L'amarezza di Manfredi e l'orgoglio di chiamarsi Borsellino

L’amarezza di Manfredi e l’orgoglio di chiamarsi Borsellino

La lettera aperta ai figli per parlare di nonno Paolo e nonna Agnese dopo gli insulti dell'ex pm Natoli

PALERMO – Solo parole segnate da profonda amarezza ma al contempo Manfredi Borsellino esprime tutto l’orgoglio per il cognome che porta. Uno dei figli di Paolo Borsellino, il magistrato assassinato nel 1992, decide di affidare il suo pensiero ad una lettera aperta. La indirizza ai figli per parlare di nonno Paolo e nonna Agnese.

Scrive dopo che è stato svelato il contenuto delle intercettazioni di Gioacchino Natoli, ex pubblico ministero a Palermo, indagato per favoreggiamento dalla Procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta che ha rimesso mano al dossier “mafia e appalti”.

Ecco il testo integrale della lettera.

“Cari Merope, Paolo e Fiammetta,
a distanza di anni emerge che un altro ex collega del vostro nonno, seppure nel corso di una conversazione privata, avrebbe definito vostro padre e le sue sorelle ‘tutti senza neuroni’, insulti ed epiteti più o meno analoghi a quelli – come ricorderete – che ci aveva rivolto un’altra autorevole ex giudice (si riferisce a Silvana Saguto ndr), oggi condannata e detenuta per avere reiteratamente tradito quello Stato per cui vostro nonno aveva sacrificato la vita.

Questa volta però sarebbe stata financo insultata e vilipesa la vostra cara nonna Agnese, fatta passare nel corso di questa conversazione per ‘deficiente”’e per una donna a cui ‘nessuno nel mondo e nella vita avrebbe mai dato retta’, tanto che sarebbe stato ‘indifferente sapere se era viva o morta.

Parole terribili per le quali potrei dirvi anche questa volta ‘non ragionate di loro ma guardate e passate’, ma uno di voi tre ieri sera, seguendo il programma tv che si è occupato della incresciosa vicenda, mi ha confidato di essere rimasto abbastanza scioccato per aver conosciuto personalmente quell’ex collega del nonno e per averne sentito parlare come una persona che gli era vicino, per cui ritrovandosi a sentire quelle parole che gli sarebbero state attribuite gli veniva da pensare allora ‘quante altre persone siano come lui..’

A questo punto sento il dovere di dirvi oggi di continuare a camminare sempre a testa alta, perché forse vostro padre e le vostre zie per questi personaggi ‘avranno pochi neuroni:, ma siamo stati fortunati per avere avuto figli come voi e genitori – per dirla in gergo calcistico come sapete caro a papà- di ‘un’altra categoria’”.


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