L’Assemblea regionale siciliana salva lo scranno al deputato regionale del Pid Santo Catalano. Con voto a scrutinio segreto l’Ars ha respinto la richiesta della commissione verifica poteri che aveva deliberato la decadenza del politico per “incandidabilità originaria”: 38 i contrari e 35 i favorevoli (74 i deputati presenti in aula, 73 i votanti). Catalano era subentrato a sala d’Ercole al deputato Fortunato Romano, ma subito dopo il suo arrivo a Palazzo dei Normanni è emersa – attraverso un esposto – una sentenza in base alla quale il politico non poteva essere candidato: Catalano aveva patteggiato in appello una condanna a un anno e 11 mesi per abusivismo edilizio e, in concorso, per abuso d’ufficio. Due giorni fa la prima sezione civile del tribunale di Palermo aveva dichiarato l’ineleggibilità di Catalano alla carica di parlamentare. Alla fine della votazione dal pubblico, autorizzato a seguire i lavori parlamentari, è partito un applauso; alcuni deputati del centrodestra si sono alzati per abbracciare e baciare Catalano.
In aula, il presidente dell’Assemblea regionale, Francesco Cascio (Pdl), ha affermato: “E’ la prima volta in 64 anni che l’Ars si trova ad affrontare un problema di questo tipo”. In effetti c’é solo un precedente simile. Nel 1998 fu discussa l’incompatibilità dell’onorevole Giovanbattista Bufardeci, allora deputato di Forza Italia e sindaco di Siracusa: ma in quell’occasione l’aula non arrivò a pronunciarsi perché Bufardeci, oggi capogruppo di Forza del Sud, si presentò a Sala d’Ercole già dimissionario.
“Da presidente dell’Ars non posso che prendere atto e rispettare il voto del Parlamento, espresso liberamente e a scrutinio segreto. Ma mi rendo conto che, vista dall’esterno, la decisione presa oggi risulta difficile da accettare”, ha poi commentato Cascio. In commissione – aggiunge Cascio – avevamo affrontato questa vicenda con imparzialità e rispetto, ed era stata presa una decisione. Oggi, su quella stessa decisione, l’Aula ha votato in modo diverso”.