La scalata rosa alla A | merito di un super Iachini - Live Sicilia

La scalata rosa alla A | merito di un super Iachini

Premiato il prezioso, oscuro e spesso misconosciuto lavoro di un grande “artigiano della panchina” come il tecnico ascolano, che ha un solo credo: lavoro, lavoro, lavoro.

Il processo ai rosanero
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PALERMO – Alla mezzora il Palermo era già sul 3-0 e Maresca aveva pure sbagliato un calcio di rigore: insomma, alla mezzora la partita era già finita, i tre punti programmati già in saccoccia e la serie A più in vista che mai. Eppure, ai microfoni di Sky, Iachini manteneva inalterato il suo aplomb, come se non fosse successo niente … o quasi: “Dobbiamo lavorare, l’ho già detto ai ragazzi, alla fine del primo tempo: abbiamo solo fatto un altro passo avanti verso quello che da sempre è il nostro obiettivo, ma la strada è ancora lunga”. Tutto qui, perché tutto qui – e non è poco, anzi ci sta dentro il fenomeno Palermo, rilevato quando era tredicesimo in classifica a portato al primo posto con sette punti di vantaggio sulla seconda e otto sulla terza – sta il “fenomeno-Iachini”.

Ovvero il prezioso, oscuro e spesso misconosciuto lavoro di un grande “artigiano della panchina” – così voglio definirlo e lo faccio per ammirazione, mica per sminuirlo – come il tecnico ascolano, che ha un solo credo: lavoro, lavoro, lavoro…Quello che più mi galvanizza, perfino al di là della spavalda vittoria sulla disperata Juve Stabia, perfino al di là della classifica che ci sorride più che mai, è l’ennesima smentita dei soliti luoghi comuni, uno dei quali si accanisce sul nostro allenatore con una pervicacia degna di miglior causa: e cioè che Iachini sappia tutto sul gioco difensivo e quasi nulla su quello d’attacco, tanto è vero – aggiungono codesti sapientoni – che lui mette dentro al massimo una o due punte vere ed anche a queste, in fase di non possesso, impone di arretrare. E fanno pure esempi eloquenti, tipo Lafferty che “gioca più nella nostra area che in quella avversaria”. Ebbene, ieri, palla a centro e Palermo era già tutto riversato nell’area di rigore della Juve Stabia e, al primo vero affondo, passava in vantaggio: uno-due Dybala-Vasquez, cross al bacio dalla sinistra e … tac colpo di testa di Bolzoni e 1-0 per il Palermo. Era solo il quarto minuto di gioco e già c’eravamo mangiati la povera, affamata Juve Stabia. Ma Iachini è un difensivista, ora fa arretrare la squadra a difesa del vantaggio acquisito, avranno pensato i detrattori di cui sopra. Macchè. Un minuto dopo l’1-0 il Palermo è ancora nell’area stabiese e Lazaar, il giovane marocchino che sembra avere un motorino al posto delle gambe, fila via sulla sua fascia, si accentra solo un po’ e lascia partire un gran fendente. Sembra gol, ma Benassi si inarca e in volo plastico riesce a deviare sulla traversa. Peccato.

Ma Iachini è un difensivista: ora sì che ordina alla squadra di arretrare. Ma non è così, perché al 13’ il Palermo raddoppia: mischia davanti a Benassi, dopo cross dalla destra, palla che schizza di rimpallo in rimpallo finché la spinge dentro ancora Bolzoni: atipico bomber di giornata, che, ebbro di gioia, corre a braccia levate verso la panchina per sfotticchiare così Belotti: “Hai visto, due gol. Sono io il vero bomber del Palermo, non tu”. Ora sì che Iachini li fa arretrare tutti, pensano sempre quelli lì. Ma non è così neanche stavolta, anche perché lì davanti ci sono quei due, si conoscono poco sul campo, ma hanno radici comuni: danno entrambi con estrema disinvoltura del tu alla palla. Sono Vasquez e Dybala: giocano insieme dal 1’ per la prima volta e succede quasi per caso, cioè per necessità (gli infortuni di Hernandez e Belotti e la squalifica di Lafferty) che per libera scelta. Ma, vivaddio, finalmente giocano insieme e parlano la stessa, identica lingua, che è poi la lingua universale di chi sa giocare al calcio. E insieme fanno vedere un Palermo mai visto prima, un Palermo che gioca di prima, che fraseggia sempre palla a terra, che velocizza il gioco con tocchi semplici eppur geniali. Come quello che lancia Stevanovic, un altro col motorino fra le gambe, che schizza in area di rigore ed è solo davanti al portiere gialloblù: basta un tocco ed è gol, ma viene arpionato da tergo e gettato per terra. Calcio di rigore. Ma c’è solo giallo, oltre al penalty: così decide l’arbitro Fabbri di Ravenna. Vabbè – penso – andiamo sul 3-0 e chiudiamo questa pratica. Ma Hernandez, infallibile cecchino dagli undici metri, non c’è: tocca al Maresca, uno che sa come si tira un calcio di rigore. E infatti va lui sul dischetto e lo spedisce lemme lemme in bocca al portiere Benassi. Peccato. Ma ora sì che Iachini si cautela e li manda tutti a difendere la roccaforte, lui è un difensivista e il rigore fallito l’avrà sicuramente allertato.

E “quelli” ancora una volta pensano male, perché il Palermo, completamente padrone della scena, contro un avversario, solo volenteroso e nulla più, si riversa ancora all’attacco e i due argentini dai piedi fatati confezionano all’istante una trama deliziosa che porta il Palermo sul 3-0. E’ passata da poco la mezzora e Dybala e Vasquez duettano come fossero soli in campo, tale è la disinvoltura con la quale scambiano in velocità (ma è la palla soprattutto ad esser veloce, loro non ne hanno bisogno) e, giunto sulla linea dei sedici metri, l’ex Belgrano di interno piatto sinistro, quasi da fermo – solo una finta d’anca per sbilanciare l’ultimo avversario – piazza un rasoterra che sembra un colpo di fioretto, che fila dritto giusto nell’angolino tra il palo e la mano di Benasssi, che si lancia in tuffo lungo quanto è lungo, ma non ci può arrivare: 3-0 per il Palermo e, signori miei, questo è il calcio. E, subito dopo, la tv inquadra in primo piano prima Iachini e il suo faccione rubicondo, sormontato (diciamo così) dall’immancabile berretto-talismano: ha una faccia seria seria, come se il 3-0 l’avesse subito e non realizzato.

“E riri ‘na vuota”, gli fa uno dei miei amici, avvicinandosi allo schermo: sono sempre gli stessi, che da anni mi tengono compagnia nelle partite in trasferta del Palermo. Poi le telecamere inquadrano il volto afflitto di Braglia, il suo sguardo spento. Lo stesso spiritosone si scatena, improvvisando una sorta di play back su un labiale di Braglia, che non c’è, ma c’è il suo faccino scavato e sgomento: “Ma quantu stamu?”. E poi: “Mi… signarunu arrieri iddi?”. E ancora: “ Ma runni mi truovu, o stadiu?”. E infine: “Io non ci volevo venire”. Insomma, la felicità è un treno che passa veloce e all’improvviso e tu devi saltarvi sopra con destrezza, senza esitare un attimo. E il Palermo di ieri, che fila spedito verso la serie A, cos’è se non felicità allo stato puro? Ma, per dirla tutta, anzi per dirla come Sosa, l’opinionista Sky di serata, il Palermo è anche un’altra cosa e l’ex giocatore argentino del Napoli lo … svela così a Iachini: “Mister, la tua squadra è stata contundente“ (sic).

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