L'atrio della scuola a Carmela| Il padre: "Dolore è ancora vivo" - Live Sicilia

L’atrio della scuola a Carmela| Il padre: “Dolore è ancora vivo”

La targa dedicata a Carmela Petrucci

Una cerimonia al liceo Umberto I di via Parlatore per dedicare a Carmela Petrucci, assassinata il 19 ottobre di un anno fa mentre difendeva la sorella Lucia, l'atrio dell'istituto. Presente la famiglia, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e il Rettore, Roberto Lagalla.

L'ANNIVERSARIO
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PALERMO – C’è un abbraccio sentito, che brucia gli occhi di chi osserva, tra i gradini dell’atrio del liceo Umberto I, intitolato a Carmela Petrucci a un anno esatto da quel 19 ottobre in cui, il folle gesto di un giovane, spezzò sull’uscio di casa la vita e i sogni di quella ragazzina dai tratti delicati: è quello tra Antonino, il fratello, e Lucia, la sorella (vittima predestinata dell’agguato) che Carmela, pur essendo la minore, sentì di dover proteggere dal male. Entrambi da trecentossessantacinque giorni fanno i conti con la perdita di uno dei beni più preziosi e, adesso, si fanno forza a vicenda per attaccarsi alla vita. Accanto a loro mamma Giusy e papà Serafino si tengono per mano, cercano di essere forti.

Poi basta un gesto, basta togliere un telo per far crollare ogni difesa e lasciarsi andare alle emozioni. “Atrio Carmela Petrucci, allieva di questo liceo, vittima della violenza” – è la scritta a caratteri neri sulla lapide che da oggi campeggia nell’istituto. “L’amore non fa rima con possesso – ad aprire la cerimonia sono le parole di don Roberto, parroco di Santa Teresa, la chiesetta posta a pochi passi dal liceo frequentato da Carmela e Lucia -. Basta con i pronomi possessivi nelle relazioni affettive. L’altro non è mio, non è tuo. L’altro appartiene a se stesso e la bellezza sta proprio nel non conquistare, violentare, pretendere, nel non sentirsi proprietà di nessuno”.

“Il dolore è ancora vivo. Nostra figlia ci manca tutti i giorni, tutte le ore, la ferita non può essere rimarginata – a prendere parola e coraggio è papà Serafino -. Provo grande rabbia e rammarico se penso che l’omicidio di mia figlia non sia servito a nulla, neppure a smuovere la burocrazia. Il rito abbreviato, ancora presente all’interno della legge sul femminicidio, è un escamotage per l’assassino che in tal modo evita l’ergastolo”. Chiede che non si ripeta più quanto successo alla figlia. Chiede un’azione incisiva per porre fine alla violenza. “Deve essere approvata una legge più forte, chi uccide deve rimanere in galera ogni giorno della sua vita – prosegue-. C’è il rischio che possa succedere di nuovo, così non si risolve nulla”. La stessa richiesta, pur tacita, è viva negli sguardi di Lucia, Antonino e Giusy ma, spesso, la voce è superflua e allora sono gli occhi a parlare. Occhi grandi che si riempiono di lacrime che riscaldano il viso e arrivano dritte al cuore.

Centinaia i ragazzi intervenuti alla cerimonia. In prima fila, a tenere la mano di Lucia, le compagne di classe e amiche di sempre. Lacrime e commozione. Lucia ce l’ha fatta, ha ripreso in mano i libri e si è diplomata “per merito – sottolinea il preside del liceo, Vito Lo Scrudato che, dopo una piccola pausa, aggiunge -. Anche Carmela ce l’ha fatta, a lei è stato consegnato il diploma alla memoria”. Il dolore è visibile ma, per il ruolo che gli spetta, il professor Lo Scrudato cerca di fare il possibile per rimanere austero. Non ci riesce. Così come non ci riescono i professori del liceo giunti in massa a ricordare “la studentessa modello che sognava di fare il medico”. “Lo scorso anno, dopo aver appreso la notizia, ci siamo recati nel cortile dell’ospedale Cervello con la volontà di rimanere uniti, non che poi riuscissimo a dire molto ma la vicinanza bastava – ricorda il preside -. E’ inutile nasconderlo, le difficoltà ci sono state. Abbiamo dovuto contrastare disturbi del sonno e dell’attenzione da parte dei nostri ragazzi. Fino alla fine è stato difficile ma bisogna trovare la forza per trarre nuova linfa, nuova energia anche dalle tragedie”.

Grande emozione anche quella espressa dal sindaco Leoluca Orlando: “Ora come un anno fa la città si è stretta attorno ai familiari di Carmela, attorno a questa scuola e continua a stringersi attorno a tutte quelle donne che sono vittime di violenza – precisa il primo cittadino -. Tanti atti di violenza vengono consumati perchè esiste, ancora oggi, una concezione sbagliata della donna come oggetto, senza alcuna voce in capitolo in scelte e decisioni che la riguardano. Siamo qui per mandare un messaggio soprattutto ai ragazzi e alle ragazze di oggi: quello di dire no con forza alla violenza, no con forza al possesso, no con forza ad atteggiamenti repressivi che provocano solo sangue e dolore”. Ad intervenire anche il Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla: “Non vorrei aggiungere nulla, se non condividere con voi il dolore e l’emozione che ciascuno di noi vive come componente di questa comunità, come genitore, come educatore – dice Lagalla -. La nostra comunità di giovani ha bisogno di ascolto e spesso noi non la sappiamo ascoltare, ha bisogno di aiuto e spesso noi non la sappiamo aiutare. Ha bisogno di essere indirizzata e credo che eventi tragici come questo debbano aiutarci e portarci a riflettere, a interrogarci se ogni giorno ciascuno di noi da educatore fa fino in fondo il proprio dovere”.

Al termine della cerimonia una poesia che scalda il cuore e ravviva i ricordi scritta e letta da una delle compagne più strette di Carmela. “Pensieri che tornano con le lacrime, con il vento, portati indietro in questa vita da un sospiro sbagliato. E’ un triste lamento quello che sento e nel cuore non c’è pace, non si vede più la luce”. A seguire, un lungo corteo di fiaccole accese ha preso il via dal liceo Umberto I per raggiungere il parco Uditore. Una luce accesa come il pensiero rivolto a Carmela.


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