Laboratori d'analisi, la stangata | “Restituite tutto, anche a rate” - Live Sicilia

Laboratori d’analisi, la stangata | “Restituite tutto, anche a rate”

Lettera delle Asp alle strutture: l'obiettivo è recuperare 200 milioni. “Così chiudiamo”.

PALERMO – La Regione ci riprova. Ma la richiesta rischia di far “esplodere” buona parte dei laboratori d’analisi in Sicilia. Le aziende sanitarie siciliane hanno inviato a diverse strutture una lettera con la richiesta di restituzione delle somme che le stesse avrebbero “illegittimamente” ricevuto a causa dei ritardi sull’introduzione nell’Isola del tariffario “Bindi”.

E così, oggi molti laboratori hanno trovato nelle email o nella posta la lettera dell’Asp: “Dovete restituire le somme. Potete anche anche pagare a rate”. Ma la richiesta non vale per tutti. Sono escluse, infatti, 84 strutture che nel giugno scorso avevano “incassato” una pronuncia favorevole del Tar. È stato infatti accolto, in quel caso, il ricorso dei laboratori, e i giudici amministrativi hanno sospeso in via cautelare il procedimento di recupero delle somme, in attesa di discutere nel merito. Questa sospensione, però, secondo il governo regionale non riguarda tutte le altre: circa 350 laboratori che adesso rischiano di chiudere i battenti. Nonostante le lettere già inviate dall’Asp aprano a una sorta di “piano di rientro” concordato e la possibilità di rateizzare il debito fino a cinque anni. Un piano che che però la struttura dovrà rendere noto entro 15 giorni.

“Si tratta – commenta Domenico Marasà, presidente della Confederazione per la tutela dei diritti nella Sanità – di un provvedimento iniquo e dagli effetti devastanti. C’è una palese disparità di trattamento tra strutture che hanno avanzato ricorso e le altre”. Un iter diverso che ovviamente solleva molti dubbi: se il Tar decidesse per lo stop ai recuperi, cosa farebbero i laboratori ai quali nel frattempo è stato imposta la restituzione di quelle somme? “Intanto – risponde Marasà – queste rischierebbero di chiudere. I laboratori sono già sotto tiro, a causa delle norme che impongono gli accorpamenti. A queste si aggiungono il calo del fatturato negli ultimi anni e la riduzione progressiva dei budget. Temo – aggiunge – che l’obiettivo vero sia quello di farli scomparire”.

“Se davvero procedessero con i recuperi – conferma Pietro Miraglia, segretario di Federbiologi Sicilia – spazzerebbero via l’assistenza specialistica nell’Isola. Ma le aziende sanitarie non possono richiedere le somme. Oltre ai ricorsi nei Tar siciliani, c’è anche un ricorso che pende al Tar del Lazio, e il cui procedimento è sospeso: abbiamo un anno di tempo per presentare le nostre nuove documentazioni. Ed è ovvio che in questi casi, la sospensione vale per tutti, non solo per le strutture che quel ricorso lo hanno avanzato”.

“In realtà – replica il dirigente generale dei due dipartimenti dell’assessorato alla Salute, Ignazio Tozzo – in molti casi il Tar si è già espresso, decidendo per il recupero delle somme, vista l’illegittimità dell’utilizzo del tariffario regionale. L’Avvocatura dello Stato, interpellata dal precedente capodipartimento, ha detto alla Regione che si può procedere con la richiesta di restituzione”. Ma come detto i dubbi sono tanti. Perché quelle stesse tariffe sono state usate anche dagli ospedali e dalle strutture pubbliche. E su quelle sono stati anche calcolati i ticket. “Non avrebbe senso – spiega Tozzo – chiedere un rimborso al pubblico, visto che si tratta comunque di somme del sistema sanitario nazionale che dovrebbe ‘rifarsi’ su se stesso. I ticket? Una follia pensare di poter rivedere tutte le prestazioni”.

Così, oggetto del recupero saranno solo le strutture private che negli anni, tra l’altro, hanno visto calare di molto il proprio fatturato. Dal 2007, quando si attestava complessivamente a 148 milioni, sarebbe sceso a circa 80 miloni di euro. “Così le strutture non possono resistere”, conclude Marasà. La somma che complessivamente questi laboratori sono chiamati a restituire è di circa 200 milioni di euro.

Soldi che i laboratori, lo ricordiamo, avrebbero “illegittimamente” incassato continuando a utilizzare il più remunerativo tariffario regionale al posto di quello introdotto dall’allora ministro alla Salute Rosy Bindi. Una vicenda assai complessa, che affonda le proprie radici a più di vent’anni fa. Era il 1996, l’anno in cui la Regione Siciliana decise di adottare un proprio tariffario per le prestazioni di medicina di laboratorio rimasto in vigore fino al primo giugno dell’anno scorso. Da allora, anche in Sicilia è arrivato il famoso tariffario Balduzzi.

Alla fine del 2007 però era entrato in vigore in Italia un altro tariffario, il ‘Bindi-Turco’, rimasto inattuato a causa di alcuni ricorsi che ne avevano sospeso l’efficacia. Fino a una sentenza del Cga che aveva invece confermato la legittimità del “Bindi”. E così già nel gennaio del 2013 un decreto di Lucia Borsellino aveva deciso il “ripristino con effetto retroattivo” di quelle tariffe. A quell’atto è seguita una direttiva inviata da Lucia Borsellino alle Asp siciliane per avviare il recupero delle somme. Una richiesta alla quale seguirono numerose proteste da parte dei titolari dei laboratori e ricorsi al Tar e al Cga. In qualche caso i giudici amministrativi hanno sospeso sia il decreto della Borsellino che le direttive con cui è stato richiesto il recupero delle somme. Ma solo per quelle strutture che hanno avanzato il ricorso, appunto. Meno di un quinto. Alle altre è stato chiesto adesso di restituire tutto, anche a rate. “Ma in questo modo – lamentano i titolari dei laboratori – rischiamo davvero di chiudere”.


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