Lagalla a Palazzo Chigi, via libera a un tavolo per salvare Palermo - Live Sicilia

Lagalla a Palazzo Chigi, via libera a un tavolo per salvare Palermo

Il sindaco in missione nella Capitale strappa l’impegno del Governo Draghi

ROMA – Un tavolo da istituire direttamente a Palazzo Chigi, ai massimi livelli del governo nazionale, per salvare Palermo dal dissesto con misure da attuare subito e altre da inserire nella prossima legge di Bilancio, senza aumentare le tasse. La missione romana del sindaco Roberto Lagalla centra l’obiettivo e strappa la promessa dell’esecutivo guidato da Mario Draghi di un provvedimento ad hoc per il capoluogo siciliano, sulla falsa riga di quanto già fatto per Napoli e Torino.

C’era grande attesa per il vertice con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli che, insieme al viceministro all’Economia Laura Castelli, ha ricevuto questo pomeriggio Lagalla accompagnato dal capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone, e dal ragioniere generale di Palazzo delle Aquile Bohuslav Basile. All’ordine del giorno la situazione finanziaria del comune di Palermo, ormai in default e alle prese con un piano di riequilibrio (voluto dalla vecchia amministrazione) che prevede un vertiginoso aumento delle tasse, specie dell’Irpef, e che l’attuale primo cittadino in campagna elettorale aveva annunciato di voler rivedere. Una promessa realizzabile solo con una solida sponda romana: nelle scorse settimane sia il ministero dell’Economia che quello dell’Interno avevano offerto ampia disponibilità, ma adesso è arrivato anche il disco verde dell’uomo forte di Mario Draghi.

“L’incontro è andato molto bene – spiega Lagalla a Livesicilia – Verrà istituito un tavolo tecnico che partirà subito: il Governo ha offerto ampia disponibilità, riconoscendo la particolare situazione di crisi di Palermo, così come ha già fatto per Napoli e Torino”. L’idea di fondo è di un pacchetto di provvedimenti pensati ad hoc per la città che verranno discussi e decisi dal tavolo a cui parteciperanno il Mef e l’Interno e a cui toccherà il compito di stilare un patto territoriale col Comune. Palermo, insomma, non si inserirà in un provvedimento pensato per altri centri, così come avvenuto col salva-Napoli che ha fruttato solo 180 milioni per piazza Pretoria, ma riceverà lo stesso trattamento con misure studiate appositamente.

Del resto Palermo, rispetto ad altri comuni, non è in default per i debiti ma per i troppi crediti; il tavolo avrà il compito quindi di redigere sia misure “ponte”, come la proroga di alcune scadenze, sia provvedimenti da inserire nella prossima legge di Bilancio e che quindi vanno concordati al massimo nel giro di qualche mese. Niente cifre, al momento, ma ampia disponibilità del Governo a trovare somme milionarie da far arrivare in Sicilia; escluso, invece, che ci possano essere allentamenti dei vincoli sugli accantonamenti.

Il patto ovviamente prevedrà un do ut des: Palermo dovrà impegnarsi ad aumentare la sua capacità di riscossione e a fare alcune riforme, ma in cambio potrà evitare di aumentare le tasse. “Abbiamo chiesto un aiuto finanziario a fronte di una revisione e di una rimodulazione del piano di riequilibrio per il Comune – dice il sindaco in una nota – Stiamo quindi continuando a lavorare con il governo nazionale, sulla stessa linea degli incontri avuti la settimana scorsa proprio con il vice ministro Castelli e con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese la quale, in quell’occasione, aveva mostrato piena apertura per Palermo”.

Una missione romana che segna anche alcuni dati politici. Il primo è che, se tutto andrà come previsto, Lagalla non sarà costretto ad aumentare le tasse e potrà contare su un provvedimento pensato solo per Palermo, riuscendo lì dove Leoluca Orlando aveva invece fallito; il secondo è che, anche questa volta, ad accompagnare il sindaco non c’erano i maggiorenti del centrodestra ma il renziano Faraone, a dimostrazione di un feeling sempre più forte. Infine la presenza a Roma, anche questa volta, del ragioniere generale segna un’inversione di tendenza: con Orlando la regia del riequilibrio era stata affidata al direttore generale, col ragioniere tenuto in panchina, mentre ora Basile sembra tornato in plancia di comando. Un indizio della volontà dell’ex rettore di confermare il ragioniere al suo posto, così come dovrebbe fare anche col capo di gabinetto Sergio Pollicita.


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