La vittoria di Zamparini | e la sconfitta dei gufi - Live Sicilia

La vittoria di Zamparini | e la sconfitta dei gufi

Maurizio Zamparini ha vinto. I pochi e veri tifosi rosanero hanno vinto. I gufi hanno perso. In sintesi, la morale della favola e del ritorno del Palermo in serie A è tutta qui.

La promozione in serie A
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Maurizio Zamparini ha vinto e i gufi hanno perso. Questa, in sintesi, è la morale della favola e del ritorno del Palermo in serie A.

Maurizio Zamparini ha vinto. Aveva previsto la promozione, dopo solo un anno di disagio, fidando nella campagna acquisti e nella bontà del telaio. Il presidente è stato anche capace di correggere errori marchiani, come la chiamata di Ringhio Gattuso sulla tolda di una navicella, bisognosa di ben altro condottiero. Quando il serio e perciò poco amato Beppe Iachini ha aggrappato il timone, per posizionare il suo cappellino verso la rotta giusta, per gli altri non c’è stato più nulla da sperare. Un’onesta squadra ha avuto ragione di un campionato scarso. Ma i campionati prima bisogna appunto vincerli e poi si può festeggiare. Due parole in più su Iachini che somiglia moralmente come una goccia d’acqua a Francesco Guidolin, artefice della prima storica promozione. Entrambi sono cultori maniacali del lavoro. Entrambi sono uomini di campo e di spogliatoio, più che da ribalta. Infatti, entrambi, pur essendo ottimi tecnici, hanno fin qui avuto rispettivamente meno di quello che avrebbero meritato. Il calcio ama premiare i riflessi dorati più che la sostanza.

Hanno avuto ragione i giocatori, onesti pedatori o giovanissimi fuoriclasse in erba. Ha avuto ragione Eros Pisano, che tutti abbiamo sfottuto, più o meno con bonarietà, per via del piedone grezzo, e che adesso può reclamare il taglio del traguardo con i suoi compagni di sudore. Hanno vinto – la citazione è obbligatoria – i ragazzi dell’ufficio stampa che hanno saputo unire il vero professionismo dei giornalisti alla passione di palermitani innamorati del lavoro e della squadra: la stessa cosa, nella loro invidiabile condizione. Ha vinto la società. Hanno vinto i pochi e veri tifosi. Ma questo è appunto un Palermo troppo umile e operaio per essere davvero amato nella “città del prestigio”.

Hanno perso gufi e avvoltoi. Hanno smarrito l’arroganza delle loro piume nerastre e di malaugurio, sparpagliate da un cammino incontestabile. L’agonia è scattata dalla prima giornata e si è sviluppata senza soluzione di continuità. Breve compendio ragionato. La squadra fa schifo. Con questi giocatori sarà impossibile tornare in A. Il Palermo resterà in cadetteria per secoli. Zamparini vuole vendere. Zamparini vuole dismettere. Potremmo retrocedere. Parole e musica, a dispetto del patron che più di ogni altro ha realizzato il sogno dei palermitani, fabbricando una permanenza nell’alto dei cieli, con risultati mai visti in queste depresse contrade. Eppure i gufi non hanno desistito, comportandosi da palati fini abituati al Real e al Manchester, piuttosto che al Kroton e al Vigor Lamezia. Hanno sopportato a denti stretti le vittorie. Hanno gonfiato il petto, con malcelata soddisfazione, nell’occasione di graditissime sconfitte. Ora uno potrebbe domandare allo psicanalista di turno: da dove nasce tanto masochismo? E il medico risponderebbe che Palermo in fondo è la capitale dei masochisti, vogliosi che ogni cosa vada male, pur di lamentarsi, pur di avere alibi, pur di dirsi soddisfatti dei crolli, incuranti delle macerie, come se cocci e dolore poi riguardassero altri. Per inciso, i gufi sono peggio degli strisciati o degli infedeli che tengono, da nativi, per diversi colori. E sono peggio perché non si accontentano dell’indifferenza, agognano proprio il disfacimento. I gufi rappresentano la variante calcistica dei nemici della contentezza. E sono stati sconfitti.

Ora però il vittorioso Zamparini deve dirci cosa vuole fare da grande. Vuole un Palermo in serie A, nella parte sinistra della classifica, stabile e tentato da magnifiche imprese? O pensa a tranquille salvezze di buon cabotaggio? Festeggi pure presidente e sveli in fretta l’arcano. Da uomo di mondo e di pallone saprà benissimo che la felicità ha sempre il nome e il sapore del giorno appena trascorso.


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