L'accordo in realtà è un prestito | M5S attacca, malumori nel Pd - Live Sicilia

L’accordo in realtà è un prestito | M5S attacca, malumori nel Pd

I trasferimenti dallo Stato alla Sicilia verranno pagati... con gli interessi. I grillini: “Un bluff”. Lamentele tra i democratici

I soldi alla Regione
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PALERMO – Quei soldi dovrebbero arrivare presto nelle casse della Regione. Una boccata d’ossigeno notevole: 900 milioni di euro. Era questa la prima tranche dei fondi che lo Stato ha trasferito alla Sicilia, nel quadro di quell’accordo sulla revisione dello Statuto chiuso pochi giorni fa. Quella era infatti la prima porzione del miliardo e quattrocento milioni, frutto della rivisitazione dei rapporti tra la Regione e il governo centrale.

Quel trasferimento era stato previsto nella legge di stabilità nazionale. E – stando alla vulgata degli esponenti politici nazionali e regionali – si trattava del legittimo riconoscimento di somme in realtà spettanti alla Regione siciliana. Macché. Per avere quei soldi però il governo Crocetta dovrà… pagare.

Il riconoscimento delle prerogative siciliane, infatti, altro non è che una specie di prestito, un mutuo per il quale i siciliani dovranno riconoscere gli interessi. Attraverso un meccanismo un po’ nascosto, a dire il vero, ma “scoperto” dai deputati del Movimento cinque stelle che hanno attaccato: “Un’altra presa in giro”.

E in effetti, a guardare bene i commi della legge di stabilità e la relazione tecnica di accompagnamento, la storia non è proprio come è stata raccontata. Per finanziare i 900 milioni di euro, infatti, si legge nella Finanziaria, lo Stato “bloccherà” futuri trasferimenti alla Sicilia. “L’importo di 9,9 milioni di euro per l’anno 2016, di 14,8 milioni di euro per l’anno 2017, di 18,2 milioni di euro per l’anno 2018 e di 21,2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019 – si legge infatti – è recuperato all’erario attraverso un maggiore accantonamento nei confronti della Regione siciliana a valere sulle quote di compartecipazione ai tributi erariali ed è corrispondentemente migliorato per ciascun anno l’obiettivo di finanza pubblica della Regione siciliana”. Traducendo: ogni anno, per ripianare l’uscita di 900 milioni, alla Sicilia verranno trasferite somme inferiori a quelle spettanti all’Isola dai tributi. Somme che verranno appunto accantonate. E che dovranno tradursi in tagli della Regione, che in questo modo recupererà le somme in meno in entrata.

È come se, insomma, una famiglia decidesse di rinunciare all’iscrizione in palestra o all’abbonamento televisivo per “controbilanciare” le uscite legate agli interessi di un finanziamento. “Quella che il governo Crocetta, Faraone e il Pd hanno spacciato per una grande vittoria – attacca il deputato Cinquestelle Giancarlo Cancelleri – in realtà è l’ennesimo bluff di questo governo, con ricadute sanguinose sulla pelle dei siciliani. Innanzitutto una quota parte sarà da restituire con gli interessi. La concessione di gran parte della restante porzione, 500 milioni circa, invece, è subordinata a una serie di prescrizioni e di politiche lacrime e sangue che, ovviamente, lasceranno il segno sulla pelle dei siciliani”. Dagli uffici del Bilancio, spiegano invece che quegli interessi a carico della Regione sono compensati da un taglio alla somma che la Sicilia deve versare allo Stato in termini di “contributo alla finanza pubblica”. Un taglio di circa 80 milioni nel 2016, che copre, in effetti la somma che la Regione dovrà sborsare per gli interessi. Ma i problemi arriveranno comunque in futuro. Perché la norma, così come è scritta, prevede, come detto, per la Sicilia un taglio di 21,9 milioni dal 2019. Da quel momento, insomma, saranno tutte “spese” della Regione. Rate, di un “mutuo” spacciato per un trasferimento.

E non manca un attacco nei confronti della “seconda parte” dell’accordo che “di fatto congela – dice il deputato Francesco Cappello – lo Statuto speciale fino alla prossima legislatura, visto che il governo regionale non ha il coraggio di metterlo in pratica, e quello nazionale non ha la forza di abolirlo. E tutto questo in cambio di briciole e di grandi privazioni per i siciliani. Continuiamo a contribuire in misura rilevante al risanamento delle casse dello Stato in cambio del nulla. I siciliani sono la merce di scambio per la sopravvivenza di questo governo regionale”. “Di fatto – commenta il parlamentare Sergio Tancredi – si congelano le entrate della Sicilia ad un livello che ne garantisce la mera sopravvivenza, senza possibilità di sviluppo e di recupero del gap economico pluriennale imposto dallo Stato con la compiacenza della politica siciliana”.

L’impressione, insomma, è che tra il primo e il secondo accordo, il governo regionale abbia semplicemente spostato negli anni futuri il “peso” di queste operazioni. Anche perché, per assicurarsi la seconda parte di finanziamento, Crocetta si è impegnato a rinunce clamorose nei contenziosi con lo Stato e a tagli sanguinosi nei prossimi bilanci. Quando lo stesso Crocetta non sarà oiù governatore. Non a caso, l’intesa sottoscritta dal presidente della Regione sullo scongelamento del mezzo miliardo, ha innescato enormi malumori anche all’Ars. E tra i deputati della maggioranza. Il vicecapogruppo del Pd Giovanni Panepinto, infatti, ha chiesto la riunione del gruppo parlamentare dei democratici. Sarebbero in tanti, ed equamente suddivisi tra le “correnti”, i parlamentari contrari a quell’accordo, sia per i modi che per il contenuto. Una idea condivisa anche dai deputati che compongono la “commissione Statuto”, quella cioè che si occupa proprio dei rapporti tra lo Stato centrale e la Regione. “Quell’accordo è da rivedere”, ha ammesso il presidente della commissione Nino D’Asero. Un accordo che sembra non piacere a nessuno.

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