. I dati, finiti nelle mani degli inquirenti, sono lacunosi. In alcune parti sono incompleti, qualche parametro della tabella non è inserito, e ci sono addirittura vuoti temporali. Periodi, cioè, dove non è presente alcun rilevamento. Questo sarebbe dovuto al guasto e al malfunzionamento di diverse centraline del Comune. Allo stato attuale su 17 impianti ne funzionerebbero solo 5.
Gli inquirenti stanno lavorando per accertare se nel periodo in esame si sono determinate “condizioni di inquinamento urbano e concentrazioni di polveri sottili” a cui il Comune avrebbe dovuto rispondere con l’adozione di misure, provvedimenti e ordinanze antismog al fine di ristabilire “i parametri” previsti a tutela della salute pubblica. Alcuni esempi: chiudere al traffico veicolare alcune zone della città, prevedere traffico domenicale con targhe alterne, vietare la viabilità in alcune fasce orarie o giorni feriali.
La Procura di Catania, dunque, vuole vederci chiaro. L’indagine è stata avviata già da diversi mesi, ancor prima che diverse associazioni ambientaliste sollevassero il problema delle centraline in tilt. Una denuncia a cui il Comune avrebbe risposto con un bando per affidare ad un impresa la riparazione del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria. I nasi antismog – prevedono le linee guida del Ministero dell’Ambiente – devono essere situati in zone in cui risiede la popolazione al fine di monitorare tutti gli inquinanti relativi alla protezione della salute pubblica. Gli agenti inquinanti che costituiscono le cosiddette polveri sottili sono il particolato atmosferico PM10, il biossido di zolfo SO2, l’ossido di azoto NOx, monossido di carbonio CO, ozono O3, benzene e piombo.