“Altro che Buttanissima Sicilia, caro Pietrangelo, siamo alla Strabuttanissima. Agli inizi di maggio, dopo i pienoni al Biondo, saremo di nuovo in scena a Palermo: al Teatro Politeama. Con una serata di beneficenza”.
Con la tua regia, maestro carissimo, con Salvo Piparo, con Costanza Licata e con Irene Maria Salerno. Certo, le soddisfazioni non ci sono mancate: il pubblico accorre sempre. Come in tutta la Sicilia…
“…e come allo Stabile di Torino, al Carignano, e così a Perugia…”
Ma alludi a qualcos’altro quando rilanci con Strabuttanissima?
“Alludo, sì. Pensa a Mieli”.
Alludi dunque a Paolo Mieli che sul Corriere della Sera ha alzato il velo su un bluff sfuggito a tutti…
“…la trasformazione di quattro fanfaroni dell’antimafia in una vera e propria cricca di potere. Ma noi l’avevamo detto, lo sosteniamo da quattro anni. Su questi imbrogli, oltre ad aver pubblicato un libro, abbiamo realizzato uno spettacolo. Uno spettacolo di grande successo”.
E allora cosa ha detto di nuovo, Mieli?
“Ricordi quella macchietta della politica che risponde al nome di Rosario Crocetta?”
Potrei mai dimenticarlo?
“Questo personaggio, ormai, ha sperimentato un metodo”.
Quale?
“Quello di nascondere i disastri riconducibili alla sua cattiva amministrazione sotto una coltre opaca e limacciosa di vittimismo. Mieli, nel suo articolo di fondo, ha elencato in maniera ineccepibile tutte le cifre e tutte le scempiaggini di questi ultimi quattro anni di governo siciliano. E ha osservato intelligentemente che l’unico mestiere di Crocetta e dei suoi accoliti…”
…e del suo regista…
“Ora ci arriviamo al regista… l’unico mestiere, dicevo, è quello di andare dal suo fraternissimo amico Massimo Giletti…”
Il conduttore dell’Arena di Rai1, il portatore sano di grillismo nel servizio pubblico, altro che Paola Perego con le ragazze dell’est…
“…Crocetta va sempre all’Arena perché Giletti, senza mai smentirlo o contestarlo, gli consente di denunciare impunemente tutte le vergogne della Sicilia come se quelle stesse vergogne fossero frutto di chissà quali manovre torbide, di chissà quali poteri occulti, di chissà quali trame oscure, di chissà quali complotti indicibilii; insomma, quasi fossero opera di una super cupola mafiosa impegnata giorno dopo giorno nella demolizione del candido ed efficientissimo governo del presidente Crocetta…”.
E del suo senatore!
“Ecco, a proposito del caro senatore, che poi è Giuseppe Lumia”.
Che non a caso Mieli definisce potente…
“…potente? Potentissimo. Da componente della commissione parlamentare antimafia, quella presieduta da Rosi Bindi, Lumia svolge per Crocetta la stessa funzione che Giletti, ormai noto come il Santoro dei poveri, svolge all’interno della Rai. Il senatore della porta accanto – tu lo hai definito così in un memorabile articolo del Fatto – porta le fanfaronate di Crocetta, e del suo cerchio magico, dentro la commissione e fa in modo che nessuno, proprio nessuno, chieda a Crocetta conto e ragione dei danni catastrofici provocati alla Sicilia. Lì, a San Macuto, conta sempre la vecchia sceneggiata del bene contro il male, un teatrino con il quale Lumia ottiene puntualmente il secondo miracolo: un bollo ufficiale, istituzionale direi, sulle mistificazioni del nostro amatissimo Governatore; mistificazioni che, come ripetiamo da quattro anni, consistono soprattutto nel criminalizzare i problemi che né lui, né i suoi fedelissimi, sanno risolvere…”
Un bollo ufficiale e un bollo mediatico.
“Certo. La grande impostura di Crocetta e dei suoi reggicoda finisce così per avere due sigilli: quello di Giletti, nelle vesti del capopopolo grillino, e quello di Rosi Bindi, trasformata per l’occasione nella sacerdotessa del Lontano Regno dei Giusti. E ti pare poco?”.
Ma rispetto a noi cosa ha aggiunto, Mieli, con l’editoriale sul Corriere? La questione, ahinoi, è spinosa assai perché se rinfacci una impostura a quelli dell’antimafia…
“…automaticamente ti tiri addosso l’accusa di essere mafioso. È un teorema ineluttabile. Perché loro non solo tessono questi imbrogli da magliari ma pretendono anche che nessuno li metta a nudo. Se io o tu riveliamo i trucchi dell’allegra compagnia, immediatamente ti piomba addosso una delegittimazione in modo che la tua accusa non abbia all’esterno alcun valore. O ti minacciano o ti mascariano. I guardaspalle di Crocetta in questo sono maestri. Il rischio dunque c’è sempre, non tanto per me, che da trent’anni scoperchio le pentole maleodoranti di tutti i mascalzoni annidati tra le pieghe dell’antimafia e quindi sono abituato a subire ogni intimidazione, quanto per te”.
Davvero? E comunque, sai una cosa?
“Cosa?”
Siamo in buona compagnia: con noi, tra i reprobi, adesso c’è anche Paolo Mieli. Possiamo andare in scena.
“Quale scena, Pietrangelo caro, nel nostro teatrino?”
Nel nostro teatrino, maestro carissimo. E con Mieli, finalmente, possiamo ben cantare ‘Tre briganti e tre somari’.
“E’ così. E comunque, vuoi saperla tutta? Noi faremo il nostro spettacolo, il pubblico ne avrà gioia e su tutto trionferà una doppia allegria: noi canteremo, ma lui a palazzo d’Orleans non ci tornerà”.
E il senatore della porta accanto?
“Si metterà in coda alla porta appresso…”