La rabbia dei netturbini |“Restituiteci la nostra dignità” - Live Sicilia

La rabbia dei netturbini |“Restituiteci la nostra dignità”

Animi esasperati questa mattina nel cantiere dell’Aimeri Ambiente di Giarre. Senza stipendio da tre mesi i lavoratori oggi hanno interrotto la raccolta dei rifiuti.

aimeri ambiente
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GIARRE – Alle prime luci di questa mattina i netturbini dell’Aimeri Ambiente hanno occupato tutti i cantieri dislocati nei 14 Comuni dell’Ato Ct1, interrompendo il servizio di raccolta dei rifiuti. Da tre mesi senza stipendio, i lavoratori hanno iniziato una protesta che non sembra destinata a concludersi oggi. Nel deposito di via Firenze a Macchia di Giarre si respira un’aria pesante. Gli animi sono colmi di rabbia, rassegnazione ed esasperazione.

“Non ce la facciamo più, siamo allo stremo delle forze – dicono quasi in coro – Non possiamo più provvedere nemmeno alle prime necessità che una famiglia richiede. Non vogliamo creare disagi alla cittadinanza. Vogliamo semplicemente i nostri stipendi che ad oggi sono tre. Addirittura ci sono operai che non hanno percepito nemmeno la tredicesima, qualcun altro invece è fermo allo stipendio di novembre”. I dipendenti chiedono che tutti gli enti coinvolti, Joniambiente, Aimeri e comuni, si assumano le responsabilità, finendo di addossare sulle loro spalle le conseguenze di guerre e giochi che di certo non appartengono ai lavoratori.

“Vogliamo solo che i problemi che la Joniambiente ha con la ditta e con i comuni – spiegano i lavoratori – se li risolvano loro. Non dobbiamo pagarli noi operai che lavoriamo”. L’azienda da settimane rimanda il saldo degli stipendi di dicembre e non si sa quando arriveranno le mensilità di gennaio. Una situazione ormai insostenibile per i dipendenti che finora hanno contato sull’aiuto delle famiglie. “Non solo non sono arrivati i soldi ma la ditta non risponde più ai nostri contatti – continuano i netturbini – Siamo in uno stato di assoluto abbandono. Per ora siamo riusciti a sopravvivere grazie alle nostre famiglie. Qualcuno ha avuto l’aiuto del padre, qualcuno quello del nonno pensionato. Da oggi – dicono – non sappiamo più come fare perché non abbiamo nemmeno i soldi per venire a lavorare. La banche ci chiamano ogni giorno perché vogliono i soldi ma cosa dobbiamo dargli? Ci hanno messo tutti in ginocchio. Si dovrebbero vergognare per il disagio che ci hanno creato”

La protesta proseguirà fino a quando non sarà loro restituita la dignità di lavoratori: “Oggi proseguiamo lo sciopero – ma annunciano – se non avremo nessuna risposta andremo avanti”.

 

 


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