Lasciate in pace Paolo Borsellino - Live Sicilia

Lasciate in pace Paolo Borsellino

Di chi è Paolo Borsellino? Non di tutti. Ma nemmeno è giusto utilizzarlo da morto, come unici eredi, per ottenere consensi. Come dimostra la recente polemica tra Salvatore Borsellino e Antonio Ingroia.

PALERMO- Di chi è Paolo Borsellino? Nell’intimità appartiene alla sua famiglia e a coloro che l’hanno amato. Sono gli unici che possono dire – per quanto sia possibile dirlo – i momenti che accompagnarono le giornate di un marito e di un padre. Ogni uomo è un’isola e certe cose non riesce a condividerle nemmeno con se stesso. Eppure c’è sempre una parte di noi desiderosa di comunicare. Nel piano più bello e più nascosto, Paolo resta dei suoi cari.

Di chi è Paolo Borsellino, nella sua accezione pubblica che recava numerose tracce di una dolcezza personale? Di alcuni, non di tutti. Di quelli che sperano in un Paese migliore, di quelli che credono attraverso le opere, senza fanatismo, con senso dell’equilibrio, che sia possibile cambiare e prendere posto da cittadini nel cuore di uno Stato trasparente.

Nuova domanda. Paolo Borsellino è morto o vivo? Vive nell’amore dei suoi. E’ vivo nell’affetto di chi vede in lui un esempio. Purtroppo Paolo Borsellino è morto. Non sussurrerà più una parola nuova alle nostre orecchie, dovremo accontentarci di riascoltare gli insegnamenti vecchi e attuali. Non avrà più sguardi né sigarette, se non nei filmati di repertorio.

Le questioni preliminari servono per inquadrare il tema. Ci sono persone impegnate in politica, con legami di vicinanza variamente declinabile, che si rifanno con forza all’esperienza del giudice massacrato in via D’Amelio con gli agenti della scorta. E’ giusto che utilizzino un nobile marchio di fabbrica? Certamente sì, quando si riferiscono alla radice etica che Borsellino non cessa di rappresentare. Preferibilmente no, se ognuno ritiene di essere l’esclusivo erede delle idee e del tesoro di un grande italiano, per usare quel patrimonio contro ipotetici avversari nella ricerca del consenso.

La cronaca fornisce e genera l’esemplificazione. Stiamo assistendo al garbato dissidio tra Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, e Antonio Ingroia, l’allievo prediletto. Salvatore ha sollevato una polemica contro Antonio sulle liste elettorali. L’ex pm ha replicato. Sotto il velo del dissidio, si intravvede subito la posta in palio: la disputa circa l’eredità autentica che ambedue rivendicano. E’ la solita storia. Di chi è il martire del diciannove luglio, a chi va la palma interprete, di discepolo, di incarnazione?

Paolo Borsellino che sarebbe l’unico in grado di dare un’indicazione e di spiegarci il suo pensiero su tutto non può rispondere. Sarebbe il caso di lasciarlo, con le prese di posizione dirette o con le allusioni, finalmente in pace.


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