CATANIA – Ha già dato i suoi frutti, consentendo a decine di coppie di non dover rinunciare ad avere un figlio a causa di una malattia: i primi risultati della “Biobanca per la preservazione della fertilità” dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro sono stati presentati oggi, davanti – tra gli altri – all’Assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi e al Sottosegretario alla Salute Davide Faraone.
“Un servizio dalla forte valenza sociale, che l’Assessorato regionale ha sostenuto e che presentiamo non con un annuncio, ma con concreti riscontri”, ha detto in apertura, a proposito della Biobanca, il direttore generale Angelo Pellicanò. Essa, infatti, attiva nell’ambito del Servizio di Procreazione Medicalmente Assistita dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro, consente di crioconservare le cellule (ovociti, spermatozoi, tessuto ovarico), da utilizzare, attraverso tecniche di PMA, in un momento successivo.
“La Biobanca – ha quindi spiegato il prof. Paolo Scollo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia – è un fiore all’occhiello non solo per l’ospedale Cannizzaro, ma per la Sicilia in generale, perché è l’unica pubblica del Sud. Si rivolge a pazienti in età riproduttiva con malattie oncologiche, pazienti a rischio di esaurimento gonadico come nei casi di menopausa precoce, persone soprattutto maschi con lesioni midollari. Le strategie sono, nell’uomo, la conservazione degli spermatozoi, mentre nella donna o la conservazione della cellula uovo e dunque dell’ovocita oppure la conservazione del tessuto ovarico. In pochi mesi, abbiamo trattato 57 pazienti, effettuato 106 crioconservazioni, 4 scongelamenti e abbiamo due gravidanze in corso”.
Una di queste è il traguardo del percorso seguito dal 39enne di Augusta Alessandro Settipani e dalla moglie Lesia: a seguito di un incidente che gli provocò una lesione midollare, il giovane dovette rivolgersi all’ospedale Careggi di Firenze per la crioconservazione; dopo, ha fatto ricorso alla PMA dell’ospedale Cannizzaro, dove la fecondazione assistita ha avuto esito positivo. “Oggi chi si trova nelle mie stesse condizioni non è più costretto ad andare fuori Regione”, ha detto tra l’altro il giovane nella sua testimonianza, dopo la quale ha fatto dono al personale della PMA di una scultura del maestro Gianni Sessa.
Sul «valore sociale, prima ancora che scientifico», ha messo l’accento il sindaco Enzo Bianco, analogamente al prof. Massimo Buscema, presidente dell’Ordine dei Medici di Catania, che ha parlato della necessità di “prendersi cura delle persone, non soltanto di proporre le cure”; mentre il prof. Francesco Basile, rettore dell’Università di Catania, nel sottolineare la natura pubblica della Biobanca, ha assicurato l’impegno dell’Ateneo “ad aiutare la struttura nella formazione con percorsi sempre più mirati”.
“Quello che presentiamo oggi è un importante riconoscimento che ci rende orgogliosi degli uomini del Sud: non siamo soltanto la terra della sanità che non funziona, stiamo sempre più facendo emergere modelli ed eccellenze che ci sono e che dobbiamo sottolineare affinché fungano come leve del sistema”, ha affermato il sottosegretario Faraone. “Occuparsi della fertilità in occasione di una malattia o di un grave danno vuol dire occuparsi di qualcosa che non è affatto secondario. Perché dà speranza, dà una prospettiva. Un plauso a chi ha pensato alla Biobanca, a chi l’ha strutturata e a chi l’ha costruita. Ora – ha aggiunto il Sottosegretario – bisogna creare una sinergia fra tutte le strutture ospedaliere affinché la Biobanca sia una parte di un’azione efficace da realizzare in maniera complessiva”.
Le conclusioni sono state affidate all’assessore Gucciardi. “Oggi abbiamo reso pubblico qualcosa che funziona già da un po’ di tempo: le inaugurazioni vuote non appartengono al nostro modo di operare. Il mio grazie, quindi, va al direttore generale Pellicanò che rappresenta per intero questa Azienda ospedaliera, un’eccellenza che ha un ruolo di primo piano non soltanto nel campo dell’urgenza, come la Biobanca dimostra. E un grazie di cuore al professore Scollo per la sua sobrietà, per il suo modo normale di fare cose straordinarie, con la collaborazione di una grande squadra. È questo il modello che vogliamo, in cui un’eccellenza fa parte di una rete che funziona. Oggi – ha aggiunto Gucciardi – lo possiamo dire a testa alta e con gratitudine verso chi ha consentito tutto questo: in Sicilia ci si può curare con la qualità che offrono le altre regioni più importanti”.