PALERMO – C’è l’ombra della mafia dietro l’attività criminale della banda che in poco più di sei mesi ha assaltato e rapinato trenta tir a Palermo e provincia. Il capo della banda, Fabio Prestigiovanni, è ritenuto vicinoalla cosca di Altarello ed è già stato condannato per estorsione, così come Antonino Lo Coco: avrebbero imposto il racket nella zona di corso Calatafimi per conto del boss Michele Armanno. Entrambi già in carcere dal 2009, hanno ricevuto la misura di custodia emessa dal gip Angela Gerardi, in carcere. Un altro degli arrestati, Antonino D’alessandro, è un autotrasportatore, chiamato a sosituire Carra – soprannominato dai suoi complici “Asso” – che non poteva più fare da autista.
D’Alessandro, in quanto camionista, per alcuni mesi era anche riuscito a custodire gran parte della merce all’interno dei camion di sua proprietà, posteggiati in un terreno adiacente la sua abitazione. Alessandro Noto è invece impiegato nel deposito dove arrivava la merce rubata, mentre Filippo Abbate avrebbe guadagnato il doppio dal business messo i piedi con i complici, visto che secondo gli inquirenti era il ricettatore della banda, proprio come hanno dimostrato le intercettazioni telefoniche ed ambientali: le telecamere della polizia erano state posizionate anche nel deposito di Carini. Per i tre sono stati disposti gli arresti domiciliari. In carcere sono invece finiti gli altri due componenti della banda: Antonino Carra e Ludovico Blandino, quest’ultimo proprietario del deposito a Carini dove veniva stoccata la refurtiva e autore di diverse rapine.