La Procura interroga Ciancio |Musco: “Ha smontato ogni accusa” - Live Sicilia

La Procura interroga Ciancio |Musco: “Ha smontato ogni accusa”

Faccia a faccia con i magistrati. Soddisfatto Musco, legale di Ciancio: “Confidiamo nell'archiviazione”. I particolari.

CATANIA- Mario Ciancio ha varcato la soglia del palazzo di Giustizia per rispondere alle domande dei pubblici ministeri che indagano, sotto il coordinamento di Giovanni Salvi, sui presunti rapporti tra il noto editore etneo ed esponenti di primo piano della mafia.

Ipotesi investigative per le quali la Procura aveva chiesto l’archiviazione, salvo poi iniziare un semestre di verifiche su ordine del Gip Luigi Barone.

Dalla scorsa primavera alla fine dell’estate consiglieri comunali e giornalisti hanno sfilato in tribunale. E sono stati ascoltati. Il loro interrogatorio doveva servire a verificare gli indizi raccolti dagli inquirenti testando la tenuta delle accuse a carico di Ciancio.

TRASFERITO IL GIP. Il legale Enzo Musco ai microfoni di LivesiciliaCatania si dice soddisfatto. “Lo sa -dice Musco- che il Gip Barone è stato promosso a Roma?”. Elemento di non poco conto, il magistrato che aveva chiesto alla Procura di approfondire adesso non c’è più. La domanda che si rincorre tra i corridoi del palazzo alle spalle della Dea Giustizia è ovvia: Chi lo sostituirà? Chi valuterà le richieste della Procura?

Enzo Musco punta sugli elementi di fatto a carico di Ciancio, che sarebbero “semplicemente inesistenti”. “E’ certo -aggiunge il legale- che non è stato dimostrato alcun rapporto, neanche indiretto, con la mafia”. E ancora: “Le dichiarazioni dei pentiti non sono state riscontrate e si sono dimostrate prive di alcun fondamento”.

LE IPOTESI. Un troncone del procedimento è dedicato  -come ha svelato il mensile “S”- ai fondi milionari che Ciancio avrebbe esportato all’estero. Secondo le ipotesi della Guardia di finanza, si tratterebbe di “fondi neri -si legge nella richiesta di archiviazione- sia perché un’operazione così complessa non avrebbe altrimenti senso, sia perché l’operazione è effettuata con società off shore e in paradisi fiscali, sia in quanto da alcune conversazioni intercettate emerge che Ciancio discuteva con persone fidate di come operare delle transazioni senza dichiarare le stesse al Fisco”. La Procura aggiunge nella richiesta di arichiviazione che “si tratta solo di un’ipotesi investigativa che non appare aver ricevuto la consistenza di una notizia di reato”.

Su queste basi, gli inquirenti non hanno proceduto con le rogatorie necessarie per approfondire ogni retroscena, ritenendo i fondi all’estero collegati con l’ipotesi di concorso esterno per la quale si chiedeva l’archiviazione. “Una volta archiviato il presente procedimento penale -sosteneva la Procura di Catania- quest’Ufficio autorizzerà la guardia di finanza ad utilizzare i dati fino ad oggi raccolti in via amministrativa per effettuare ulteriori accertamenti e, ove emergerà una notizia di reato di natura tributaria, sarà certamente la guardia di finanza a comunicare la notizia a questo ufficio”.


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